Quale futuro al Volontariato?

Anche il Volontariato si sta interrogando sul suo futuro e sulle regole che si vuole dare rispetto alle altre forme solidaristiche, al fine di caratterizzarsi. A livello nazionale, si è aperta una discussione su una riforma strategica del sistema, che ha trovato consenso su una proposta costituente del terzo settore, aperta dal Libro Bianco sul Welfare del ministro Sacconi.

La legge 266 del 1991 ha segnato un punto importante di riferimento per il Volontariato in Italia, per la sua qualificazione, per lo sviluppo e per la promozione della cultura della solidarietà. Con queste basi, è cresciuto ed ha potuto esprimersi in pienezza, realizzando il principio di solidarietà sociale sancito dall’articolo 2 della Costituzione, quale valore fondante del nostro convivere civile. Tra gli anni ‘90 ed il 2000, sono nati i Centri di Servizio rivolti al Volontariato. Grazie alle risorse messe a disposizione dalle Fondazioni di origine bancaria, hanno potuto sostenere, in maniera del tutto originale, la crescita e lo sviluppo del volontariato, anticipando il principio di sussidiarietà sociale, scritto successivamente nell’articolo 118 della Costituzione. A conferire dignità al Volontariato ha contribuito, a macchia di leopardo, la partecipazione ai piani di zona, in attuazione alla legge 328 del 2000. Nel frattempo, la società si è evoluta ed è diventata sempre più difficile da interpretare e complessa nell’articolazione delle norme che la governano. In questo scenario, si è innestata la crisi economica dei nostri giorni, che ha condotto tutti ad una riflessione, i cui esiti hanno portato ad un mondo diverso, dove il paradigma della crescita a tutti i costi è stato sostituito da quello della consapevolezza che la produzione è al servizio della società. Anche il Volontariato si sta interrogando sul suo futuro e sulle regole che si vuole dare rispetto alle altre forme solidaristiche, al fine di caratterizzarsi. A livello nazionale, si è aperta una discussione su una riforma strategica del sistema, che ha trovato consenso su una proposta costituente del terzo settore, aperta dal Libro Bianco sul Welfare del ministro Sacconi. La normativa che riguarda il volontariato è leggera e, alle volte, lascia spazio a dubbi interpretativi. Troviamo le regole che ci guidano in parte nel Codice Civile, altre volte le mutuiamo dal diritto societario. Il decreto 460/97 tratta perlopiù gli aspetti fiscali delle onlus, ma poco dice su altri aspetti delle organizzazioni non lucrative. La legge 266/91 identifica i caratteri salienti del volontariato, ne traccia la gratuità e ne definisce gli ambiti. Sta maturando l’idea di una proposta di legge tendente a garantire il ruolo di autonomia di indirizzo e di governo del Volontariato, volta a promuovere forme di collaborazione tra i soggetti che operano nel terzo settore, al fine di mettere in rete risorse gestite in maniera paritetica. Si sente il desiderio di fare chiarezza su alcuni aspetti, alla luce delle novità legislative degli ultimi anni: ruolo sussidiario del volontariato, piani regolatori sociali di zona, ecc.
Alcuni ambiti sui quali fare chiarezza saranno:
• le modalità di messa in rete del Volontariato;
• il supporto da fornire al Volontariato: servizi, sostegno, formazione, ecc.;
• la valorizzazione dei Centri di Servizio al Volontariato, ritenuti ormai strumenti prossimi, efficaci, consapevoli e con una spiccata capacità di interpretare le esigenze del volontariato, in sinergia con gli altri attori dello scenario sociale;
• la chiarezza sulla normativa fiscale, sugli adempimenti burocratici, e sulle agevolazioni, tenendo conto di tutti gli aspetti di una società sempre più articolata. Riconoscere l’importanza del volontariato, e salvaguardarne la dignità, passano attraverso delle regole che dovranno per forza essere a maglie larghe per non imbrigliarne l’originalità e la peculiarità. Condizione necessaria della sua valorizzazione è lasciare ad esso libertà di azione, affinché esprima al meglio la sua capacità di interpretare le necessità e fornire risposte culturali immediate, semplici, efficaci. Tutto questo implica una fortissima assunzione di responsabilità da parte di tutti. Prendendo il via da una visione chiara dei problemi di un mondo sempre più eterogeneo, si deve sfociare in un insieme di regole che permettano ai particolarismi di esprimersi e si pongano al servizio dell’interesse generale. Il 2011, proclamato dal Parlamento europeo Anno del Volontariato, sarà un laboratorio interessante di idee, dal quale potranno emergere proposte per elaborare modelli di intervento al fine di rafforzare le organizzazioni non lucrative e aumentare la consapevolezza del loro valore nella società.

Sergio Raimondo
Presidente del CSV, Centro Servizio Volontariato, Friuli Venezia Giulia

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