Girare il mondo con il volontariato: il progetto EU Aid Volunteers

Sono sempre di più oggi i giovani che decidono di partire e fare numerose esperienze all’estero.

Chi per motivi di studio, chi per cercare un lavoro, chi per mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze nei Paesi dove ce n’è maggior bisogno.

È proprio quest’ultimo il caso di chi decide di partire con Eu Aid Volunteers, un programma di volontariato internazionale europeo per missioni umanitarie all’estero promosso dalla Direzione Generale per le Operazioni di Protezione Civile e Aiuto Umanitario della Commissione Europea (ECHO) e gestito dall’Agenzia Europea per l’Educazione, la Cultura e l’Audiovisivo (EACEA).

Grazie a questa iniziativa i cittadini europei o i residenti di lungo periodo in Europa, maggiori di diciotto anni, hanno la possibilità di essere coinvolti in progetti di aiuto umanitario nel mondo, facendo del volontariato retribuito. Ogni volontario infatti riceverà un rimborso spese mensile calcolato dalla Commissione Europea e durante il periodo di volontariato all’estero saranno coperti i costi dell’alloggio, visti, vaccinazioni, assicurazioni e biglietti aerei.

Gvc Onlus, prima ONG italiana ad essere certificata per l’invio dei volontari nelle sue missioni umanitarie all’estero, ha aperto la selezione per individuare quarantanove volontari che verranno inviati in supporto a diverse organizzazioni umanitarie locali in undici Paesi: Cuba, Haiti, Ecuador, Bolivia, Nicaragua, Guatemala, Tunisia, Giordania, Libano, Cambogia nonchè Saint Vincent e Grenadines.

La durata dei progetti può variare da uno a diciotto mesi, a seconda del Paese di destinazione e i volontari selezionati si occuperanno di attività di amministrazione, gestione del rischio nelle emergenze, diritti delle donne, progettazione, climate change e comunicazione.

 

La testimonianza di Valentina Tartari, volontaria in Tunisia

valentina volontariato gvc onlus

Valentina Tartari, ventinove anni, originaria di Bergamo, ci racconta la sua esperienza in Tunisia come volontaria partita con il progetto Eu Aid Volunteers.

Valentina ha studiato presso la facoltà di mediazione linguistica e culturale a Milano per tre anni, durante i quali ha svolto anche uno scambio Erasmus presso l’Università di Nottingham.

Ha proseguito i suoi studi svolgendo un Master in Sviluppo Internazionale presso l’Università di Sheffield.

Successivamente ha lavorato come team leader in un progetto finanziato dal Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale britannico, in Burkina Faso, volto al miglioramento socio economico di imprese femminili in un contesto rurale. Ha proseguito la sua carriera in Inghilterra, dove ha lavorato per due anni e mezzo nell’ambito educativo in progetti di formazione volti al miglioramento delle competenze gestionali di docenti operanti in zone particolarmente critiche del paese.

Dal febbraio del 2017 si trova a Tunisi, dove rimarrà per un anno.

 

Perché hai deciso di partire con Aid Volunteers?

La mia è stata una scelta molto cosciente, desideravo operare in un contesto innanzitutto di sviluppo, e la missione qui in Tunisia si appoggia a dei progetti che, oltre ad avere uno sfondo umanitario, lavorano molto sui concetti di governance e sviluppo locale.

Io sono partita come esperta di genere per dare supporto, promuovendo attività di sviluppo e miglioramento delle attività in loco, ad alcuni gruppi di donne che hanno dato vita, nella Tunisia più rurale, a delle cooperative. Lavorare nell’ambito della cooperazione è sempre stato uno dei miei obiettivi professionali e ho sviluppato molta esperienza nel supporto alle imprese di donne in ambiti rurali in Burkina Faso.

Tengo moltissimo al sostegno del cooperativismo femminile e credo che potrebbero essere fatti più sforzi a livello globale soprattutto a supporto delle donne che sono una grandissima fonte di ricchezza in molte comunità, valorizzando il loro contributo economico e sociale.

Ho deciso di venire in Tunisia quando vivevo in Inghilterra, ho visto questo programma come un’opportunità per riavvicinarmi all’ambito della cooperazione e per dare un apporto significativo a quella che è una missione globale di solidarietà nei confronti di altre comunità e zone che possono beneficiare moltissimo delle competenze tecniche di noi giovani.

È proprio questo che mi ha attratto di più: la possibilità di migliorare le loro competenze e capacità attraverso l’esperienza di noi volontari.

Inoltre, sono sempre stata affascinata dalla regione del Medio Oriente, soprattutto per le tematiche di genere, il rapporto uomo donna. Poter vivere in questo contesto è un’esperienza che può arricchirmi sia professionalmente che personalmente.

 

Nello specifico, di cosa ti occupi sul campo?

La mia missione è quella di supportare i progetti dell’impresa sociale e solidale delle donne nelle regioni d’intervento di Kasserine e Sidi Bouzid e creare una “strategia di gender” cioè di genere, basata sulle lezioni apprese da questi progetti.

In realtà faccio un po’ di tutto. Il mio asse di intervento varia dalla gestione di progetti, al coordinamento dello staff locale, da selezioni di esperti che possono condurre attività di formazione, a visite istituzionali, dalla partecipazione a meeting internazionali, a quella in corsi di formazione nell’ambito della protezione e gestione dei contesti d’emergenza fino alle riunioni con i membri dello staff per sviluppare la nostra visione strategica, i valori di Gruppo Volontariato Civile Tunisia e gli obiettivi per il futuro. Un campo d’azione vastissimo: mi trovo infatti a spaziare su moltissimi ambiti, fattore che può essere inizialmente destabilizzante ma allo stesso tempo una palestra di apprendimento.

A livello professionale è un’esperienza formativa a 360 gradi, mi sono trovata ad applicare in modo pratico concetti studiati e a dare un contributo concreto individuale sul campo. Infatti qualsiasi idea e progetto che apportiamo come volontari è ascoltato e valorizzato, in sinergia con il personale locale.

 

Cosa hai appreso finora?

Ogni giorno si impara qualcosa di nuovo, il lavoro si basa sul problem solving, su come utilizzare le risorse del progetto e creare un’azione che sia il più possibile volta alla sostenibilità del programma stesso.

Ho appreso ad essere molto flessibile, e non è stato semplice venendo da uno schema mentale britannico molto inquadrato.

Ho anche imparato molto su me stessa, soprattutto nei primi momenti dell’integrazione. Difatti, sebbene io conosca molto bene le tempistiche e le dinamiche africane, adattarmi al mondo arabo è stato un processo lento, nel quale ho utilizzato molte energie per capire determinati contesti soprattutto in quanto donna all’interno della società. Ho adottato molte accortezze in più, ponendomi molti interrogativi su come possa essere recepito il mio comportamento.

Voglio assorbire gli aspetti di questa cultura un po’ enigmatica e molto diversa dalla nostra, ma anche molto affascinante, sfidando i miei schemi mentali che vengono messi in discussione ogni giorno.

Questo è un processo di apprendimento continuo.

 

Ci sono lati negativi in questa esperienza?

L’esperienza sul campo psicologicamente ti prova molto, ma in ogni intoppo cerco di vedere un’opportunità.

Nel team ovviamente ci sono scontri e c’è sempre qualche strategia o comportamento da migliorare e affinare. Lavorando per una ONG inoltre c’è una forte limitatezza di risorse economiche e umane, ma allo stesso tempo abbiamo tutti molta voglia di fare e tenacia.  Le opportunità e i momenti di crescita sono più importanti dei lati negativi.

 

Pensi possa esserti utile questa esperienza per il futuro?

Il mio grande sogno è aprire una mia impresa solidale, quindi sto cercando di imparare molto a tutti i livelli: la gestione finanziaria dei progetti, il ciclo progettuale stesso, le attività di monitoraggio e advocacy che ritengo saranno utilissime in qualsiasi contesto futuro.

Inoltre, mi sono resa conto di avere una grande tenacia e resilienza, riesco a far fronte positivamente alle difficoltà, con una continua voglia di mettermi in discussione e abbracciare nuove sfide. Questa attitudine è qualcosa che il lavoro di missione ti fa sviluppare, che può esserti utile in qualsiasi momento a prescindere da qualsiasi decisione che prenderai in futuro.

 

In partenza, selezioni per Ecuador, Nicaragua, Cambogia, Libano e Tunisia

GVC ha aperto la terza e ultima selezione di volontari che verranno inviati in diverse organizzazioni umanitarie locali in sei paesi tra cui Saint Vincent e Grenadines, Ecuador, Nicaragua, Cambogia, Tunisia e Libano, in scadenza il quindici giugno.

L’application form e il questionario di autovalutazione si potranno compilare direttamente on line, allegando il curriculum in formato Europass e una lettera motivazionale sulla piattaforma gestita da ECHO.

 

 

 

Irene Cosul Cuffaro

rene Cosul Cuffaro nasce a Padova nel 1992. Fin da piccola è chiaro che la sua caratteristica più grande è la curiosità, che la spinge sempre a leggere, informarsi e discutere. Laureata in scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani, studia un anno presso l’Università di Siviglia grazie al progetto Erasmus e lavora a Granada, prima di laurearsi al corso di laurea magistrale Studi Europei. Amante dei viaggi e sempre alla scoperta di posti e culture nuove, si interessa principalmente alla storia, alle tematiche di genere, all’attualità. I diritti umani sono per lei, oltre a oggetto di studio, un elemento inviolabile di ogni essere umano, un tema di dibattito appassionante e stimolante. 

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