Sopravvivere al deserto

“Ho conosciuto personalmente Luca, abbiamo discusso insieme a lungo su questioni di etica, di politica e della sua militanza nel partito radicale. Credo che al di là di ogni personale convinzione politica, quanto si debba apprezzare in questo giovane uomo, sia proprio quella grinta che lo ha portato a combattere in prima linea per i suoi ideali, per la difesa di un pensiero e della libertà…”

La prima edizione de Il maratoneta. Storia di una battaglia di libertà mi ha colpito. Essa si apre con una presentazione di Luca Coscioni. Con una serie di “perché”, alcuni dei quali trovano una risposta mentre altri restano irrisolti nella mente e nell’anima, sua o di chiunque altro, che in un costante e consapevole dialogo con se stesso si interroga sull’essenza della vita; sul ruolo che ci è affidato nell’infinità dell’universo, nel brevissimo spazio di tempo che ci è dato per attraversarlo; domande che in una insaziabile ricerca, e nel rispetto dei propri ideali, si portano avanti con convinzione e ostinazione. E poi le mani tra le pagine, la mente, vengono trasportate in una bella descrizione del deserto che, in qualche modo, penso si possa legare al senso della vita. Il deserto, uno spazio immenso, una distesa bianca, su cui i passi si muovono delicati ma al contempo energici, per lasciare un’orma sulla sabbia, per non far dimenticare l’umano passaggio; dove i pensieri scrivono parole e azioni a testimonianza del proprio vissuto; dove la vita disegna grandi sogni, traccia vie di evasione e strade verso nuovi orizzonti che a volte la bontà del tempo realizza e che altre, invece, il vento porta via tra i suoi respiri. Ma sta a noi, ad ogni individuo che cammina verso la vita, non arrendersi e camminare finoall’oasi che ristora il deserto. Questo coraggio che non si arrende, questa forza che diventa certezza e non miraggio, li ritrovo nelle pagine di questi scritti. Ho conosciuto personalmente Luca, abbiamo discusso insieme a lungo su questioni di etica, di politica e della sua militanza nel partito radicale. Credo che al di là di ogni personale convinzione politica, quanto si debba apprezzare in questo giovane uomo, dall’intelligenza acuta e profonda, e dallo sguardo penetrante che parla più delle parole, sia proprio quella grinta che lo ha portato a combattere in prima linea per i suoi ideali, per la difesa di un pensiero e della libertà; quella inarrestabile volontà con cui sta affrontando la difficile esperienza della malattia; l’energia con cui guarda in faccia la vita; quella forza, che spesso diventa anche sofferenza, che occorre per sopravvivere al deserto e diventarnepadrone. E Luca è davvero padrone dei suoi pensieri che abbracciano problemi delicati e forti, lancia parole che a volte restano chiuse in silenzi, altre si infiammano di vivi dibattiti. Da sempre ha avuto il coraggio di far sentire la sua voce, nonostante le avversioni, di correre, con la mente – e questa è la vera forza che non trova confini – da velocista, da maratoneta che insegue la sua battaglia di e per la libertà. E questa è solo una ma forse la prima ragione per cui le pagine di questo libro meritano di essere lette.

Umberto Veronesi

Luca Coscioni era nato il 16 luglio 1967 a Orvieto. Nel 1995, anno in cui viene eletto consigliere comunale, si ammala di sclerosi laterale amiotrofica. Una malattia che lo costringe alle dimissioni. Scrive nel suo diario: “Mi sono ammalato ed è come se fossi morto. Il deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse finito”.  

Nell’ aprile 2000 si candida nella Lista Bonino alle elezioni regionali in Umbria. Nel mese di agosto del 2000 i Radicali lanciano le prime elezioni on-line per eleggere 25 nuovi membri del Comitato di Coordinamento dei radicali. Coscioni viene eletto e promuove una campagna contro il proibizionismo sulla ricerca scientifica. A dicembre dello stesso anno viene eletto nel comitato e nel mese di febbraio del 2001 interviene per la prima volta con il suo sintetizzatore vocale durante i lavori del Comitato a Chianciano.  

Il 13 febbraio 2001 Coscioni interviene al Parlamento europeo davanti alla commissione sulla genetica umana. Parole che colpiscono i commissari e risollevano il dibattito europeo sulla
clonazione terapeutica e l’utilizzo delle cellule staminali degli embrioni soprannumerari.
 

In occasione delle ultime elezioni politiche Coscioni è capolista delle liste Emma Bonino nel proporzionale. Non viene eletto nonostante un appello firmato da 50 premi Nobel di tutto il
mondo. Nel frattempo il comitato dei radicali lo elegge all’unanimità presidente.  

Il 20 settembre del 2002 viene fondata l’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica con “lo scopo di promuovere la libertà di cura e di ricerca scientifica, l’assistenza personale autogestita e affermare i diritti umani, civili e politici delle persone malate e disabili”.  

La sua fiducia nella ricerca lo aveva spinto a partecipare, a Torino, ad una sperimentazione con cellule staminali adulte, ma senza esito positivo. L’intervento avvenne il 20 maggio del 2002 all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, un test sperimentale che era consistito nel somministrare circa 150 milioni di cellule staminali mesenchimali che erano state prelevate precedentemente dal suo stesso midollo osseo.

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