Linux, open source e sociale: parte della stessa famiglia

“Enablig the future” permetterà ai bambini di recuperare l’uso delle mani. Non ne sentirete parlare, forse, ma potrebbe cambiare tante vite

Arturo Cannarozzo

Sto programmando un sistema operativo (gratuito e solo per hobby, non vuole essere grande e professionale come GNU)
per cloni di AT 386(486). È in preparazione da aprile e sta iniziando a funzionare. (…) Ogni suggerimento è ben accetto, anche se non posso promettervi che lo implementerò». Il 25 agosto 1991, con queste parole, Linus Torvalds rilasciò la prima versione del kernel Linux. Era assolutamente ignaro della diffusione e dello sviluppo che avrebbe avuto la sua creazione in seguito, specialmente dopo l’incontro e l’unione di intenti con il progetto GNU di Richard Stallman.


Quali sono i numeri di Linux oggi?

Nel settore desktop, ComScore stima circa 1,8 miliardi di utenti nel 2016. In questo stesso settore, Statcounter calcola il numero di utenti GNU/Linux intorno all’1,5% a maggio 2016. Questo comporta un numero assoluto di utenti Linux sul desktop pari a 27 milioni.
Secondo w3techs.com, la percentuale di adozione di sistemi Linux based in ambito server è pari al 66,5%, lasciando a Windows Server il 33,5% e a OSX (che non è nato per quello) solo lo 0,1%.
Nell’ambito dei sistemi server, i vantaggi di Linux sono davvero tanti e non si limitano al risparmio (notevole,
le licenze di Windows Server sono proprio costose!): sicurezza e stabilità sono le parole chiave del suo successo.
Concentrandosi, però, sui soli sistemi operativi embedded, il quadro appare ancora più incredibile.


Cosa sono i sistemi embedded?

La traduzione letterale è “sistema integrato”, quindi, genericamente, tutti i sistemi di elaborazione a microprocessore
progettati per un unico scopo, non riprogrammabili dall’utente e con un hardware specifico, perfettamente integrato.
Ecco una serie di esempi:
– pc per automazione industriale;
– sportelli bancomat e apparecchi POS;
– smartphone;
– router, firewall e switch di rete;
– elettrodomestici, condizionatori, smart fridge;
– la Google self-driving car (basata su Ubuntu-Linux);
– apparecchiature mediche, come ecografi, e scanner
per risonanza magnetica;
– internet of things, stampanti 3D, ecc.


Nel suo “Embedded Market Study” del 2013, UBM Tech Electronics presenta un rapporto completo sulla diffusione degli OS tra gli sviluppatori embedded. I dati raccolti sono rilevati da un campione di 2.098 intervistati, tutti professionisti del settore embedded, con un’affidabilità del 95%. È notevole il dato generale che vede i Linux-based OS, Android compreso, raggiungere il 50% delle preferenze. Se togliamo Android, invece, gratificato dalla maggiore crescita rispetto ad ogni altra
piattaforma, e dotato di un peso del 16%, desumiamo che Linux ottiene il 34% delle preferenze.
Descritti sinteticamente Linux e la sua diffusione, ho deciso di intrufolarmi in una riunione del Linux Lug di Trieste.


Cosa sono i Linux Lug?

Giulio Gorobey, presidente dell’Associazione Linux Lug Trieste, li descrive così: “IL LUG (acronimo di Linux Users Group) è un gruppo di simpatizzanti del mondo Linux e delle filosofie del software libero e/o dell’open source. Il LUG Trieste nasce il 18 ottobre 1999. I primi incontri erano “digitali” e i membri potevano ritrovarsi su IRC o discutere attraverso le mailing-list. Il 1° dicembre 2001, presso la Facoltà di Psicologia, il Lug Trieste organizzò il primo Linux Day a Trieste, evento nazionale promosso dall’Italian Linux Society, che coordina le iniziative di tutti i Lug. Sull’onda del successo ottenuto dall’evento, nel 2002, per l’esattezza il 31 marzo, 13 membri del gruppo si ritrovarono per fondare l’associazione culturale Lug Trieste, ispirata dall’obiettivo di divulgare le filosofie poste alla base del software libero.”
A partire dagli anni ’90, i LUG si sono diffusi in tutto il mondo. Oggi sono migliaia.
Quest’anno l’evento cade il 22 ottobre. A Trieste sarà ospitato dall’Università, nelle aule dell’edificio H3. Il tema trattato in tutti i Lug sarà il “coding”, la programmazione. La scelta è stata effettuata dall’Italian Linux Society.


Ma cos’è esattamente un Lug?

“Il LUG è un “luogo” (virgolettato perché, in realtà, sono le persone che formano un LUG) nel quale poter condividere le proprie esperienze in ambito informatico e, in particolare, nell’uso di Linux. È un “luogo” in cui potersi informare e documentare, ma è stato anche il “luogo” dove persone di ogni tipo hanno avuto la possibilità di avvicinarsi a Linux e cominciare ad utilizzarlo. Per me è andata proprio così. Sono figlio di programmatore (Windows, purtroppo…). Incuriosito,
mi sono intrufolato in una riunione. Da allora sono diventato un web developer che utilizza principalmente Linux. Oggi, la situazione sta cambiando. Linux è conosciuto ed utilizzato. Di conseguenza, anche il ruolo dei LUG sta cambiando. Nelle serate, gli argomenti di discussione stanno diventando sempre più specifici.” Ad esempio, riportiamo il titolo del primo intervento del Linux Day sulle espressioni regolari, a cura di Gianfranco Gallizia: “Come faccio a trovare tutti i numeri IP in un file di log? Questo è un indirizzo e-mail o un tentativo di SQL injection? Argh! Devo aggiungere +39 a tutti i prefissi telefonici in questo elenco di 100.000 numeri evitando di modificare i numeri che già ce l‘hanno! La soluzione a questi (e ad altri) problemi esiste: usare le espressioni regolari”.

Assistere ad una normale riunione dei Lug non è molto diverso. A Trieste l’ambiente è molto accogliente e si incontrano persone accomunate da una fervente passione comune, da elevate competenze, ed anche da un forte senso di libertà e del bene comune. “Per sua natura, Linux è lo strumento migliore per il sociale. Mi spiego meglio: senza la comunità che sta alla sua base, non sarebbe nulla. È la community che lo tiene in vita, che si occupa dello sviluppo del sistema operativo e dei programmi. Il suo sviluppo è diffuso e capillare. Ogni giorno, migliaia di persone ci lavorano, migliorandolo e diffondendolo.” Linux rappresenta, innanzitutto, una filosofia: il free software.

Le sue parole chiave sono:

– eseguire il programma come si desidera, per qualsiasi scopo;

– studiare come funziona il programma e modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessità;

– ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo;

– migliorarlo e distribuire pubblicamente i miglioramenti apportati.

Linux è, per natura, sociale. Non è mosso dal profitto, ma dalle idee delle persone, che ne trovano nuovi campi di applicazione.

La maggior parte delle persone che lavorano nell’open source lo fa nel tempo libero, non come primo lavoro. “Un progetto dotato di forte impatto sociale nel quale Linux è coinvolto è “Enabling the future” (http://enablingthefuture.org/). Si occupa di protesi per bambini (mani). Nasce in un luogo in cui la Sanità non è pubblica (Stati Uniti) e fornisce una soluzione a due problemi:

1. il costo di una protesi è di migliaia di dollari. Inoltre, in un bambino in fase di crescita, questa dovrebbe essere continuamente riadattata (il costo di produzione è di circa 35 dollari);

2. grazie alle infinite personalizzazioni possibili, si riesce a limitare l’impatto psicologico esercitato dalla protesi sul piccolo paziente.

Il progetto è condotto da una community costituita da insegnanti, studenti, ingegneri, scienziati, medici, pensatori, progettisti, genitori, bambini, gruppi scout, artisti, filantropi, sognatori, programmatori, responsabili e da tutte le persone che vogliono fare la differenza e contribuire a “dare al mondo una mano.” Non sarebbe possibile limitare i costi senza l’open source e Linux a fornire il sistema operativo per le stampanti 3D. In poche parole, Linux è tra noi, anche se non sembra. Nascosto nei progetti più impensati, coltivato da tante persone che ci lavorano anche gratuitamente, appassionate dalla sua filosofia. Concludo citando Richard Stallman. Intervistato sulla sua contrarietà al software di proprietà (Il progetto Gnu, 1998), rispose: “In questo modo avrei potuto guadagnare e, forse, mi sarei divertito a programmare. Ma sapevo che, al termine della carriera, mi sarei voltato a guardare indietro. Avrei visto anni spesi a costruire muri per dividere le persone e avrei compreso di aver contribuito a rendere il mondo peggiore.” Se non siete ancora convinti, andate al Linux Day!

Arturo Cannarozzo, content manager di Auxilia Onlus e social media manager di SocialNews

 

Rispondi