Nome: diritto, non destino

Nel detto latino “nomen omen”, in un concetto, quindi, non fresco di giornata, c’è l’ovvio, ma c’è anche troppo. Si può scherzarne, quando il nome si presta a giochi di parole o allusioni. Ma diventa tragedia quando il nome crea una gabbia che imprigiona il destino. Il vincolo di sangue merita rispetto quando individua una linea familiare unita dall’affetto.

Il nome è un diritto, parte stessa della propria identità. Ma può anche essere un destino. Per taluni può essere uno scivolo facilitatore, per altri un ostacolo. In qualche caso, insuperabile. Shakespeare descrisse una Giulietta che implorava Romeo di rinunciare al nome, ostacolo alla loro unione. Se anche la rosa non avesse questo nome, sarebbe comunque odorosa. Romeo accetta: “chiamami solo amore”. Ma la cosa poteva funzionare fra loro due, non con le loro famiglie: i due nomi, Montecchi e Capuleti, non erano conciliabili. Faide antiche? No, dilemma presente, in non poche vite. Credo siano in molti, fra i contemporanei, ad aver smarrito la memoria storica di cosa furono le persecuzioni razziali, che spinsero non pochi Ebrei, nella civile e colta Europa, a cambiare il proprio nome, sperando, così, di poter evitare la fuga. Per troppi non funzionò, e fu sterminio. Per alcuni funzionò, come ci ricorda Helmuth Schmidt, poi grandioso Cancelliere tedesco, socialdemocratico, nella cui famiglia scorreva un sangue ebreo da nascondere: riuscirono a mascherarsi e a sopravvivere, ma con ciò servirono anche nell’esercito nazista. Destino amaro e beffardo.

Il nome è una traccia della propria origine. Emulando gli alberi genealogici costruiti per l’araldica (diversi rami dei quali, più sempre che sovente, sono germogliati, diciamo così, da innesti praticati con generoso entusiasmo o coatto bisogno di progenie), anche il “borghese” prova un certo gusto nel risalire il proprio passato familiare. Ma, dopo qualche generazione, si entra nel mondo degli estranei, mentre, nelle generazioni più vicine, dai genitori ai nonni, ci si trova nella propria storia presente. Nella propria identità. Ecco, questo è il punto: a quel valore, a quell’immateriale cordone ombelicale, nessuno ha il diritto di chiedere ad altri di rinunciare. E se, per caso, la sorte e gli spostamenti hanno fatto sì che in quel nome sia contenuta un diversità, o anche solo una curiosità, rispetto agli altri con cui si è in quotidiano contatto, tanto meglio. Sarà occasione per parlare di quanto il mondo sia bello e vario, di quanto il mescolarsi rappresenti fonte di ricchezza. Per tutti.

Nell’educare i più giovani al rispetto del nome, però, si deve anche avere cura di abituarli a non sopravvalutarne il valore. Nel detto latino “nomen omen”, in un concetto, quindi, non fresco di giornata, c’è l’ovvio, ma c’è anche troppo. Si può scherzarne, quando il nome si presta a giochi di parole o allusioni. Ma diventa tragedia quando il nome crea una gabbia che imprigiona il destino. Il vincolo di sangue merita rispetto quando individua una linea familiare unita dall’affetto. Ne merita assai meno quando, in quel vincolo, s’introduce la protezione di gruppo e l’avversità verso gli altri. Diventa orrore quando suppone esista un popolo intero identificabile come sangue.

Il nome che ciascuno di noi porta è onorabile e meritevole di tutela, a patto che si sappia che siamo tutti bastardi. Evoluti, intelligenti, sani, proprio perché bastardi. Ciascuno orgoglioso della propria origine territoriale, con i pregi e i difetti di ciascuna cultura locale, ma tutti esecrabili se si suppone di poter affermare un inestinguibile legame di popolo, sangue e terra. Follie costateci già troppo. Che costano ancora troppo ad altri concittadini di questo mondo. In questa follia, pertanto, non c’è nulla che meriti rispetto.

Del resto, il nome, i nomi, più correttamente, tutti i nostri differenti nomi, il diritto di tenerceli, sono strumenti con i quali affermiamo un principio fondatore della civiltà: ognuno è diverso dagli altri. Il che è reso possibile e non pericoloso dal fatto che siamo tutti simili.

Davide Giacalone

www.davidegiacalone.it

@DavideGiac

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