Leggere perché…

“Ho letto molto perché appartenevo a una famiglia in cui leggere era un vizio innocente e tradizionale, un’abitudine gratificante, una ginnastica mentale, un modo obbligatorio e compulsivo di riempire i vuoti di tempo, e una sorta di fata morgana nella direzione della sapienza”. Primo Levi

Così si legge nel brano di Primo Levi, proposto quest’anno agli esami di Stato. Quando ho letto il testo, ho subito guardato i ragazzi davanti a me, impegnati a riempire le pagine bianche del loro foglio. Mi sono chiesta se qualcuno di loro avrebbe saputo raccontarci della sua antologia personale, delle sue letture, dei suoi autori prediletti, in modo da tracciare il suo paesaggio letterario, culturale, ideale. Sono capaci i ragazzi di oggi, i miei alunni, di leggere lasciandosi coinvolgere e trasportare da un libro? Sono capaci di conoscere la grande gioia che proviene dalla lettura? Hanno mai incontrato un buon libro? Si sono mai appropriati del modo di pensare dell’autore, delle sue sensazioni, della sua immaginazione? Non sempre, a queste domande, ho saputo fornire una risposta. Nel corso di quest’anno scolastico, mi sono impegnata a far nascere, a coltivare, ad incrementare l’amore per la lettura. J.J. Rousseau, quando si è posto il problema di insegnare a leggere ad Emilio, ha risposto che il problema prioritario, essenziale, esclusivo, era solo quello di far nascere l’amore per la lettura. Così, seguendo la voce del pedagogista, ho costruito il mio percorso, osservando alcune regole: non obbligare a leggere; far nascere ed alimentare il piacere della lettura; creare negli studenti la curiosità per il libro. La lettura come piacere. Non soltanto come dovere. È un traguardo necessario che la scuola si deve prefiggere, soprattutto in un Paese dove, una volta terminati gli studi, in tanti non aprono più un libro. Ho scoperto che il piacere di leggere può scoccare in modo inatteso ed impensato, di fronte alla libertà di leggere un libro qualunque, solo se si ha voglia, senza condizioni, verifiche, obblighi. Una mattina ho tirato fuori dalla mia cartella un libro e ho cominciato a leggerlo ad alta voce. I ragazzi avrebbero potuto interrompermi in un qualsiasi momento se la lettura non avesse incontrato il loro interesse, o se non avessero provato passione, ma noia. Gli studenti, perplessi, hanno cominciato ad ascoltare. Qualcuno, incuriosito, ha iniziato a rivolgere domande sui personaggi. Infine, molti hanno chiesto di poter leggere quel libro. Ognuno ha cominciato a trarre le sue considerazioni e ha chiesto di discuterne in classe. Così, dimostrando interesse e curiosità, stimolando la fantasia e la sete di conoscenza, in punta di piedi, siamo entrati, attraverso la lettura, nel mondo e siamo riusciti a costruire una rete di emozioni, desideri, aspirazioni. Abbiamo messo in campo la nostra intelligenza e la nostra immaginazione. Solo così la lettura può aiutarci a riconoscere noi stessi, a crescere, a diventare più liberi e anche più allegri. Leggere è, infatti, interpretare, penetrare nel testo, entrare in comunicazione con l’autore, pensare con un altro. Ma è anche rispecchiarsi e conoscersi, dialogare con se stessi e con il mondo, sconfinare con la fantasia. Questo è il potere della lettura. Essa apre infinite strade verso i tesori dello spirito umano di tutte le epoche e di tutte le parti del mondo. Ci permette di raggiungere una profonda comprensione della vita e della gente, ci offre la più ampia possibilità di scelta. In Aforismi sulla Lettura, Paolo Mauri afferma che, se smettessimo di leggere, interromperemmo una catena virtuosa che ci consente di collegarci, anche senza internet, con il mondo del passato e del presente lontano da noi. Vivere senza leggere non è impossibile, molti lo fanno e lo hanno sempre fatto, ma, in breve, tutti diventeremmo molto più poveri. Inutile colpevolizzare la televisione o gli stimoli diversi che questa società fornisce ai giovani. Forse loro hanno solo paura. Paura di non capire o di perdere tempo nella lettura. Se noi adulti riuscissimo a trasmettere ai nostri ragazzi che gli uomini passano, i monumenti cadono in rovina, ma tutto ciò che l’umanità ha pensato, concretizzato, fantasticato, sentito, intuito sta nei libri, nei libri dei filosofi, nei saggi degli storici, nei componimenti poetici o nei libri di narrativa, che ci fanno percepire il mondo presente e ricostruire il passato, avremmo raggiunto un grande risultato e avremmo inculcato ciò che a noi pare ovvio, ma che i giovani ancora non sanno: non occorre fare tutte le esperienze per sentirsi pienamente realizzati… basta leggerle!

Margherita Catucci
Docente precaria di materie letterarie, presso l’IPSAR di Castel San Pietro Terme (Bologna)

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