Sono un’insegnante di un Istituto Superiore di Udine e vorrei esprimere alcune considerazioni in merito alle dichiarazioni del Ministro Fioroni circa la volontà di ripristinare gli esami di riparazione. Sull’argomento si sono espresse personalità note al grande pubblico e sono proprio queste ultime dichiarazioni che mi spingono ad una riflessione. La realtà scolastica, apparentemente così nota, è invece un mondo molto complesso con dinamiche che solo chi vive quotidianamente può comprendere e di conseguenza vedere, per poi pensare quali siano le possibili soluzioni di problemi decisamente annosi. Posto che la scuola è da sempre facile bersaglio dei media, persistono dei luoghi comuni difficili da smantellare che mettono spesso alla berlina l’operato degli insegnanti. Entrando nello specifico, gran parte dei docenti concorda nel ritenere l’attuale sistema dei debiti un elemento che abbassa il livello della preparazione complessiva degli studenti: perché non lo diciamo ad alta voce che i giovani di oggi calcolano sin dal primo anno quali materie studiare e quali no, tanto anche con tre debiti non saldati si è promossi, e allora “chi c’è lo fa fare a studiare?” Ricordo anche che gli esami di riparazione furono soppressi per eliminare il mercato “clandestino” delle lezioni private! Ma è proprio così? Che cosa si propone ora di “nuovo” o almeno di alternativo? Esami di riparazione con corsi di recupero durante il periodo estivo. Spero ardentemente siano “chiacchere” estive; quello che proprio non è accettabile è questa ricerca di soluzioni politiche che non tengono conto di che cosa significa fare scuola e di come oggi i ragazzi siano cambiati. La scuola oggi annoia, gli studenti sono stufi della cosiddetta lezione frontale, non ce la fanno a rimaner seduti cinque ore ad ascoltare cose “d’altri tempi”, il mondo fuori aspetta… È necessario svecchiare le modalità comunicative e non solo se vogliamo recuperare studenti e cultura scolastica. E allora ripristiniamo pure gli esami di riparazione ma poniamo un’attenzione pedagogica attuale nel metodo del recupero, discutiamone anche con gli stessi studenti: come si può pensare che un giovane “ripari” matematica dopo aver frequentato un corso di recupero nel mese di luglio o agosto con lo stesso insegnante con il quale, durante l’anno, il rapporto scolastico e/o personale non è stato dei migliori? Questo vale ovviamente per qualsiasi materia. La proposta istituzionale è quella di un reclutamento di supplementi: a parte le implicazioni amministrative, come valutiamo le competenze pedagogico-didattiche di questi insegnanti? Dimenticavo, chi ha mai valutato quelle degli insegnanti di ruolo? Su questo punto la discussione sarebbe infinita. Ritengo però che sia arrivato il momento in cui si debba riflettere sulla qualità degli insegnanti se vogliamo una scuola di qualità, se non vogliamo continuare nella più assoluta mediocrità, sfornando diplomati che a stento ricordano che tipo di percorso formativo hanno seguito, che non hanno idee sul loro futuro: cittadini inconsapevoli in balia di un mondo che non accetta impavidi. Non intendo proseguire oltre, mi pare evidente che si debba procedere attraverso una profonda riflessione, consapevoli delle difficoltà del momento, ma non dobbiamo applicare soluzioni alternative per il gusto che siano tali. Se, come si dice, gli studenti di oggi saranno i cittadini di domani, abbiamo o no la responsabilità morale di una formazione quantomeno dignitosa?
Prof.ssa Mariella Ciani