Biomasse, l’energia di nicchia da tutelare

Niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma. Il francese Lavoisier, quando espresse questo concetto, già intuiva i vantaggi e i segreti della natura.

Ma oggi, nel 21esimo secolo, tra emergenze ambientali e carenza di risorse energetiche non si è fatto abbastanza tesoro di questa indicazione. Dal Protocollo di Kyoto del 1997, che ha sancito la necessità delle biomasse come fonte di energia alternativa e rinnovabile e ha assegnato all’Italia una quota di riduzione delle emissioni di gas “climalteranti” del 6,5% da raggiungere entro il 2010-2012, qualcosa si muove. Ma non abbastanza, e non sempre in modo oculato.

Potrebbe non bastare la buona volontà e l’esempio di alcune regioni e provincie impegnate nello sviluppo di colture arboree a scopo energetico.

Si tratta di sostanze di origine animale e vegetale usate come combustibili e più pulite dei materiali fossili, alle quali affiancare opere di riforestazione e di recupero di terreni abbandonati. Dai rifiuti vegetali alla legna essiccata con appositi sistemi ecologici, l’uso delle biomasse potrebbe risolvere tanti problemi. Riutilizzare i liquami animali, trasformandoli in energia e in biogas, o seguire l’esempio del Trentino che alimenta, con l’energia ottenuta dal legno e dalle biomasse, circa 70-80mila impianti. Uno dei tanti polmoni verdi d’Italia che è diventato anche virtuoso. In questi giorni, infatti, la provincia di Trento ha deciso di acquistare una tecnologia sperimentata già in Svizzera, il PM10, da introdurre nei processi di lavorazione del legno e che filtrerà i camini della zona dalle polveri sottili emesse.

C’è anche chi diffonde la cultura di questa energia naturale con la previsione di appositi contributi regionali. Come ha fatto il Veneto, che ha riaperto per la quinta volta i termini per la presentazione delle domande ad un bando che premia i progettisti più virtuosi, mettendo per loro da parte 475mila euro.

Un terreno gradito a molti quello delle biomasse, che ha imposto alla politica di attrezzarsi per facilitare le aziende serie e neutralizzare gli speculatori. I certificati verdi rilasciati dai centri di ricerca italiani sono un passaporto indispensabile che garantisce l’origine e la produzione di energia elettrica negli impianti alimentati da biomasse.

Un metodo che se ben applicato può fugare i dubbi di chi teme un abbandono dei controlli su queste strutture. Come i timori avvertiti a San Salvatore Telesino, in provincia di Benevento, dove cittadini e coltivatori si sono ribellati all’impianto a biomasse che sta nascendo perché sicuri che “si trasformerà in un inceneritore, con gravi danni per la salute”. La natura può aiutare, a patto che l’uomo non la sfrutti o ne abusi.

Anna Giuffrida
Collaboratrice di SocialNews

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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