Saper leggere

Il testo che maggiormente offre strade ai processi di identificazione ed elaborazione è quello narrativo; più è metaforico, meglio è. Per essere digerito e metabolizzato dal ragazzo, deve anche passare per la bocca. Ciò implica la lettura a voce alta da parte di ciascun membro del gruppo.

Una signora entra in un centro sociosanitario di periferia. Cerca il consultorio, trova un cartello che espone ordinatamente ed in bella calligrafia giorni e ore per le diverse prestazioni fornite. La signora sosta parecchi minuti davanti al cartello, poi gira lo sguardo nell’implorante ricerca di un essere umano; si aggrappa al primo che trova: “Scusate, c’è il ginecologo?”. Segue una breve conversazione, nella quale viene ripetutamente invitata a fidarsi di ciò che sta scritto su quel cartello (la signora non è analfabeta). Alla fine, la signora se ne va. Dalla sua andatura titubante si evince solo che si sta chiedendo: “Ma che cosa ci sarà scritto su quel maledetto cartello?” Questa scena si ripete decine di volte al giorno. È uguale per gli utenti di sesso maschile di tutti gli altri servizi del Centro. Non è gente che non si fida dei cartelli scritti: non ha fiducia nella propria capacità di interpretarli.
Convinzioni generali sulle quali mi sono basata per promuovere la lettura:
1) il principio di significatività implica una scelta dei testi fatta a priori dall’insegnante, che ha come riferimento la sfera generale dei problemi di bambini/ragazzi in fase di crescita (problemi di evoluzione personale, ma anche le questioni morali che gli adolescenti si pongono, esempio giustizia e perdono, ecc) e le realtà particolari di ragazze e ragazzi che si hanno di fronte. Le prime reazioni dei ragazzi, in genere, offrono subito una verifica della significatività, indicano se e come si deve rettificare il tiro.
2) il testo che maggiormente offre strade ai processi di identificazione ed elaborazione è quello narrativo; più è metaforico, meglio è: protegge l’adolescente dai rischi di un’intrusione che lo spaventa e gli concede maggiore libertà di scelta su ciò che può accogliere o rifiutare. Il messaggio implicito dovrebbe essere positivo, ma non banale. Mi sono trovata bene con fiabe, aneddoti, storie di animali o di personaggi di altre epoche o ambienti, mentre il realismo contemporaneo di certi raccontini confezionati per ragazzi è quasi sempre insulso. La grande letteratura costituisce sempre la scelta migliore. Un tipo di testo che facilita molto la lettura è quello teatrale (o parti dialogate di testi narrativi), perché il piacere, la curiosità o la paura di impersonare, identificarsi, esibirsi, e la naturale teatralità dei ragazzi e della loro cultura materna è tanto forte che spinge quasi tutti ad affrontare la difficoltà tecnica. In questo campo, risulta importante introdurre il registro comico, per sua natura molto efficace.
3) la lettura deve essere eseguita a voce alta, sicura ed espressiva. Quindi dall’insegnante (una lettura stentata provoca reazioni ostili ed irritate perché ostacola i processi emotivi messi in moto dal testo). Ma per essere digerito e metabolizzato dal ragazzo, il testo deve anche passare per la bocca. Ciò implica la lettura a voce alta da parte di ciascun membro del gruppo. Come fare?
Grigliate che uccidono il testo – esempio di una pratica che si è rivelata utile:
presento un testo breve, che possa essere trascritto al computer su una sola pagina, a corpo grande (non meno di 14). Se ne trovano begli esempi nei quattro libri di lettura di Tolstoj. Già il titolo deve essere accattivante e, possibilmente, la prima frase significativa. L’insegnante legge per primo, molto lentamente. Poi invita a leggere chi se la sente, ma prima propone che ognuno segni a matita sul proprio foglio, mentre l’insegnante fa una seconda lettura, ancora più lenta, tutti i punti nei quali la voce cade e si ferma, individuando così i gruppi di senso. Se i ragazzi accettano, vuol dire che il testo ha funzionato, e la seconda lettura è accolta con piacere. La serie di sbarrette che spezzettano il testo come binari rassicuranti, e l’esempio dei compagni più coraggiosi, in genere invogliano a tentare anche i più sfiduciati. Se il testo è risultato molto significativo, sentirlo sei, sette volte di seguito non stanca. A questo punto, lascio al testo il tempo necessario per fare il suo lavoro. Nel corso della lezione successiva, chiedo se qualcuno si sente di raccontarlo con parole sue: è una verifica non solo di abilità cognitive, ma del modo in cui i significati profondi hanno agito sul ragazzo, rivelato da sottolineature e rimozioni, vuoti di memoria o interpretazioni personali. Inizio una discussione, evitando griglie e grigliate che uccidono il testo, e procedendo per domande personali e vive, in un’elaborazione collettiva, o individuale per chi ancora non ce la fa. Alla fine, qualcuno chiede sempre di scrivere il racconto, magari con il suo commento personale. Per gli altri, e solo alla fine, propongo una griglia di domande, non preconfezionata, ma preparata in base all’andamento della discussione, alle reazioni emotive, alle difficoltà individuali emerse nel corso del lavoro.
Un esempio di testo che ha avuto successo (da Tolstoj). Titolo: gli Indiani e gli Inglesi.
Gli Indiani, che combattevano gli Inglesi, fecero prigioniero uno di essi. Lo legarono poi ad un albero e si prepararono ad ucciderlo. Un vecchio Indiano si avvicinò e disse: “Non uccidetelo, datelo a me”. Il giovane prigioniero gli fu consegnato. Il vecchio Indiano lo liberò dalle funi che lo tenevano legato all’albero, lo condusse nella sua capanna, gli diede da mangiare e gli preparò un giaciglio per la notte. L’indomani mattina, l’Indiano ordinò all’Inglese di seguirlo. Camminarono a lungo, e quando furono vicini al campo inglese, l’Indiano disse: “I tuoi compagni hanno ucciso mio figlio: io ti ho salvata la vita. Va’ a raggiungere i tuoi compagni e continua insieme a loro a uccidere gli Indiani”. L’Inglese domandò stupefatto: “Perché ti burli di me? So che i miei compagni hanno ucciso tuo figlio. Ora puoi vendicarti”. L’indiano rispose: “Volevo ucciderti, ma mi ricordai di mio figlio, ed ebbi pietà di te. Ho parlato sul serio: va’ coi tuoi compagni e continua, se vuoi, ad uccidere gli Indiani”. E lo lasciò andare.

Carla Melazzini*
Associazione Maestri di Strada ONLUS Napoli

* Per undici anni era stata, insieme con il marito Cesare Moreno, maestra di strada nell’ambito del Progetto Chance e riferimento robusto per generazioni di educatori e operatori sociali. In suo ricordo il blog maestridistrada.blogspot.com, ne racconta il rigore nell’impegno sociale.

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