Autismo e terapia con i cavalli

L’autismo è un grave disturbo dello sviluppo dell’Io che può manifestarsi sin dalla primissima infanzia e condizionare pesantemente tutto lo sviluppo psicologico dell’individuo. Gli autistici mostrano un’apparente carenza di interesse e di reciprocità relazionale con gli altri; tendenza all’isolamento e alla chiusura sociale; apparente indifferenza emotiva agli stimoli o ipereccitabilità agli stessi; difficoltà ad instaurare un contatto visivo. Una delle caratteristiche del mondo autistico è la sua immobilità, la sua rigidità: la maggior parte dei soggetti non hanno in pratica quasi nessuna forma di comunicazione con gli altri individui, neanche della stessa età. Inoltre, gli individui con questo disturbo hanno molte difficoltà ad attribuire pensieri, emozioni, desideri, ecc. agli altri esseri viventi: di conseguenza non sono in grado di “prevederne” i comportamenti e quindi li sentono altamente minacciosi. Si innescano così reazioni di rabbia ed aggressività a catena che non fanno che aumentare ancora di più il loro isolamento. La pet-teraphy, in genereale, ha un ottimo riscontro su questo tipo di individui, perchè agisce nell’ambito del “non-verbale”, andando a toccare direttamente sentimenti ed emozioni. Il favorire il contatto tra il soggetto autistico ed il cavallo permette proprio di lavorare su questo aspetto: imparare a conoscere ed a gestire anche un semplice scuotere di criniera o movimento delle orecchie sarà un momento di de-tensione che favorirà l’apertura verso il mondo esterno. Gli scopi principali su cui sarebbe opportuno costruire il percorso terapeutico sono lo sviluppo della comunicazione, che avviene tramite il contatto visivo, l’uso di oggetti, disegni, ecc., che permetteranno di insegnare al paziente ad interpretare i segnali di comunicazione che gli provengono dal cavallo e, soprattutto, di interagire con essi; lo sviluppo sociale, il fatto di essere in una scuderia, in mezzo a tante altre persone, e la collaborazione in piccoli compiti, come aprire la porta di un box, prendere una “capezza”, dare una carota al cavallo; e infine la flessibilità dei comportamenti, che è facilitata dal contatto con l’imprevedibilità dell’animale, il mutare delle sensazioni dovuta al movimento, ai rumori, all’aria aperta.

Sara Crisnaro
Studentessa Lingue e letterature orientali Università Cà Foscari Venezia

 

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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