Bisogna farsi bambini per capire i bambini. Loro, gli altri, questo lo sanno, ricordate il gatto e la volpe? Carpire la fiducia di un bambino è la cosa più semplice, specie se gli dedichi quell’attenzione in più che tanto desidera. E così spesso la vittima diventa ignara complice del predatore, diventa un “minore esca”
Sembra che solo gli occhi dei bambini vedano…
….Nell’ultimo incontro con le insegnanti delle scuole di Salò, che da anni seguo con il Progetto Mimì formandole ed informandole sull’utilizzo del libretto “Mimì fiore di cactus” sulla prevenzione di maltrattamenti e abusi per i bambini delle elementari, mi hanno colpito molti disegni di restituzione del percorso, fatti da ragazzini e ragazzine di quarta e quinta che non riproponevano né i temi né né la simbologia grafica del testo, né erano stati stimolati su altri fatti dalle loro insegnanti. Con quella strana ed alchemica sincronicità che spesso fa emergere l’intuizione rapida e sensibile dei bambini rispetto la percezione istintuale del pericolo e della paura. Molti di loro hanno disegnato modalità e luoghi di adescamento e di tentativo di rapimento. In alcuni casi con il pudore che gli è proprio, mettendo sul retro un p.s. “questo mi è accaduto…in quel posto, in quel periodo”, e comunque sempre in situazioni in cui costantemente compare la solitudine, o la distrazione dei genitori, senza con questo voler colpevolizzare, io preferisco sempre trovare delle soluzioni evitando giudizi che a nulla servono se non a creare concioni teoretiche o medianiche. Meglio di qualsiasi esperto sociologo o criminologo, facevano emergere i cosiddetti “non luoghi” per antonomasia quali sfondi prediletti per adescamenti o rapimenti, quelli che comunque vengono confermati come più frequenti per questi reati, ossia supermercati, stazioni della metropolitana, ecc. Quello che più mi ha colpito è stato l’adescamento di un camionista nei confronti di un ragazzino che sta in un prato dietro ad una staccionata, luogo presumibilmente protetto. Un episodio che mi riporta alla mente un articolo del 2003 che io stessa tradussi da “Le Bouclier” per il sito di Magistratura Minorile, in cui si diceva come fosse stata scoperta e stroncata una rete di traffico di corpi di minori che su camion attraversava l’Europa dai paesi dell’Est (Brasciov) all’Inghilterra.
Così una bambina si disegna mentre nel cortile della nonna è intenta a giocare e da dietro il cancello degli estranei, adulti e suadenti, la invitano ad uscire, ma lei urla. Un fatto accaduto e confermato dall’insegnante. Altri disegnano una macchina rossa (vi ricordate Milena Sutter?) che accosta per strada, all’uscita da scuola, sia maschi che femmine e li invita a salire con varie scuse, anche plausibili. I luoghi sono deserti o pieni di gente affrettata, sempre diurni,vicino a scuola o nel tratto che porta a casa. Oppure al supermercato, la bambina che dice alla madre che non si è accorta, perché di spalle, intenta a guardare il carrello della spesa: “MAMMA ANDIAMO VIA C’È UN SIGNORE CHE MI GUARDA E MI METTE A DISAGIO”. Spero che anche qui non si parli di suggestione collettiva, questi bambini sono normali bambini di 9-10 anni !…Altri disegni più drammatici riportano un simbolo inquietante che ho chiesto se per caso fosse stato introdotto dalla maestra, ma così non è… Molti si disegnano all’interno di un labirinto, in cui sono desolatamente soli. Uno in particolare si disegna nel non colore della matita, piccolo piccolo, al centro di un labirinto enorme e grida al vuoto circostante “aiutoooo”. Quanto orrore hanno reso visibile, con questi disegni, questi bambini? Quale solitudine, quale scarsa percezione di tutela da parte degli adulti… Mi vengono in mente i sassolini bianchi lasciati da Pollicino e credo che niente possa scomparire nel nulla, basta saper cercare, vedere e trovare i sassolini bianchi. Ci vuole la volontà. Si contano sulle dita le opere d’arte trafugate, le si rintraccia e le si recupera. E quell’opera d’arte unica ed irripetibile che è un figlio, un bambino? Temo l’indifferenza, l’orrore dell’assuefazione all’orrore, la strisciante, vischiosa, subdola e invischiante moda del mon credere ai bambini. Si dà più fiducia ad un presunto reo che ad una presunta vittima e intanto la strage degli innocenti continua…i bambini testimoni si possono sempre smentire con il linguaggio degli adulti!
Dov’è Angela? Dov’ è Denise? E i 2 fratellini, e i mille bambini dell’isola che non c’è, che pero ha l’orribile nome di pedofilia, pedopornografia (di questi invisibili vediamo i volti e i corpi, ma li rintracciamo?) traffico, espianto, commercio…
Mi stupisco ancora delle reazioni che i miei 6 minuti sul blog di Beppe Grillo hanno scatenato, piene di consensi e di attacchi contro le mie presunte leggende metropolitane, eppure vorrei che parlaste con chi vede da anni solo con gli occhi del cuore e sente solo con la memoria corporea il calore e l’odore del proprio figlio scomparso, stretto fra braccia sconosciute, inizialmente nemiche e poi gradatamente finte amiche…perché bisogna pur sopravvivere… Poi alle volte salta fuori che l’orco o la strega abitavano vicino a te, e vedevi anche crescere quella bambina, comparsa all’improvviso in quella casa…ed è ovvio che temi talmente l’orrore che non vuoi pensarci… non vuoi essere invadente, bisogna farsi i fatti propri. Puoi dedicare l’attenzione a questi fatti solo per pochi giorni, poche ore, o tante, se non ti reputi morboso, quando leggi un piccolo trafiletto che parla di pezzi di arti di bambini ripescati nel Tamigi, dei bambini di Altamira in Brasile, dei bambini dell’affare Doutreux ormai archiviati, dei fatti di Modena che guarda caso contengono deposizioni di bambini che dicono cose simili a quelle dei bambini di Grignano, di Brescia,di Oude Pekela, di “Silences on tue des enfats”… Io questi bambini invisibili continuo a sentirli e fin da piccola quando mi raccontavano le storie di paura, accoccolata fra braccia affettuose e protettive , ho imparato a vincere l’orrore, guardare cosa c’è sotto il lenzuolo bianco del fantasma e solo rendendo visibile l’invisibile lo si può sconfiggere. Andare oltre i preconcetti, oltre i meccanismi di difesa e pensare che tutto è possibile, che l’orco non è quasi mai brutto, sconosciuto e riconoscibile, anzi ruota vicino a te, ti seduce, si finge diverso, come per Cappuccetto Rosso “per mangiarti meglio”. Invisibile è ciò che non si vede o che non vuol essere visto o che non vogliamo vedere. Bisogna farsi bambini per capire i bambini. Loro, gli altri, questo lo sanno, ricordate il gatto e la volpe? Carpire la fiducia di un bambino è la cosa più semplice, specie se gli dedichi quell’attenzione in più che tanto desidera e così spesso la vittima diventa ignara complice del predatore, non dimentichiamo i “minori esca”. Ricordo in aula l’intercettazione di uno di questi che diceva all’amichetto “ma dai vieni…tanto fa tutto lui …è buono.. e poi ti da 50 euro”. Oppure la ragazzina per 2 anni in un camper su e giù per l’Europa: “ Sì ..alle volte quando non c’erano più soldi dovevo fare la carina con i suoi amici…sì alle volte mi picchiava… sì ma lui mi amava ..lo faceva per me”. Il problema fu ed è dopo. Il reinserimento di queste vittime, la famiglia, là dove non è abusante come è aiutata, come è monitorata, quanto ri-accoglie o respinge quello che ormai è quasi uno sconosciuto oppure ne prolunga l’agonia? Le famiglie amano i loro figli in tutto il mondo, con gli stessi sentimenti.. Non scandalizzatevi se dico anche questo: quanti bambini e bambine soldato sono rifiutate dai loro genitori, dai loro villaggi ? L’orrore porta orrore ed è contagioso, me lo raccontava il mio maestro Fritz Morgenthaler, morto anche per renderlo visibile. è il coraggio dell’assunzione di responsabilità, è l’onestà della denuncia che sconfigge l’ipocrisia dell’omertà: questo potrebbe fare svanire le nebbie di Brigadoom e ridarci i nostri bambini invisibili.
Maria Rosa Dominici
Psicoterapeuta, consigliere onorario
Corte d’Appello Bologna, sezione minori,
Membro della New York Academy of Sciences