Domani interrogo su merendine e detersivi

I ragazzi sono spesso vittime ignare di troppa televisione. I meccanismi della comunicazione pubblicitaria e delle trasmissioni a premio, oltre alla presenza costante di personaggi dal guadagno facile, possono regalare illusioni difficili da sfatare… La scuola provvederà a disintossicarli?

La notizia è stata così trasmessa da un’autorevole emittente radiofonica nazionale:

– «è allo studio una Legge che prevede l’ingresso nelle scuole dell’obbligo di almeno due ore settimanali dedicate all’analisi dei programmi televisivi. Queste verranno svolte da un insegnante di supporto. L’esigenza nasce dal fatto che molti giovanissimi passano da soli troppe ore davanti alla TV, la quale non sempre promuove degli esempi di virtù”. –

Per noi di @uxilia è un’ottima notizia che però arriva in ritardo. Infatti uno degli scopi statutari che ci siamo prefissati è proprio quello di salvaguardare i più giovani dalle “manipolazioni cerebrali” da parte dei media.

Già da parecchi anni ci occupiamo di questa «disintossicazione”, che viene svolta in particolare nelle scuole elementari della nostra regione. Sono proprio gli insegnanti e i presidi che sentono la necessità di far comprendere ai loro alunni quali sono i meccanismi della comunicazione pubblicitaria e dello sviluppo dei programmi televisivi e, di conseguenza, talvolta ci chiamano per operare in tal senso. Da un Tecnico Pubblicitario Professionista iscritto all’Albo mi presto volentieri a quest’attività di “insegnante esterno di supporto”, che svolgo ovviamente a titolo gratuito e che mi dà comunque tante soddisfazioni, dal momento che lavorare con i bambini è sempre un’esperienza bellissima.

Per spiegare come nasce una pubblicità e, soprattutto in certi casi, come va letta correttamente senza cadere nei tranelli dell’immagine associata. Il tutto si svolge “giocando” tra serietà professionale ed analisi umoristica. Il risultato è una classe attenta e divertita con, a chiusura dell’”ora di televisione”, una piena soddisfazione da parte degli insegnanti e alunni pronti a vedere con occhi più critici i messaggi della comunicazione pubblicitaria.

Sarà invece ben più difficile spiegare perché certi programmi televisivi regalino migliaia di euro a chi risponde a domande banali degne di una prima elementare. Con guadagni così facili, taluni ragazzi potrebbero essere indotti a pensare che nella vita sia estremamente semplice “arricchirsi” in breve tempo e senza troppa fatica. In questa categoria il personaggio che emerge su tutti è il calciatore professionista. Dividete la cifra che ha incassato per la stagione agonistica con il numero delle partite che lo vedranno impegnato nel campionato… il risultato è già da capogiro. Se poi questo lo dividete per il numero delle volte che ha toccato palla… una sola pedata vale quanto la vostra vacanza estiva.

Se su questo argomento è difficile offrirvi un commento nuovo oltre agli innumerevoli già scritti da autorevoli “moralisti televisivi”. È preferibile invece stuzzicare la mente chiedendoci come mai quelle cifre da Paperon de Paperoni non sono invece presenti quali investimenti nelle strutture scolastiche, nella ricerca scientifica, nell’assistenza sociale, ecc. La risposta è in gran parte presente nel tubo catodico della televisione. Sono temi che non divertono, non attraggono, non fanno audience e di conseguenza gli sponsor pubblicitari non pagano. Tranne quando si fanno le maratone televisive per raccogliere fondi destinati a varie azioni di carattere sociale e/o umanitario. Ma è un evento mediatico raro e stracolmo di pubblicità che serve solo a pagare una parte dei costi di regia. Oggi chi è presente in un programma televisivo è un personaggio che conta. È un qualcuno che ha scavalcato il muro di cinta del lazzaretto dove vivono i comuni mortali. Ha raggiunto la fama anche se locale.

La regola è sempre quella: “meglio essere un personaggio importante in un paesino che nessuno a New York”. Questo si potrebbe definire arrivismo egocentrico? Per la gran parte di noi abitanti il lazzaretto dei comuni mortali, proprio no. Siamo nati tra quelle mura e generazioni su generazioni ci hanno vissuto e trasmesso i loro insegnamenti morali, etici e di tolleranza. Siamo la moltitudine dell’umanità, quella che da sempre ha solo lavorato e vissuto la sua esistenza nel migliore dei modi a lei possibile. Alcuni programmi TV vogliono far credere alle “menti semplici” che invece tutti possono diventare qualcuno d’importante. Certo il concetto non è sbagliato, anzi è profondamente corretto e degno di merito, fonte di sprone per le nuove generazioni. Il problema è sul “come” diventarlo. Non dice che costa fatica e lacrime, ma vuol far credere che basta rispondere alla domanda: – mi sa dire quanti erano i sette re di Roma? – E grazie ad un “aiutino” e al suggerimento del presentatore.. se….set… rispondere gloriosamente SETTE! E subito si porta a casa una bella cifra con la quale pagare il concorso per partecipare al prossimo reality dove in 90 puntate giornaliere spiegheranno e insegneranno le basi fondamentali su come diventare un bravo falegname? No di certo…. ma un mediocre calciatore certamente sì. La fama di giocare in serie…D e la fortuna di sposare una “velina” fa gola a molti.

 

Paolo Maria Buonsante
Grafico e Tecnico pubblicitario

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