Siamo davanti a una generazione di ragazzini calamitati dai monitor che spopolano nelle nostre abitazioni. E su questi schermi da 20 pollici, quando non usano il televisore a schermo piatto da almeno 40 pollici che mamme e papà hanno acquistato per stare al passo con la moda, i nostri bambini combattono vere e proprie battaglie pigiando in maniera frenetica su joystick sempre più sensibili. Ma basta invitarli a giocare a calcio…
Provate voi a mettere due bambini vicini. Provate a metterli seduti in un banco di scuola e provate a parlare loro per un po’ di minuti. Se, trascorso un quarto d’ora, uno dei due molla, provate a chiedergli cosa gli piace fare nel tempo libero. Sono abbastanza certo che vi risponderà che si diverte coi videogiochi. Poi provate a chiedergli che tipo di giochi gli piacciono e, se lo trovate particolarmente agitato, con ogni probabilità si tratta di uno di quei bambini ai quali piacciano i giochi di lotta, di combattimento. La mia è una provocazione per introdurre un tema scottante: i minori e i mass media. Sì, è senz’altro un argomento da affrontare, dal quale, che piaccia o no, non si può prescindere. Quale genitore potrà imporre ai propri figli di fare a meno della televisione? O chi ancora potrà chiedere al figlio adolescente di non usare il telefonino? E’ possibile domandare oggi ‘sacrifici’ di questo genere? Non è forse meglio proporre un uso responsabile dei mezzi della comunicazione sociale? Proviamo di tornare all’inizio, parlando dei bambini che usano per ore ogni giorno i videogiochi. Vi assicuro che l’esperimento funziona. Oggi molte maestre faticano non poco nel tenere in classe i propri ragazzi. Non è sempre colpa loro, diciamocelo con franchezza. Siamo davanti a una generazione di ragazzini calamitati dai monitor che spopolano nelle nostre abitazioni. E su questi schermi da 20 pollici, quando non usano il televisore a schermo piatto da almeno 40 pollici che mamme e papà hanno acquistato per stare al passo con la moda, i nostri bambini combattono vere e proprie battaglie pigiando in maniera frenetica su joystick sempre più sensibili. Questo contatto continuo con lo schermo porta fuori dalla realtà. Fa vivere in un mondo surreale, dove per abbattere una difficoltà basta schiacciare il pulsante davanti e per aggirare un ostacolo occorre spingere il pollice su quello più a destra. Questa dimensione porta il bambino a isolarsi, a starsene da solo, a combattere la sua battaglia virtuale, fra eroi del medioevo e mostri preistorici. Quando poi gli viene chiesto di concentrarsi su un libro, non riesce più a stare fermo oltre cinque minuti. Non ce la fa più. Il suo rapporto è limitato a quello con i personaggi che gli vengono incontro sullo schermo e che lui abbatte con le sue mazzate digitali.
Sto forse esagerando? Non credo. Ognuno faccia le sue verifiche e mi dica se sto affermando qualcosa di astruso o se mi riferisco alla realtà quotidiana. Un altro passaggio: chi ha mai provato a proporre agli stessi ragazzini cui accennavo sopra di andare in giardino a giocare a calcio piuttosto che farsi una partita alla Play con Fifa 2008? Provateci e vi stupirete. Vedrete che la risposta è una sola: andiamo subito. Anzi, se ci provate una volta, vedrete che le richieste in tal senso aumenteranno e i vostri e i nostri figli ce lo chiederanno sempre più di frequente. Oppure, perché non proponete loro di fare una bel giro in campagna o in collina, in mezzo ai campi, dove non si incontra anima viva? Ve ne starete un pomeriggio intero soli coi vostri figli, in mezzo alla natura, senza nessuno che vi disturba, senza cellulare e senza il pc, senza tv e senza radio. In pace, per recuperare un po’ di energie e di rapporti umani. Oggi è questo quello di cui abbiamo più bisogno: i rapporti umani, anche quelli fra genitori e figli. Mentre tutto pare spingere in senso contrario, con gli invadenti mezzi della comunicazione sociale che ci isolano sempre più, noi avvertiamo molto forte il bisogno del contatto umano, del rapporto sincero, anche fisico di vicinanza personale. Anche la televisione ci può aiutare in questo. I mass media non sono il diavolo. Anzi, sono potentissimi strumenti a servizio dell’uomo. E’ molto importante usarli come tali e non farsi usare. Volete un esempio? Non può essere bello trascorrere qualche ora insieme ai propri ragazzi appassionati di calcio guardandosi una partita in tv? Non può essere positivo condividere la stessa passione e magari discutere per un rigore dubbio? Può essere un modo per sfruttare in senso positivo i media moderni. Oppure perché non proporre ad amici e parenti di regalare in occasione di compleanni, cresime e prime comunioni dei bei libri anziché i soliti cellulari o i lettori mp3? Certo che i nostri figli, perfetti indagatori dei loro genitori, vorranno vederci spesso con un romanzo in mano, e non sempre incollati fino a notte fonda davanti a internet. Non possiamo pretendere la luna dai nostri ragazzi. Anzi, loro sono il nostro specchio. Possiamo poi lamentarci di loro? No, per favore, non gettiamo croci addosso a nessuno. Guardiamoci bene in faccia e vediamo come ci comportiamo. Inutile lamentarsi dei giovani di oggi, se noi per primi non sappiamo fare un buon uso dei media moderni. Alle sollecitazioni suadenti che ci vengono dai mezzi della comunicazione sociale dobbiamo essere in grado di rispondere con un uso responsabile. Solo una buona conoscenza dei linguaggi dei mass media ci può consentire di orientarci con un minimo di autonomia e di governare la nostra navigazione nel mare dell’informazione e della comunicazione globale. In caso contrario, nonostante quello che si possa pensare, altri ci condurranno dove loro desiderano. E con noi condurranno anche i nostri figli. A questo punto non ci resta che attrezzarci in maniera adeguata, tornando a scuola per imparare da chi ne sa più di noi come si usano e come si devono utilizzare i mass media. E’ una strada che comporta molto impegno, ma è percorribile . Anzi, è da praticare prima che sia troppo tardi.
Francesco Zanotti
Direttore responsabile Corriere Cesenate
Vice presidente Federazione Italiana Settimanali Cattolici