Passione e volontà, spinta vitale del terzo settore

Dal 1999, Intervita opera con progetti di sviluppo ed obiettivi di autosostenibilità per le popolazioni di quattordici Paesi del Sud del Mondo. Pone la massima attenzione alla progettualità dell’azione ed agli interventi a tutela dei diritti dell’infanzia e delle donne, in particolare rivolti alla parità di genere. Un’esperienza che, come sottolinea il direttore generale di Intervita, Daniela Benacchi, ha permesso di far emergere affinità e differenze tra la realtà del terzo settore italiano e quella presente nelle altre nazioni europee. In Italia, il terzo settore è fortemente frammentato. È determinante puntare maggiormente su progetti che pongano al centro l’autonomia dei beneficiari, convincendosi sempre più, come crede fermamente Intervita, che sia da superare la logica assistenzialistica, capace solamente di un aiuto di breve durata. È una priorità, insieme a quella di un aumento auspicabile di sensibilità da parte del Governo verso la cooperazione internazionale. Ha stupito il repentino aumento delle tariffe postali, entrato in vigore il 1° aprile 2010, che tanto sta colpendo l’attività di comunicazione, informazione e sensibilizzazione del terzo settore. Il lavoro di molte organizzazioni non governative, oggi, è molto duro. Operano in contesti di grave conflitto, sostenendo le difficoltà dei governi locali. Ciò determina, molto spesso, che le stesse diventino bersagli innocenti e testimoni scomodi. E questo può portare, purtroppo, a minare la fiducia nelle ong da parte dei cittadini. Il rapporto con i donatori, infatti, è basato sulla fiducia, specie in quelle ong che, come Intervita, ricevono supporto da cittadini privati. La situazione più dannosa risiede nel subire una crisi di reputazione, che si riverbera su tutto il settore, in quanto le ong, eticamente, si basano su condivisioni di valori. Tra i temi prioritari nell’agenda di molte ong, oggi c’è l’eventuale passaggio a fondazione. Una soluzione che porterebbe ad una migliore governance e ad un maggiore controllo legato alla necessità di trasparenza. Di conseguenza, ad una maggiore garanzia per i donatori, specie nel caso di ong con basi associative molto allargate.

Maria Rosa Dominici

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