Università: disuguaglianza tra Nord e Sud

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Credits photo: farodiroma.it

La caratteristica peculiare dell’Università consiste nell’insegnare a studiare. La laurea è solo la prova che si sa studiare, che si sa acquisire formazione da se stessi e che ci si è trovati bene nei percorsi della ricerca scientifica… Se si è imparato ad imparare allora si è fatti per imparare. Una persona con una laurea è dunque una persona che sa meglio destreggiarsi nell’oceano della formazione. Ha ricevuto un orientamento
(Maria Montessori)

Parafrasando quanto scritto da Maria Montessori, donna che ha rivoluzionato con le sue teorie la pedagogia e l’educazione, l’Università non è un luogo utile esclusivamente come parcheggio. L’università è il posto in cui una persona più che altrove può acquisire un metodo di analisi critica. Eppure ancora oggi si fatica a trovare una riforma che renda questa bottega della formazione una fortezza invalicabile, specialmente nelle regioni del Sud Italia. Questo è chiaro anche se si analizza quanto scritto nella riforma del ministro Bussetti in tema di istruzione e ricerca, la quale ancora una volta pare andare a svantaggio proprio di quelle regioni che avrebbero bisogno di un svolta, quelle del Sud.

Università: cosa dice la Riforma

A dicembre 2018 è stato approvato ufficialmente il decreto firmato dal ministro dell’istruzione Marco Bussetti. Ad un primo sguardo questa nuova riforma si porrebbe come un toccasana per le assunzioni nelle Università. Grazie al turnover dei pensionati, si libereranno infatti all’incirca 2038 punti organico per i docenti. Tuttavia, la maggior parte di questi andranno a disposizione degli atenei considerati “più virtuosi”.

Tra questi le università con una spesa di personale inferiore all’80% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1, dunque gli Atenei di Bergamo (310%), Politecnico di Milano (237%), Milano Bicocca (186%), Varese Insubria (143%), Milano Statale (121%), Catanzaro (191%), Parthenope di Napoli (137%), Chieti Pescara (194%), Urbino (195%), Politecnico di Torino (138%), Torino (117%), Politecnico di Bari (129%), Piemonte Orientale (129%), Verona (132%), Venezia Ca’ Foscari (127%).

In fondo alla classifica c’è l’Università del Salento, con un turnover limitato al 57%. Ed è l’ateneo di Chieti-Pescara il più virtuoso al Sud: potrà assumere il doppio dei propri pensionati.

Sempre più studenti nelle Università del Nord

Tale maggiorazione degli insegnanti nelle Università del Nord andrebbe in parallelo al crescente esodo degli studenti del sud verso gli Atenei del Nord. Quasi un quarto dei diplomati del Sud (il 23,9 per cento) emigra nell’Italia centrale e settentrionale (metà e metà) per continuare gli studi nell’alta formazione.

In termini quantitativi, dei 685 mila ragazzi meridionali iscritti a un corso di laurea nell’anno 2016-2017, sono circa 175mila quelli che hanno fatto la scelta di spostarsi dalla terra d’origine: la maggior parte di questi, circa 153mila, per andare a studiare in un ateneo dell’Italia centrale e settentrionale. Quelli che invece hanno fatto la strada in senso inverso, andando a studiare nel meridione, sono appena 18mila, nemmeno il 2%.

Maria Grazia Sanna

Nata a Sassari il 14/08/1991, attualmente studio Comunicazione pubblica e d'impresa a Bologna e scrivo per Social News cercando di trovare connubio tra teoria e pratica. Appassionata di viaggi, cultura e politiche, ricerco sempre nuovi stimoli nelle esperienze quotidiane e in quelle all'estero. Ho vissuto in Francia come tirocinante, in Belgio come studentessa Erasmus e a Londra come ragazza alla pari ma questo è solo l'inizio. 

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