Con questa indagine sociale finanziata dalla Regione Friuli Venezia Giulia, si è voluto sondare il tema della percezione dei rischi legati alle pratiche dopanti per fornire alcuni elementi di valutazione scientifica in relazione agli ambiti di studio previsti dalla normativa regionale di settore
I dati che verranno presentati in questa breve relazione sono il frutto di una ricerca scientifica realizzata dal Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Trieste (Mind in Sport Lab) tramite l’implementazione di un’indagine sociale finanziata dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Il progetto di ricerca ha voluto significare un’occasione di indagine preliminare nell’ambito dell’analisi degli elementi psicosociali tipici della realtà giovanile nella Regione Friuli Venezia Giulia. Nel dominio specifico dello sport, alla luce delle politiche di promozione di una pratica agonistica che sia un momento di consolidamento delle best practices relative alla salute personale, si è voluto sondare il tema della percezione dei rischi legati alle pratiche dopanti per fornire alcuni elementi di valutazione scientifica in relazione agli ambiti di studio previsti dalla normativa regionale di settore.
GLI OBIETTIVI SPECIFICI DELL’INDAGINE – Sono stati fissati 3 elementi di valutazione complessiva dell’importanza applicativa dell’indagine condotta sulla tematica in oggetto. Al di là degli aspetti metodologici e di una valutazione scientifica della ricerca proposta sono stati fissati 3 livelli attesi di output:
a) definizione di una tabella di codifica dei pesi relativi dei singoli fattori determinanti un livello sensibile di rilevazione e percezione efficace della condizione di “rischio”;
b) consolidamento di una baseline quantitativa e qualitativa per l’implementazione di un prosieguo “follow up” della ricerca;
c) individuazione di alcuni criteri che si configurino come possibili linee guida della comunicazione relativa al rischio doping con particolare riferimento all’esperienza sportiva in giovani-adulti frequentanti i corsi di laurea universitari di primo livello.
LO STRUMENTO DI INDAGINE – Il questionario utilizzato nel corso dell’indagine è stato pensato e costruito per questa indagine. La scelta delle aree tematiche e dei singoli item è stata definita nel corso di un processo di valutazione ex-ante curato dal gruppo di ricerca responsabile dell’attuazione del progetto. Vista la specificità del dominio nel quale va inquadrata l’indagine (“La percezione del rischio doping e la sua prevenzione”), si è scelto di procedere, nonostante l’onerosità del percorso, alla definizione di uno strumento di indagine ad hoc per meglio aderire alle finalità del progetto e agli obiettivi di fondo dell’indagine.
Le aree tematiche affrontate nel questionario sono le seguenti:
– il doping come compromesso;
– il valore del rischio insito nel compromesso;
– le figure professionali legate ai processi di recupero e di prevenzione dell’esperienza doping;
– i costi economici diretti dell’esperienza doping;
– i rischi dell’esperienza doping sotto il profilo della salute personale. Non sono stati volutamente affrontati, in maniera esplicita, i temi della legalità e della esperienza diretta con le pratiche dopanti per meglio aderire alle finalità dell’indagine e ai suoi obiettivi specifici. La compilazione del questionario era preceduta da una breve relazione anagrafica e da una sommaria descrizione del rapporto personale con la pratica sportiva. Tali dati sono stati utilizzati per la definizione puntuale delle categorie di analisi utilizzate nella stesura del report tecnico sui risultati.
IL CAMPIONE DELL’INDAGINE – Al di là delle specifiche tecniche riferite nel sopraccitato report, il campione della popolazione regionale interessato dall’indagine ha una consistenza nominale di 600 soggetti individuati tra gli studenti delle università regionali frequentanti i corsi di laurea di primo livello. Ai fini di una equa distribuzione tra le classi della popolazione è stata predisposta una suddivisione in 3 livelli degli ambiti disciplinari di studio dei soggetti che hanno preso parte all’indagine (Facoltà scientifiche, Facoltà umanistiche, Corso di Laurea in Scienze Motorie). L’indagine ha coinvolto, in maniera bilanciata, sia studenti di sesso maschile che studentesse.
I RISULTATI – Come già anticipato, le tematiche proposte nel questionario hanno voluto affrontare alcune sfaccettature della problematica generale “rischio doping”. Vedremo brevemente alcune evidenze emerse dall’analisi dei dati.
Il doping come compromesso – L’opinione della popolazione in relazione alla tematica generale della possibilità dell’adozione di pratiche dopanti in funzione del raggiungimento dell’obiettivo di diventare un professionista dello sport è positiva per poco meno del 20 %. Nella specifica valutazione della disponibilità individuale di adesione ad un compromesso “doping-professionismo sportivo” va riscontrata una decisa propensione per il rifiuto, elemento che viene sensibilmente mitigato, in termini quantitativi, in relazione ad una eventuale riferita disponibilità dei coetanei all’adesione al compromesso. In continuità con tale tendenza, che può essere descritta come “…un rifiuto personale di una pratica diffusa…” va sottolineata la diffusa convinzione che il mondo sportivo professionistico, quello dei professionisti già affermati, sia corrotto dal doping per la metà dei suoi membri.
Il valore del rischio insito nel compromesso – Se le pratiche dopanti possono essere alla base di un compromesso in ambito sportivo, si è voluto indagare in maniera specifica se il valore della contropartita insita nell’accettazione del rischio doping sia consolidato alla pari dell’accettazione del compromesso e se quest’ultimo sia legato solo ad aspetti sportivi o anche ad altri fattori, economici in primis. Per ognuno di questi livelli si è voluto chiedere ai soggetti una quantificazione puntuale del livello di “premio” legato a quello del rischio, definendo implicitamente il doping come un elemento negativo che richiede una qualche forma di giustificazione per poter essere accettato. Secondo una quota significativa del campione intervistato il compromesso doping può essere giustificato sia da un possibile successo di tipo sportivo che da un tornaconto economico. Per entrambi i livelli, ad un livello quantitativo sostanzialmente indifferenziato, il giudizio positivo viene espresso da poco meno del 30% dei soggetti. Molto alto è il livello del successo sportivo riferito come “premio adeguato” del compromesso (con la vittoria a livello olimpico e mondiale come elemento più ricorrente), leggermente inferiore, rispetto ai valori massimi proposti è invece il target del tornaconto economico. Quest’ultimo, in termini assoluti, rimane comunque su livelli elevati sia per quanto riguarda una vincita (con una preferenza per la fascia 250.000 – 500.000 Euro) che per quella dello stipendio mensile come sportivo professionista (con una tendenza a collocare le proprie aspettative nella fascia 10.000 – 20.000 Euro). Nessun elemento significativo di valutazione, diverso da quello sportivo e da quello economico, è stato invece proposto dai soggetti.
Prevenzione e recupero dell’esperienza doping – Significatività delle figure professionali – Ai fini di ottenere alcuni elementi di valutazione sull’importanza delle figure professionali del medico sportivo e dello psicologo dello sport in relazione ai percorsi di prevenzione e di recupero delle situazioni di rischio e di concreta esperienza con il doping è stata chiesta ai soggetti una valutazione puntuale sulla loro significatività, intesa in termini operativi, nelle situazioni contingenti. I risultati raccolti sono speculari se si pongono a confronto in maniera incrociata le professioni e, rispettivamente, la situazione relativa alla prevenzione e al recupero. A fronte di una stabile convinzione dell’importanza di entrambe le figure in relazione al problema doping nello sport, va notata una leggera preferenza dei soggetti nell’assegnare un ruolo importante al medico nella fase di prevenzione e allo psicologo nella fase di recupero.
L’esperienza doping – costi e rischi delle pratiche dopanti – Un elemento di valutazione importante del rischio doping, al di là di un generale atteggiamento e di una concreta disponibilità ad accettare un determinato compromesso, è sicuramente la corretta percezione dei costi del compromesso intesi sia in maniera diretta che in prospettiva delle cure mediche future. Dalla valutazione incrociata tra il valore del “premio” associato al rischio del compromesso e il costo stimato delle possibili conseguenze dello stesso può essere effettuata, come verrà evidenziato nell’esposizione delle analisi contenute nel report tecnico, una misurazione attendibile della percezione soggettiva del rischio. Al di là delle considerazioni generali e sul valore assoluto dei costi stimati, è doveroso sottolineare come la tendenza del campione a stimare il costo delle pratiche dopanti si collochi su un valore medio-alto rispetto a quelli proposti (con un costo presunto identificabile in una cifra prossima ai 1000 euro mensili), e, parimenti, vi sia una valutazione dei rischi per la salute nel rapporto tra “età” e “gravità dei disturbi” che segua un decalàge naturale (aumento della gravità direttamente proporzionale a quello dell’età del soggetto con un vissuto di esperienza doping). La stessa tendenza è riscontrabile nelle valutazioni dei soggetti rispetto al rapporto tra costo economico delle cure e gravità dei disturbi associati ad un’esperienza doping passata.
CONCLUSIONI – L’indagine legata al presente progetto di ricerca si pone come un paradigma di studio che il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Trieste ha già posto all’attenzione del Centro Nazionale Inter-Universitario di psicologia dello sport Mind in Sport Team (MIST). Quest’ultimo è impegnato, per conto del Ministero della Salute, in un’indagine sul tema del doping che mira ad indagare aspetti diversi di quelli legati alla percezione del rischio, ma assolutamente integrabili con un questionario del tipo di quello usato nell’indagine con gli studenti universitari del Friuli Venezia Giulia. Oltre a indagini che utilizzano il paradigma psico-sociale, il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Trieste si propone come unico centro di ricerca nazionale in cui si studia la psicologia dello sport da una prospettiva sperimentale. In quest’ottica, le attività del laboratorio sono centrate sull’applicazione del metodo sperimentale alle più diverse situazioni sportive sia in ambito prettamente agonistico che per il miglioramento delle tecniche di allenamento. In tale prospettiva la psicologia dello sport si configura come un’alternativa scientifica al doping e come il veicolo principale per il recupero della centralità dell’atleta (rispetto alla ricerca spasmodica della performance!) nel contesto di un diffuso interesse nei confronti dello sport come fenomeno sociale.
Tiziano Agostini
Professore ordinario di metodologia della ricerca psicologica,
Dipartimento di psicologia università di Trieste
Giovanni Righi
Dipartimento di psicologia università di Trieste