Il lato oscuro della Famiglia

Così importante per il bambino, il nucleo famigliare è anche il teatro della gran parte delle forme di violenza di maltrattamento e di sfruttamento dei più piccoli. Oggi la sottrazione di minore è un fatto che si colloca in contesti duramente conflittuali nelle relazioni tra i genitori

Vi sono tanti motivi che spingono oggi i cittadini a sentire come insufficiente e inefficace l’azione giudiziaria a difesa dei propri diritti. La sensazione di essere dentro ad una crisi di sistema è ovunque percepita in modo netto, anche perché pare che tale comune sentire non sia avvertita in modo altrettanto netto dalla classe politica o dalla categoria degli operatori del diritto. Se questo è vero per tutti i cittadini lo è ancora di più se pensiamo ai bambini ossia a coloro che dal diritto dovrebbero trovare una protezione più forte. Vi sono tanti paradossi nel nostro sistema giuridico e ciò è dovuto al fatto che esso è, per la gran parte, prodotto di una cultura adultocentrica ed in gran parte vittima della idea che la migliore protezione del bambino sia sempre e comunque la sua famiglia. È chiaro che in natura dovrebbe essere così, e non sarò di certo io a sostenere che la famiglia non sia per il bambino e per la bambina la più grande delle risorse. Ciò che intendo dire però e che, numeri alla mano, la famiglia è il teatro della gran parte delle forme di violenza di maltrattamento e di sfruttamento dei bambini. Perciò la famiglia resta il luogo più ambivalente che ci sia, anche perché è innanzitutto un luogo di relazioni primarie e fondanti per la personalità dell’individuo e poi perché dalla famiglia non ci si può sottrarre facilmente.

Si può decidere di non fare una famiglia propria, di no fare figli, o di non sposarsi, ma si resta ineliminabilmente figli dei propri genitori. Da ciò l’importanza di mettere a punto diverse ed efficaci strategie di protezione delle parti deboli della famiglia che possono altrimenti vivere e conoscere devastanti situazioni di violenza e di sopraffazione. Vi è la necessità impellente di affinare forme di protezione che incontrino il bisogno del bambino e nel contempo il senso di giustizia sociale che di fronte a tante tragedie resta frustrato. Una delle situazioni di maggiore, evidente ed incomprensibile, sperequazione tra reati consimili che vedono i minori vittime inconsapevoli è quello della sottrazione di minore. Come dicevo poc’anzi è un reato che dimostra l’impostazione adultocentrica del nostro diritto. La fattispecie è nata per sanzionare comportamenti sporadici che alle volte venivano messi in atto dal fidanzato maggiorenne per forzare al matrimonio la famiglia di lei magari contraria, insomma era la minima sanzione alla cosiddetta “fuitina”. Una sanzione poco più che simbolica.

Oggi la sottrazione di minore è un fatto che si colloca in contesti molto diversi, duramente conflittuali delle relazioni tra i genitori. Come è noto tutta la vicenda legata alla separazione coniugale o alla rottura del legame di convivenza di due genitori è affrontato ancora oggi, nonostante i recenti sviluppi normativi, in modo tale per cui il bambino diventa il totem della vittoria della relazione tra gli adulti. In termini simbolici e non solo la sottrazione del minore corrisponde a questo uso strumentale della relazione con la vittima ai fini del ricatto verso la controparte. Non si può più pensare in sostanza come si faceva al tempo in cui la norma penale è stata codificata, che la forte relazione affettiva tra la vittima e l’autore del reato sia una scusante. Anzi è necessario iniziare a valutare quali effetti possa avere questo terribile gioco conflittuale in cui vengono messi a dura prova i suoi legami di fedeltà con i genitori. Il bambino rapito da uno o dall’altro dei genitori infatti, è privato della libertà di agire, spesso vive in situazioni di semi clandestinità, nascosto e carico di segreti, e in conflitto permanente tra il sentire la mancanza dell’altro genitore, non poterla esprimere, temer di essere stato abbandonato da lui, nonché sentire di doversi adattare nella nuova situazione dovendo comunque vivere con il suo rapitore che nonostante tutto è un suo genitore. Sa che nel conflitto tutti e due stanno lottando per averlo con sé e dunque sente di essere colpa della stessa separazione tra di loro.

Tutti questi sono elementi che generano formidabili danni nella struttura di personalità di un bambino. Paradossalmente il rapito di un sequestro a scopo di estorsione si può appellare dentro di sé alla certezza che la sua famiglia si stia attivando per farlo liberare. Un bambino sottratto da un genitore all’altro non sa a quale pezzo di famiglia deve potersi affidare per sopravvivere. Insomma tecnicamente siamo di fronte ad un sequestro di persona di fatto impunito. Se infatti il sequestro di persona può costare all’autore svariati anni di carcere la sottrazione di minore non comporta quasi mai l’effettiva esecuzione di una qualche pena, ma espone il minore a rischi e situazioni che sono in tutto simili a quelle del sequestro, aggravate dal conflitto di fedeltà che ho cercato di descrivere.
Questo ritardo giuridico si riconosce e perpetua anche nella protezione internazionale contro questo reato. Non di rado infatti la sottrazione del minore è attuata tra cittadini di diverse nazioni che tramite questo , mettono in essere un conflitto di applicazione della giurisdizione e della legislazione di riferimento. In questi casi vigono norme di diritto internazionale che però sono soprattutto tese a definire quale sia la autorità giurisdizionale competente ad applicare il proprio diritto sul minore e sulla situazione. Regolate da una convenzione del 1980 queste norme sono state riviste con regolamenti attuativi nel 2000 e nel 2004 quantomeno in relazione alla applicazione di una rafforzata cooperazione tra i paesi europei.

Solo con il più recente regolamento si è posto fine ad una discriminazione in essere tra i figli di coppie sposate e i figli di coppie non coniugate in quanto finalmente si parla di responsabilità genitoriali in senso stretto e non derivanti dal matrimonio. Ciò consente di andare a verificare tutte le situazioni di conflitto tra genitori, e anche le forme più gravi come la sottrazione di minore. In alcuni casi tale crimine viene messo in atto da parte di un genitore per sfuggire a situazioni di persecuzione o di violenza ed in tal caso se provata questa condizione non si può rimpatriare il minore anche se sottratto, ma dar conto di queste realtà di pregiudizio o pericolo in un contesto internazionale differenziato non solo per forme del diritto personale e familiare, ma anche per culture e visioni della famiglia radicalmente diverse oggi può essere molto complicato. Proprio i fenomeni migratori e le unioni interreligiose o interculturali pongono i maggiori problemi anche perché alle volte si tratta il più delle volte di unioni di fatto scelte proprio per evitare le complicazioni di tipo rituale o giuridico dovute alle diversità culturali e di cittadinanza dei protagonisti. Dal 2000 ad oggi, i dati si riferiscono a tutto il 2006 l’Autorità centrale italiana istituita presso il ministero di giustizia ha trattato 941 istanze di cui meno di un terzo messe in atto da autorità straniere contro cittadini italiani. Il paese con cui sono maggiori i contenziosi aperti sia per iniziativa italiana che straniera è la Germania seguita da Stati Uniti Polonia Francia e via via da altri paesi del sud-america o dell’est Europa o da paesi islamici.

Il problema è che mentre grazie alla cooperazione giudiziaria europea i casi di paesi entro quest’area si risolvono in tempi ragionevoli e comunque entro nove mesi dall’istanza, per quanto riguarda i paesi extraeuropei il conflitto è normalmente più lungo e doloroso.
Purtroppo come molta scienza psicologica ci insegna dentro ad una situazione conflittuale di coppia, magari non in cattiva fede, assai spesso accade che agli occhi dei due ex coniugi o conviventi, il figlio sparisca nella sua consistenza personale e diventi il simulacro del loro riscatto verso l’altro. Questa sparizione del bambino assume caratteri assai gravi e violenti dentro a situazioni estreme in cui al conflitto relazionale interpersonale che caratterizza la fine di una storia amorosa, si assommano differenze religiose o culturali che comportano una accresciuta distanza tra i due genitori e di conseguenza dei problemi gravi nella vita e nell’identità dei figli. Oggi più che mai di fronte a questa tragica eventualità il diritto pare incapace di mettere in atto una vera protezione, impotente nel difendere il minore, strumentalizzato da un conflitto feroce a cui non sa porre fine. Questa impotenza del diritto dentro le relazioni familiari pare quasi una metafora della medesima impotenza di fronte al conflitto internazionale, alla guerra ed al territorismo. Anche in questo caso i bambini restano vittime.

Francesco Milanese
Tutore pubblico dei minori per il Friuli Venezia Giulia

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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