Tutti gli embrioni prodotti dalla tecnica della fecondazione artificiale sono esseri umani viventi. Uno dei quesiti del referendum contro la legge 40 si propone di utilizzare come donatori di cellule staminali, oppure di organi, gli embrioni soprannumerari. Donare è un bel concetto, e tutti sentiamo che è giusto donare. Ma per essere donatori nel modo che si intende qui, bisogna morire
Affronterò qui un aspetto soltanto della problematica correlata alla vicenda referendaria riguardante la legge 40, che regolamenta in Italia la fecondazione artificiale. Per ovvi limiti di spazio, dovrò dare per scontati alcuni concetti ed alcuni termini, anche se cercherò di essere il più semplice e lineare possibile. Cercherò di riassumere ciò che dice la scienza a proposito dell’inizio della vita di ogni essere umano, ciò che dice il buon senso a proposito della ricerca sulle cellule staminali embrionali, considerate le acquisizioni scientifiche disponibili, ed infine mi interrogherò sul da farsi in questa specifica occasione.
Trascrivo da un documento elaborato di recente dal Prof. Vito Fazio, su mandato e con la collaborazione del Consiglio di Facoltà dell’Università ‘Campus BioMedico’ di Roma. “Tutti gli uomini hanno gli stessi geni e gli stessi cromosomi, eppure siamo tutti diversi. La diversità genetica si stabilisce proprio nel momento in cui, subito dopo la fecondazione, l’informazione genetica di origine paterna e materna si unisce per formare l’embrione di una sola cellula (“zigote”). Il meccanismo di fusione dei due DNA comporta una complessa elaborazione ed integrazione che stabilisce un patrimonio genetico unico, distinto ed esclusivo : si rimescolano e si generano numerosissime piccole differenze della sequenza dei diversi geni (“polimorfismi”), che permettono di costituire un individuo ‘diverso ed unico’. Questo DNA ha tutte le informazioni che servono a costruire l’individuo adulto e rimarrà sostanzialmente invariato (salvo l’eccezione di alcuni geni legati alla risposta immunitaria) in tutte le fasi della vita ed in tutte le cellule.
A circa tre ore dalla fecondazione si attiva il programma ‘epigenetico’ che integra e modula l’informazione genetica, permettendo di adattarla all’ambiente ed alle diverse fasi della vita. In cosa consiste il programma ‘epi-genetico’? Questo è costituito da diversi meccanismi molecolari che ‘sopra’ l’informazione genetica individuale, ormai relativamente stabile dalla fase di zigote, ne modificano l’espressione per adattarla alla diverse fasi della vita e funzione delle cellule. Tra la fecondazione e poco prima della fase d’impianto dell’embrione nell’utero materno, esso viene riscritto specificamente per l’individuo in formazione e parteciperà al controllo delle varie fasi dello sviluppo dell’embrione. Se per qualche motivo durante l’embriogenesi questo controllo dovesse risultare parzialmente difettoso, si determinano alcune malattie estremamente gravi, con ritardo mentale e malformazioni fisiche.
Questo programma ‘epigenetico’ marca lo sviluppo, segnando le diverse fasi di evoluzione di quelle che chiamiamo cellule staminali, nell’embrione e nell’individuo adulto. Tale controllo prosegue nell’adulto fino alla morte. Mentre la struttura dei geni rimane relativamente invariata tutta la vita, il controllo ‘epigenetico’ può modificarsi in relazione all’ambiente, alle funzioni delle cellule ed all’età. Come nell’embriogenesi, anche nell’adulto alterazioni del controllo ‘epigenetico’ locale sono state dimostrate alla base di numerose patologie, dai tumori a diverse malattie neurologiche. La stessa clonazione animale con la famosa pecora Dolly e gli altri animali prodotti, ha confermato l’importanza di questo controllo e delle differenze che si stabiliscono nel corso della vita dell’individuo.
In sintesi, quindi, dal punto di vista biologico non c’è in sostanza nessuna discontinuità. Lo scienziato umilmente riconosce i suoi limiti di conoscenza, ma allo stesso tempo deve ammettere una chiara unità, dalla fecondazione alla morte dell’individuo”.
Dunque, tutti gli embrioni prodotti dalla tecnica della fecondazione artificiale sono esseri umani viventi. Uno dei quesiti del referendum contro la legge 40 si propone di utilizzare come donatori di cellule staminali, oppure di organi, gli embrioni soprannumerari, cioè quelli che vengono prima prodotti con l’inseminazione artificiale e poi scartati per farne sviluppare uno solo. Donare è un bel concetto, e tutti sentiamo che è giusto donare. Ma per essere donatori nel modo che si intende qui, bisogna morire. Riflettiamo, dunque. Cerchiamo di pensare che in ogni momento a ciascuno di noi può essere chiesto di donare qualcosa, con un atto di generosità. Possiamo essere disposti a farlo, ma non è detto che sempre lo faremo. E quando non ce lo chiedono, quando ci strappano qualcosa di soppiatto o con violenza, come reagiamo? Siamo disposti a permettere che ciò avvenga agli altri, compresi i membri della nostra famiglia? Si può ritenere che non lo crediamo possibile neanche per i nostri nemici. Dunque se insorgiamo contro l’ingiustizia di una appropriazione indebita per piccole cose, quanto più per la vita! Quelli che donano la propria vita li chiamiamo eroi, quelli che la cedono per un principio li chiamiamo martiri. Tutti gli altri li chiamiamo vittime. Quelli che la strappano sono sempre assassini…… In questo caso, perché prima creare una vita, e poi strapparla al legittimo proprietario ?
Sembrerebbe che possa entrare in gioco un motivazione ‘valida’: sacrifichiamo l’embrione per guarire da qualche malattia; la scienza lo dice, la ricerca lo esige. Ma in realtà la scienza non lo dice, la ricerca ha infinite altre possibilità! Questo settore è infinitamente incerto rispetto ad altre cure! E così limitata la possibilità di ricerca! E’ vero invece che sono molto avanti le ricerche che non danneggiano nessuno, che utilizzano cellule staminali estratte da tessuti fetali che hanno concluso la loro funzione e devono solo essere cestinati (cordone ombelicale, placenta), oppure da un organo della stessa persona malata o di un suo affine, ma adulto e pienamente consapevole di una vera donazione, senza sacrificio della vita .
Che farò dunque? Non andrò a votare, in questo caso. È l’unico modo per affermare consapevolmente le mie convinzioni, parte delle quali ho cercato di esprimere qui. Non posso dire che la cosa non mi riguarda, che devo lasciare agli altri la possibilità di agire diversamente da come io penso. Ho una “normale’” famiglia, con un figlio, adolescente, lungamente atteso e rimasto unico nonostante ne volessi altri. Mi sento circondato da una società che da un lato mi propone cose e meccanismi per facilitare la vita, dall’altro non riesce a risolvere i miei problemi e quelli degli altri; pretende di illudermi promettendomi il cambio di cellule e di organi come se potesse così garantirmi l’immortalità, ma poi non riesce a far altro che spillarmi soldi o direttamente per le cure (anche se non ottengono il risultato), o indirettamente finanziando con soldi pubblici ricerche di cui forse domani non resterà un rigo nella storia della medicina. Non è questa la ricerca che va finanziata; è fumo negli occhi, è distrazione di energie dai veri problemi, da obiettivi più raggiungibili e con minori sofferenze. La legge 40 non è la legge che vorrei, da uomo, e da uomo di scienza. Ma è meglio, molto meglio del far west.
Prof. Elvio Covino
Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università Campus BioMedico
Roma