Nei luoghi di lavoro e non solo in quelli di grandi dimensioni, ma anche nelle imprese piccole e medie, nulla come la presenza di un’emergenza sanitaria dimostra la necessità che ogni azione da intraprendere sia preventivamente considerata, collaudata, verificata e condivisa tra i lavoratori
La normativa italiana sulla sicurezza del lavoro prevede che in ogni attività debbano essere identificati i pericoli presenti nei luoghi di lavoro e valutati i rischi associati agli stessi in modo da individuare i provvedimenti da attuare per la tutela dei lavoratori e delle altre persone presenti in azienda che non siano i soli dipendenti. In relazione alle necessità scaturite dalla normativa vigente sul pronto soccorso nei luoghi di lavoro appare necessario che i responsabili della sicurezza dei lavoratori (Datore di lavoro, Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, Medico Competente, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Dirigenti e Preposti) assicurino un sistema organizzativo aziendale adeguato alle norme che precisi e valorizzi le differenti responsabilità. Dal febbraio 2005 è in vigore il Decreto 15 luglio 2003, n.388 “Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale”, in base al quale il datore di lavoro organizza la gestione delle situazioni di emergenza, di prevenzione incendi e pronto soccorso anche stringendo rapporti con le strutture periferiche pubbliche competenti (Vigili del Fuoco, Protezione Civile, ecc.). Nei luoghi di lavoro, e non solo in quelli di grandi dimensioni ma anche nelle piccole e medie aziende, nulla come la presenza di un’emergenza sanitaria dimostra la necessità che, per il buon esito del soccorso, ogni azione da intraprendere sia preventivamente considerata, collaudata, verificata e condivisa tra i lavoratori. è quindi necessario definire una vera e propria “procedura” che dovrà stabilire le responsabilità e i compiti all’interno della complessa organizzazione del pronto soccorso.
La gestione prevede la pianificazione di vari punti devono essere sviluppati come:
1) individuare i possibili scenari fonti di eventuali infortuni (incidenti, esplosioni, terremoti, terrorismo,…etc.);
2) pianificare le azioni e disporre delle attrezzature indispensabili al contrasto ed al contenimento di tali eventi (attrezzature di pronto intervento, vie di fuga, mezzi antincendio, postazioni telefoniche di emergenza, cellulari dedicati, informazione dei lavoratori, esercitazioni e simulazioni, dispositivi di protezione individuale per i soccorritori);
3) valutare i dati della sorveglianza sanitaria effettuata e degli infortuni precedentemente verificatisi;
4) predisporre e affiggere in azienda una segnaletica adeguata con numeri telefonici di emergenza (pronto soccorso, centro antiveleni, vigili del fuoco, centri ospedalieri specialistici, addetti interni, etc) e con il piano di emergenza e di evacuazione (segnalazione della posizione delle attrezzature antincendio e di emergenza compresi i percorsi sicuri, delle centraline e degli interruttori di corrente elettrica, delle cassette o dei pacchetti di medicazione o della eventuale infermeria);
5) fornire, custodire e reintegrare adeguatamente i presidi di Pronto Soccorso (cassetta di pronto soccorso; pacchetto di medicazione);
6) effettuare una campagna di sensibilizzazione delle maestranze per spigare le norme in materia di pronto soccorso;
7) definire la consistenza numerica ed i requisiti da privilegiare nella scelta degli addetti al pronto soccorso (APS), il designarli e formarli al compito specifico;
8) informare tutti i lavoratori sul piano di emergenza aziendale (comportamenti da adottare, ruolo del primo testimone), sui nominativi e le modalità di contatto degli APS);
9) conservare in azienda una copia di tutta la documentazione sulla gestione dell’emergenza e pronto soccorso (procedure comportamentali, verbali del controllo periodico dei presidi e delle attrezzature, verbali di informazione agli APS ed ai lavoratori) che possa essere facilmente consultata;
10) richiamare l’attenzione alla tutela della privacy in tutte le fasi. La trattazione di ognuno dei punti su riportati presuppone un attento studio preliminare della collocazione territoriale, della disposizione e conformazione di luoghi di lavoro (locali su più piani e/o in diversi edifici, attività all’aperto, presenza di grandi macchinari, conformazione delle vie di transito, presenza di scale, passaggi tortuosi o pericolosi che ostacolerebbero i movimenti dei soccorritori); della tipologia e numero delle maestranze impiegate; della possibile presenza di persone esterne; etc..
Di particolare rilievo è la scelta dei lavoratori addetti al primo soccorso per la quale devono essere privilegiati coloro che assicurano una presenza stabile in sede, senza attività con frequenti spostamenti; una buona conoscenza dei propri ambiti lavorativi (locali, lavorazioni, rischi); un precedente svolgimento di attività di volontariato (CRI, Misericordie, altre associazioni di primo soccorso e protezione civile) o nei VVFF o nella sanità; buone condizioni di salute; equilibrio emotivo e psichico; capacità decisionale e capacità d’osservazione; possesso di un livello di comprensione sufficiente della lingua italiana (presenza straniera nelle attività lavorative a maggior rischio). Gli APS vengono specificamente “formati”, da personale medico in collaborazione con il sistema di emergenza del SSN, ed è necessario che la formazione includa le attività da svolgere prima, durante e dopo il soccorso (non compiere mai azioni che vadano oltre le proprie competenze, come la somministrazione di farmaci con violazione art. 348 del C.P. sull’esercizio abusivo della professione; non mettere a repentaglio la propria incolumità o quella degli astanti; osservare le regole generali di buon comportamento; verificare e mettere in sicurezza la scena dell’infortunio; richiedere l’intervento di personale sanitario esterno; effettuare manovre di primo soccorso per riattivare e/o mantenere le funzioni vitali ed evitare il peggioramento della situazione clinico-traumatica dell’infortunato; prestare supporto ai soccorritori esterni; dare sostegno psicologico all’infortunato; informare i colleghi; collaborare ad individuare e rimuovere le cause dell’infortunio; ripristinare il materiale utilizzato per il soccorso; etc..). Altro argomento della formazione sono le misure di autoprotezione del soccorritore con la trattazione dei possibili rischi dovuti all’ambiente dove si verifica l’infortunio (non usare fiamme libere, non entrare in pozzi senza collegamento esterno, usare autorespiratori, imbragature, etc); ai rischi biologici (possibile trasmissione di agenti infettanti presenti nel sangue, saliva, muco, urine, feci, liquido amniotico, ecc.) della vittima da soccorrere; ai rischi dalle condizioni e comportamento della vittima (crisi psicotiche, trascinamento in acqua, morsi, gesti improvvisi). Da quanto detto, per l’efficacia delle operazioni di soccorso aziendale è necessaria l’efficienza di tutte le fasi previste dal processo organizzativo che ne sta a monte unitamente al trasferimento delle informazioni a tutti i lavoratori con un processo comunicativo capillare.
Tiziana Paola Baccolo
Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro (ISPESL)