Gli ultimi dati Istat hanno rilevato che a seguito dell’introduzione delle nuove misure di sicurezza, si è riscontrata una diminuzione degli incidenti mortali. Questo miglioramento non riguarda però la fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni.Le campagne preventive, seppur accattivanti, non sono in grado di catturare l’attenzione dei ragazzi
Gli incidenti mortali del venerdì e del sabato notte, dovuti quasi sempre ad una guida spericolata sotto gli effetti devastanti di alcool o droghe, che compromettono la prontezza dei tempi di reazione e la percezione del rischio, sono a tutti sin troppo noti. Ma cosa accade nei restanti giorni della settimana? “Incidenti occasionali”, verrebbe da pensare. Nulla di più lontano dalla triste realtà: al contrario di quanto si è soliti credere, gran parte dei sinistri avviene in circostanze che non hanno niente a che vedere con l’eccitazione della velocità, nè, tanto meno, con l’assurda ricerca di situazioni estreme e pericolose. Colpi di sonno, semplice distrazione ed una scarsa propensione a quel buonsenso, che per esempio, troppe volte fa “dimenticare” l’utilizzo delle cinture di sicurezza o peggio, permette di rispondere al cellulare senza vivavoce e nel momento meno opportuno, sono tra le cause principali dei numerosissimi e purtroppo, molto spesso gravi, incidenti quotidiani anche diurni (Carbone, 2003).
La prevenzione quindi, è più che mai indispensabile. Secondo alcune recenti ricerche condotte dalla dottoressa A.Tursz, gli adolescenti sono consapevoli dei diversi tipi di rischi esistenti, ma ciononostante, spesso e volentieri, sottovalutano o non considerano affatto, le conseguenze di alcuni specifici comportamenti pericolosi. Per leggerezza, esibizionismo o per pura irresponsabilità? Niente di tutto ciò. I ragazzi, sono ben consci di quanto può accadere se non vengono attuati certi accorgimenti atti a garantire la sicurezza, ma sono penalizzati dal fatto che hanno una percezione della morte nettamente diversa da quella di noi adulti. Questo, secondo la mia opinione, forse perché, peculiare di una certa età è sentirsi invincibili, quasi immortali. è verosimile azzardare, che in gioventù, la morte, che pare tanto lontana, venga quasi sfidata in una sorta di roulette russa.
Sebbene negli ultimi anni i dati Istat abbiano rilevato che a seguito dell’introduzione delle nuove misure di sicurezza, si sia riscontrata un’interessante diminuzione degli incidenti mortali, si è purtroppo appurato anche, che questo miglioramento non ha visto presa in causa la popolazione della fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni. A quanto pare, le attuali campagne preventive, che tanto raccomandano di non mettersi alla guida in stato d’ebbrezza e di indossare sempre il casco ed allacciare le cinture di sicurezza, seppure in apparenza strutturate in maniera accattivante, non sono in grado di catturare appieno l’attenzione dei destinatari più giovani.
Un’azione preventiva, oltre ad evidenziare i comportamenti a rischio, per risultare fruttuosa, dovrebbe necessariamente tener conto, non solo del rischio in sé, ma anche del tipo di rapporto che hanno i giovani con esso. Altro punto dolente e non trascurabile, che non deve esser minimizzato, è dato dal fatto che i giovani mal accettano i consigli/“prediche”, degli adulti. Basilare in tal senso, è puntare sul gruppo, inteso per esempio come classe scolastica o squadra sportiva, e riuscire pertanto ad accattivarsi dapprincipio la partecipazione ed in seconda battuta, l’approvazione generale. I ragazzi, hanno un concetto di “gruppo” rigido e ben preciso: il non rispetto di alcune regole insindacabili vigenti all’interno di esso, fa sì che un membro venga estraniato con facilità, perché nel gruppo, se non si è della stessa idea, si è fuori. Pertanto, riuscire a modificare il pensiero del gruppo, introducendo nuove regole, che possano essere utilizzate ai fini di una guida sicura e di una percezione del rischio diversa da quella fino ad oggi riscontrabile, vorrebbe dire riuscire a condizionare in maniera positiva un’intera massa perché a catena, gruppo influenza gruppo.
L’efficacia della prevenzione, dipende quindi, dalla possibilità che si ha di rendere i ragazzi parte attiva nei comportamenti che si intende prevenire. Non è possibile fare l’elenco di ciò che si deve o non si deve fare, perché un approccio di questo tipo, oltre a risultare poco utile, potrebbe rivelarsi persino controproducente e portare i giovani ad attuare comportamenti opposti a quelli insegnati, perché non dimentichiamolo, la bellezza delle regole sta nel fatto di poterle trasgredire. Gli adolescenti, tendono ad emulare quelli che sono i loro leaders, ed è un dato di fatto, che ogni gruppo, ha una sua figura carismatica che fa da traino su tutti gli altri ed è proprio su questa figura, che bisogna focalizzare l’attenzione. Se il “capo branco”, per esempio, decide che non si va in motorino senza casco o meglio ancora, che il sabato sera a turno bisogna evitare di bere, nessuno oserà opporsi alla sua scelta.
La scuola, come accade nella maggior parte dei casi, è l’ambiente ideale per valutare chi per comportamento e caratteristiche personali, è in grado di influenzare altri soggetti, pertanto, compito di insegnanti ed educatori, dovrebbe essere quello di “adoperare” le qualità del singolo a favore della collettività.
Emanuel Mian
Psicologo, presidente dell’Istituto internazionale sul disagio e la salute nell’adolescenza