Sì al dibattito, no alla scelta della Spagna

A un minorenne occorre prevedere, nella sua prima formazione, l’identificazione di due distinti ruoli, quello maschile, paterno, e quello femminile, materno. L’adottabilità da parte di coppie omossessuali è dunque da evitare ma è ormai necessario, anche in seguito a quanto è stato legiferato in alcuni Paesi europei, avviare un confronto sereno sulla  regolarizzazione di queste coppie.

La notizia che in alcuni Paesi europei, come la Spagna, si sia legiferato in forma favorevole alle adozioni di minorenni da parte di coppie omosessuali dovrebbe provocare l’apertura di un sereno ed equilibrato dibattito anche da noi in Italia, magari tenendo conto che Olanda e Belgio hanno già detto sì alla regolarizzazione delle coppie omosessuali, ma, opportunamente, non hanno previsto la possibilità d’adozione.

L’Italia potrebbe, pertanto, essere, come lo è stata e lo è in vari altri campi, all’avanguardia proprio in relazione alle scelte da attuare in tale delicato, ma necessario e fors’anche non più dilazionabile ambito di vita.

Alla Camera dei deputati, infatti, fu presentato tempo fa un disegno di legge, primo firmatario Dario Rivolta (FI), tendente a introdurre nella legislazione italiana il cosiddetto “Patto civile di solidarietà” (Pacs)che introduce la previsione delle unioni tra due persone di sesso opposto differenti da quelle matrimoniali, ovvero la regolarizzazione delle convivenze.

Tali norme, che personalmente auspico possano divenire esecutive al più presto, potrebbero offrire la possibilità d’allargare il dibattito da quello delle coppie di fatto a quelle omosessuali per valutare se anche in Italia si possa giungere a regolarizzare tali unioni come accade negli altri tre citati Paesi europei.

L’auspicio è che in merito si possa tranquillamente privilegiare un approccio tranquillo, chiedendo a tutte le forze politiche di ragionare su tali temi in forma moderata nei toni e nei contenuti sviluppando appunto un dibattito, senza alcun eccesso né strumentalizzazioni, che possa distinguere le scelte personali di stampo morale, religioso ed etico da quelle civili che derivano dalle norme in vigore.

Sotto questo aspetto, stante il mio interesse nei confronti della promozione dei diritti dei minorenni in vari settori, mi sento di sostenere decisamente convinto il no a tutto tondo alla possibilità che la Spagna ha introdotto nella sua legislazione in riferimento all’adottabilità di bambini da parte di coppie omosessuali.

Credo, infatti, che non possa che essere del tutto condivisibile l’opinione per la quale a un minorenne occorre necessariamente ed obbligatoriamente prevedere nella sua crescita, ovvero nella sua prima formazione, l’identificazione di due distinti ruoli, quello maschile paterno e quello femminile materno. Semmai un ragionamento potrebbe essere attuato in riferimento all’adozione da parte dei single come suggerito dalla Corte di Cassazione.

La famiglia è ancora il cardine fondamentale della nostra società occidentale, per cui, nella totale e completa libertà di comportamenti e scelte da parte di persone maggiorenni, ai bambini occorre garantire tutela e anche garanzia di modelli, com’è appunto quello della famiglia.

E’ già molto impegnativo, ma doveroso assicurare ai nostri figli precisione netta nei differenti ruoli di quella che è definita oggi “famiglia allargata”, ovvero la chiarezza dei rapporti dei minorenni di genitori separati o divorziati, ma un tanto va fatto nel rispetto reciproco favorendo, come accennato, chiarezza di ruoli permeando tutti i rapporti all’insegna dell’amore e della genuinità. Insomma occorre porre al centro i bambini e non i desideri di una coppia omosessuale, dobbiamo guardare ai diritti di chi spesso non ha voce per farsi sentire.

Siamo in Europa e dobbiamo guardare anche a cosa viene ipotizzato e realizzato negli altri Stati, ovvero all’opportunità di attuare una riflessione ponderata e approfondita sui valori che, cattolici e non, dovrebbero essere riscoperti nel guardare all’altro con rispetto e favore, valori che devono essere portati al massimo se si tratta di bambini e ragazzi, anche quando ci si riferisce a scelte legislative che li riguardano.

L’auspicio è che anche nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia si favorisca un dibattito sereno e moderato per favorire una nuova legge sulla famiglia che tenga conto soprattutto dei più deboli ponendo al centro i figli.

Daniele Damele
damele1962@interfree.it

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