Fino a pochi anni fa, non esisteva la certezza che i bambini provenienti da molti stati del Sud America o del Sud Est Asiatico non fossero stati rapiti o comprati alle loro famiglie, per poi diventare una preziosa merce da vendere
L’illegalità nelle Adozioni Internazionali e Nazionali in Italia è un argomento del quale si è sempre preferito non parlare, lasciando ai racconti di molte famiglie italiane la traccia, mai scritta , di un modo assai ambiguo di interpretare l’amore genitoriale verso una figlia od un figlio non biologico.
A volerne recuperare le storie, a voler cercare di capire che cosa si intende per adozioni illegali, appare necessario tornare al 2001, ad un recentissimo passato quindi. Nel discorso di insediamento quale primo presidente della neo costituita Commissione Adozioni Internazionale, il dottor Luigi Fadiga dichiarava che ancora nell’anno 2001 era ipotizzabile che una buona parte delle adozioni internazionali effettuate ogni anno fosse illegale o effettuata senza aver seguito una prassi corretta e legale. E non sbagliava il Presidente della CAI, consapevole di alcuni elementi che ancora oggi abbiamo sotto agli occhi:
• Le adozioni internazionali avvengono in stati o nazioni dove l’elevato inquinamento mafioso e la dilagante corruzione attanagliano anche i pubblici funzionari che dovrebbero sovrintendere alla legalità degli atti e delle documentazioni
• Molti intermediari locali (studi legali o vere e proprie agenzie) traggono un businnes fiorente dalle adozioni internazionali verso i Paesi ricchi dell’occidente, tra i quali anche l’Italia.
• Non esiste in molti di questi paesi, come pure avviene ancora in Italia, un sistema di controllo centralizzato efficace e moderno, che possa verificare in tempo reale e con adeguata sicurezza, che tutti gli atti relativi ai bambini adottabili ed alle coppie adottive a loro abbinati, siano stati eseguiti secondo le norme di legge.
E così, fino a pochi anni fa,non esisteva la certezza che i bambini provenenti da molti stati del sud america o del sud est asiatico non fossero stati rapiti o comprati alle loro famiglie, per poi diventare una preziosa merce da vendere alle inconsapevoli, o peggio consapevoli, coppie europee.
Illegalità sempre negate dagli intermediari italiani e stranieri, troppo veloci però anche nel consigliare alle famiglie adottive di prepararsi a numerose e costose regalie, o vere e proprie mazzette, da consegnare senza troppi giri di parole ai vari funzionari pubblici stranieri, a tutti i livelli. è del 2004 un vademecum che un Ente Autorizzato italiano consegnava alle coppie adottive pronte per partire per l’Est Europa, con i consigli su quali tipi di regali (catenine d’oro, foulard’s, profumi e chiaramente denaro in US Dollars) portare con sé ed a chi consegnarli.
E se le adozioni nazionali hanno numeri minimi (2.000 all’anno circa) rispetto alle coppie idonee in attesa (oltre 24.000 al 2006), e se le adozioni internazionali rappresentano una babele senza regole e ricca di inganni con spese che superano sempre i 20.000 Euro, ecco fiorire le alternative quali i soggiorni terapeutici temporanei, nati, diciamolo pure, come cava di adozioni illegali sin dal loro primo insorgere negli anni ’90. Ma come avveniva l’adozione di questi bambini per i quali si prefigurava solo una breve vacanza in Italia con un visto turistico? Bambini a migliaia che entravano per periodi di vacanza terapeutica in Italia e per molti dei quali si perdevano per anni le tracce. Bambini abbastanza piccoli per non destare troppe domande e per i quali la frequenza in scuole materne private o anche pubbliche non era un problema anche se in assenza di un documento che attestasse il ruolo di quella coppia e di quel bambino.
Fino a che le stesse coppie accoglienti, idonee o meno all’adozione internazionale o nazionale, auto-denunciavano la presenza da ormai molti anni del bambini in casa propria così da rendere prassi consolidata l’uso della Adozione nei casi speciali, onde poter sanare situazioni imperfette, e lasciando al buon senso la conclusione di un’azione illegale preordinata da vere e proprie organizzazioni italiane e straniere. Ora il sistema sembra essere collassato; dalla Bielorussia ad esempio non arrivano più bambini adottabili, e non si capisce proprio perché si debba continuare ad accogliere i figli dei dipendenti pubblici di Lukascenko lasciando quelli orfani e soli negli Internat.
Non servono facili slogan per divenire una nazione che desidera la legalità e la tutela dell’infanzia: servono coerenza, concretezza e soprattutto trasparenza. Quella presente, tra le tante, nella proposta di Legge n. 4998/2004 a firma Zacchera ed altri, e che giace sepolta alla Commissione Giustizia della Camera da 3 lunghi anni.
Le adozioni illegali in Italia sono una ferita che ancora brucia. Troppo per essere considerata una fase conclusa.
Alessandro Maria Fucili
Direttore Ce.I.S. di Ancona ONLUS