“Ritrarrebbe una leonessa, perché quando ti senti forte hai voglia di spaccare il mondo. Quando ho finito tutte le cure volevo fare tante cose. Volevo anche lanciarmi con il paracadute, poi però non l’ho fatto. Una grande carica interiore.”, questa è la foto scelta da Rosanna Banfi per spiegare come si è sentita una volta sconfitto il cancro.
Si terrà a Roma il 13, 14, 15 maggio a Roma la Rassegna “Race for the cure”, organizzata dall’Associazione Komen. “Tre giorni al Circo Massimo dove ci sarà modo di fare ecografie e mammografie gratuitamente. Con l’aggiunta anche di altre cose, ma soprattutto parliamo di seno. Ci saranno stand per giocare, per fare ginnastica, psicologi per le donne che stanno affrontando questo percorso e per i loro accompagnatori, amici, parenti sostenitori”, dichiara la Banfi a “Take a picture!” e continua asserendo, “Domenica ci sarà la corsa, che l’anno scorso ha contato 70000 presenze, dove ci saranno in prima fila le donne con la maglietta rosa che hanno avuto a che fare, come me, con questa malattia. Sarà una giornata speciale!”
Intervista a Rosanna Banfi
Quando ha saputo di avere il cancro?
Premetto che sono trascorsi sette anni. A dicembre del 2009 ho sentito, mentre stavo nella vasca da bagno, una pallina al seno. All’inizio, però, non mi sono più di tanto preoccupata perché a volte capita di avere delle palline, delle ghiandole, però, poi, ho avuto la sensazione che fosse qualcosa di diverso e ho chiamato subito mio marito. A febbraio sono andata a farmi vedere e già dalla prima ecografia mi dissero che non era una ghiandolina, ma un tumore. C’è stata una prima operazione al seno e un’altra sotto all’ascella perché c’era una metastasi. Dopo di che ho fatto tutto l’iter: la chemioterapia, la radioterapia…
Cosa dice oggi a chi si trova a combattere contro questa malattia?
In questi anni, grazie al fatto di far parte della Komen, associazione che si occupa di questo, ho avuto modo di conoscere migliaia di donne e a tutte dico la stessa cosa: l’importante è la prevenzione!
Se vi curate in tempo, se ne esce. Dico ciò perché ci sono ancora oggi donne che, per paura di cosa dirà il dottore, non si fanno vedere e magari si tengono un dubbio di una pallina che sentono. C’è gente che arriva addirittura a farsi sanguinare il capezzolo prima di farsi visitare. Non abbiate paura fatevi curare perché con la prevenzione ci si salva la vita.
L’associazione Komen promuove l’utilizzo della musicoterapia come sostegno psicologico per chi ha il cancro. Ce ne parli…
E’ una cosa accaduta da poco: l’Ospedale Gemelli e l’Associazione Komen hanno fatto un gemellaggio con il Santa Cecilia perché la musica può far bene ad una persona malata. Nel momento in cui uno sta male, sta nel letto o gli hanno diagnosticato un cancro la musica fa bene, fa rilassare e in più c’è anche l’idea di far fare musica alle persone malate, cioè un impegno durante la malattia e dopo, perché devo dire che, tra l’altro è una cosa che ho provato sulla mia pelle, quando sei malata ti impegni così tanto che hai la tua giornata, il tuo tempo occupato da questo pensiero di uscire dalla malattia, una volta che è finito il percorso e hai fatto tutte le cure è come se ti mancasse la terra sotto i piedi e allora serve un grosso aiuto psicologico che ti può dare, anche, la musicoterapia. Serve a liberarsi!