La domanda che ogni volontario od operatore del Terzo Settore si pone è di costante verifica sulla sua capacità, nella prossimità all’altro, di incidere sulle situazioni di disagio sociale, sulla spinta impressa al loro superamento. L’indicatore è apparentemente facile se si misura nella quantità di servizi rivolti alle persone più vulnerabili, così come viene espressa nei numeri offerti dai responsabili delle politiche sociali. È molto meno scontato se è teso a misurare il Valore Aggiunto Sociale, quale peso in un bilancio in equilibrio tra investimenti attivati nei processi di empowerment ed il loro risultato, reso più complesso dalla variabilità dei processi di accompagnamento verso l’autonomia di ogni persona, con il proprio carico di storia che ne condiziona programmi e tempi. In tale contesto, non è indifferente l’intreccio, sempre più stretto, che nel servizio alle persone si è instaurato tra Pubblica Amministrazione e Privato sociale. La crisi economica ha creato un circolo vizioso che può mettere a serio rischio, da un lato la sopravvivenza di buona parte delle cooperative sociali o delle associazioni di volontariato impegnate nei servizi alle persone, dall’altro la qualità del servizio erogato. Da ciò nasce quella visione strabica che accompagna molte realtà in una perenne ambivalenza di scelte tra etica-valori e gestione di servizi professionali, lavoro sociale e volontariato, movimento culturale e politico nella difesa dei diritti dei più deboli ed organizzazione. Un passaggio segnato da uno scenario completamente mutato, che va ben oltre gli schemi e sconvolge le vecchie categorie di bisogni, verso le quali anche i modelli di accompagnamento più consolidati stentano a reggere. Un’analisi realisticache impone un cambiamento, possibile se si individuano i semi di una rinascita intrinseca alla crisi stessa. Due i dati di fatto che ne alimentano la speranza: la volontà di esistere e resistere e la condizione mutata dei soggettied il loro ruolo, che da passivo deve diventare attivo attraverso un diretto coinvolgimento nella gestione delle risorse. La prima non viene data per ipotetica, poiché si manifesta nella pratica esercitata, spesso con forza innovativa, nella capacità di perseguire percorsi nuovi, non privi di ostacoli, ma che ne sottolineano, a maggior ragione, la spinta profetica esercitata dalla potenza dei segni. La seconda entra di prepotenza per muovere la storia con l’affermazione del diritto/dovere, in capo ad ogni soggetto, di diventare protagonista del proprio tempo e partecipe consapevole delle scelte che lo riguardano. La concretezza ed il pragmatismo operativo si affidano al dibattito legislativo e riorganizzativo di tutto il Terzo Settore. L’anima del Volontariato e del Terzo Settore, che ci salvaguardi tuttavia da un esercizio teorico, va cercata ed alimentata nella potenza delle risposte già in atto. Quand’anche ancora sperimentali, esse sono già indicative di una visione prospettica anticipatrice dei tempi. Un esempio per tutti: il prezzo di sangue pagato a Castelvolturno. Oggi una realtà, nelle Terre di Don Beppe Diana, con l’uso sociale dei beni recuperati alla camorra. Un insegnamento per tutti, che ci impone percorsi di pace. Una via che porta alla riscoperta delle origini del Volontariato e delle sue spontanee trasformazioni. Un traguardo da raggiungere insieme ai più deboli, affinché nessuno continui a rimanere escluso e solo lungo la strada.
Pier Luigi Stefani
Volontario Presidente di Arc-en-ciel e del Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Bologna