L’ostinata ricerca della magrezza

L’anoressia insorge tipicamente nell’adolescenza, anche se sono sempre più numerosi i casi di insorgenza più precoce, intorno ai 10 anni. La necessità di conformarsi a modelli proposti dalla nostra società induce molti adolescenti ad identificarsi con i personaggi che rappresentano il successo e la sicurezza di sé 

L’ anoressia nervosa è caratterizzata da una progressiva perdita di peso dovuta ad una notevole riduzione dell’apporto calorico, da un’ostinata ricerca della magrezza, da una patologica paura di ingrassare e dalla presenza di amenorrea prolungata. Per una diagnosi di anoressia, il peso deve essere ridotto di almeno il 15% rispetto al peso ideale, oppure deve esserci un indice di massa corporea (BMI) uguale o inferiore a 17.5. È comunque importante valutare l’entità della variazione del peso e la rapidità con cui la riduzione di peso è ottenuta. L’anoressia insorge tipicamente nell’adolescenza, anche se sono sempre più numerosi i casi di insorgenza più precoce, intorno ai 10 anni. L’età giovanile è di per sé connotata dai tipici problemi dello sviluppo, dalla ricerca di un’autonomia e dell’identità personale: l’anoressia è una espressione di difficoltà in questo ambito. La necessità di conformarsi a modelli proposti dalla nostra società induce molti adolescenti ad identificarsi con i personaggi che rappresentano il successo e la sicurezza di sé. Per molte ragazze il desiderio di emulare la linea delle modelle è una spinta ad adottare comportamenti di restrizione alimentare e ad entrare in conflitto con i limiti biologici a mantenere una stabile riduzione di peso.

Un aspetto rilevante della anoressia è la negazione della malattia: la paziente non riconosce il proprio comportamento come patologico. Con il termine “egosintonia” si indica che la rappresentazione che la paziente ha di se stessa è quella di una condizione normale o desiderabile, comunque non malata. Ciò contrasta con l’impressione che gli altri hanno: anche nel campo della moda, se una decisa magrezza nell’ambito della moda è tollerata ed anche ammirata, oltre determinati limiti la ragazza inizia ad essere esclusa e comunque non più all’interno di una normalità, che se pur estrema, è però condivisa. Le pazienti vivono inizialmente i propri comportamenti come un tentativo per risolvere i propri problemi. La perdita di peso è vissuta come una straordinaria conquista ottenuta con ferrea autodisciplina e l’aumento di peso come inaccettabile perdita della capacità di controllo. A causa dell’aumento della fame, la paura di ingrassare tende ad aumentare con la diminuzione di peso. Molte pazienti effettuano esercizio fisico estremo e altre mettono in atto comportamenti di eliminazione come il vomito o l’abuso di lassativi. Si distinguono infatti due sottogruppi diagnostici: il tipo restrittivo, in cui la diminuzione di peso è ottenuta con la riduzione dell’apporto alimentare ed, eventualmente, con iperattività fisica, e il tipo con crisi bulimiche e/o condotte di eliminazione, in cui si presentano crisi bulimiche, vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici. Le pazienti anoressiche sono spesso adolescenti perfezioniste e competitive, con una identità che si appoggia sulla considerazione che riescono a suscitare negli altri.

Coscienziose e impegnate a ottenere il massimo, sono in genere molto preoccupate per il rendimento scolastico e per ogni altra prestazione che si trovano ad affrontare. L’anoressia inizia spesso in modo graduale e insidioso con una progressiva riduzione dell’introito alimentare iniziata per motivi diversi: una dieta ipocalorica per motivi estetici, generiche difficoltà digestive, malattie, interventi chirurgici; nel periodo che precede l’esordio si rilevano in molti casi significativi eventi stressanti o cambiamenti di vita. La riduzione dell’apporto calorico può essere realizzata attraverso una riduzione progressiva delle porzioni o attraverso l’eliminazione drastica dei cibi maggiormente ipercalorici. Spesso accade che i familiari si accorgano del problema soltanto dopo molto tempo, quando la ragazza è dimagrita di molti chili. Con il progredire del disturbo si manifesta una continua e ossessiva presenza del cibo al centro di ogni pensiero. Si parla di “ideazione prevalente” sul cibo: molte pazienti collezionano ricette, contano le calorie, impiegano ore a mangiare e tagliano il cibo in minuti pezzetti; alcune cucinano preparazioni molto elaborate, preoccupandosi dell’alimentazione dei familiari. Le pazienti diventano più irritabili, depresse e spesso sviluppano un’ossessione per la pulizia, per l’ordine, per gli orari. Il rapporto con i familiari diventa teso e difficile, talvolta francamente ostile. I tentativi di convincere la paziente a mangiare hanno di solito l’effetto di rinforzare i propositi di digiuno e aumentare la spinta all’isolamento sociale. Altre volte i rapporti familiari sono rigidi, formalmente corretti e l’atmosfera familiare è carica di aggressività latente.

Alcuni studi hanno osservato che l’ipercriticismo da parte dei familiari influenza negativamente il trattamento. Le pazienti che fanno ricorso al vomito autoprovocato o all’abuso di lassativi e diuretici presentano complicanze mediche più frequenti. Ad esempio, si manifestano irritazioni a carico delle mucose faringee, esofagee e buccali e carie dentarie. A volte è il dentista che si accorge per primo del problema. Anche se possono esserci alcuni casi che presentano una durata di malattia di solo alcuni mesi, l’anoressia presenta spesso un andamento cronico, talvolta con recupero di peso e successive ricadute nel corso degli anni. Una percentuale di pazienti superiore al 50% presenta una remissione del disturbo, mentre la cronicizzazione si rileva in un 20% dei casi. La mortalità è in media del 5% ed è dovuta alle complicanze legate alla denutrizione, agli squilibri elettrolitici e al suicidio.

Matteo Balestrieri
Professore ordinario di psichiatria presso l’università degli Studi di Udine, direttore della clinica psichiatrica del Policlinico Universitario di Udine, direttore della scuola di specializzazione e presidente del corso di laurea

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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