Il diritto dei bambini

Tutti coloro che si sono trovati coinvolti in questo convegno hanno dimostrato non solo di condividere una stessa idea, ma anche di avere la volontà di lavorare insieme per realizzare un lodevole proposito: consentire ai bambini di avere un futuro migliore all’interno della loro famiglia. E questo sia che si tratti di famiglia d’origine, affidataria o adottiva

Il 18 maggio 2007, a Trieste, si è tenuto il convegno “Affidamento minorile – storia, attualità, prospettive”, organizzato dal Lions Trieste Host, in collaborazione con @uxilia e SocialNews. Sin dalle prime battute, si è rivelato di estremo interesse l’intervento del Presidente Melita Cavallo, capo del Dipartimento Giustizia Minorile, che ha posto l’accento sull’esigenza di fare chiarezza in merito alla questione della temporaneità, che in teoria dovrebbe essere la caratteristica essenziale dell’affido, ma che in pratica non sempre lo è. L’affido, come sottolineato dalla stessa Presidente Cavallo, è una risposta transitoria ad uno stato di bisogno di una famiglia che presenta un momento di difficoltà; momento, che si presume, possa essere superato in un certo lasso di tempo, in quanto la finalità dell’istituto dell’affido è proprio quella del rientro del minore nella famiglia d’origine. Indispensabile per riuscire in tal senso è verificare la disponibilità della famiglia affidataria a rimanere una risorsa momentanea legata al periodo di bisogno ed a non diventare, come spesso accade, una famiglia che in corso d’opera cambia “l’animus affidandi in animus adottandi”. Essenziale quindi, è una selezione accurata di coloro che si propongono come affidatari, una selezione, che tenga conto fra le tante cose, anche dell’importanza dei contatti, che debbono necessariamente intercorrere tra le due famiglie, che per questo motivo, non possono risiedere in zone troppo distanti l’una dall’altra. Andrebbero inoltre escluse, anche se il termine può apparire ingiusto, le coppie senza figli, poiché la loro posizione emotiva davanti ad un bambino che entra in casa può essere quella di chi spera non la lasci mai più. Sulla stessa lunghezza d’onda del Presidente Cavallo, sono stati anche i pensieri esposti dal Presidente del Tribunale di Trieste Arrigo De Pauli, che a sua volta ha ribadito l’importanza del concetto e più precisamente del termine, temporaneità. Termine che va interpretato per l’appunto, come qualcosa di momentaneo e correlato al reinserimento del minore nella famiglia di origine, anche se bisogna precisare che nell’applicazione pratica, in taluni casi, viene concessa una “proroga” dell’affido e di conseguenza il concetto di temporaneità viene a cadere.

Il presidente De Pauli, si è inoltre soffermato sull’importanza di affidare un bambino ad una famiglia che sia il più analoga possibile, per stato sociale, a quella di nascita, questo per evitare al minore di abituarsi a vivere in un contesto troppo dissimile da quello in cui un giorno ci si auspica faccia ritorno. Coinvolgente e toccante, l’intervento del Tutore pubblico del Friuli Venezia Giulia, Francesco Milanese, che denunciata, con ironia, la sua difficoltà per essersi visto “portar via” gli argomenti principali dagli altri relatori, si è soffermato sull’articolo uno della legge 184, modificata nel 2001. La legge, tratta il diritto del bambino a vivere, crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia, dove per “propria”, ci si riferisce certamente a quella di sangue. Qualora però, la famiglia di sangue non sia in grado di adempiere ai suoi doveri, si presenta l’esigenza di trovare una famiglia appropriata per il bambino: una famiglia che lui senta, per l’appunto come propria, perché ricordiamolo, è il bambino il titolare del diritto, non il contrario. Gianfranco Arnoletti, Presidente della CIFA, una delle più importanti organizzazioni non governative per gli affidi e le adozioni internazionali, ha affascinato il pubblico parlando proprio di affido internazionale, che potenzialmente interessa decine di migliaia di famiglie. Il dottor Arnoletti, si è detto dell’opinione che l’affido internazionale può essere uno strumento della cooperazione allo sviluppo più che valido, ma non ha negato l’esistenza del rischio che esso possa venir percepito anche come un nuovo strumento per soddisfare il bisogno di avere figli e che possa quindi rappresentare un’occasione per dar vita a quello che lui stesso definisce “un aggiramento della procedura adottiva”. Il bambino che viene da un Paese lontano deve essere tutelato, deve far parte di un progetto serio, orientato a farlo tornare, al momento opportuno, nel suo ambiente. Proprio per questo, i soggetti destinatari devono essere minori non adottabili, minori in momentanea difficoltà. Come raramente accade, tutti coloro che si sono trovati coinvolti in questo convegno hanno dimostrato non solo di condividere una stessa idea, ma anche di avere la voglia e la volontà di lavorare insieme per realizzare un lodevole proposito: consentire ai bambini di avere un futuro migliore all’interno della loro famiglia. Sia che si tratti di famiglia d’origine, affidataria oppure adottiva, sono tutti concordi sul fatto che le esigenze dei minori sono e resteranno sempre le più importanti da soddisfare.
Il pubblico presente in sala ha colto tutto questo e non ha potuto fare a meno di apprezzare ed applaudire.

Cinzia Lacalamita
Responsabile delle relazioni pubbliche
del gruppo di ricerca “Body-Image”

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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