Il Forum Nazionale del Terzo settore

Proprio alla luce dell’ultima crisi economica e sociale che stiamo vivendo il Terzo Settore ha la responsabilità di proporre un nuovo modello di sviluppo sostenibile che sia strumento per il benessere e l’autorealizzazione delle persone, ”ricivilizzare l’economia” potrebbe essere la scommessa per un futuro migliore.

Importante è capire la mission e gli ambiti di intervento del Forum. Ma anche valutare la legislazione italiana ed il punto di vista giuridico, l’importanza per il PIL e per il futuro del Paese. “Siamo organizzazioni del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione sociale, profondamente radicate nella società italiana e attive da anni nella vita del Paese. Realtà diverse per storie, culture e modelli organizzativi, ma unite dalla condivisione di forti valori comuni: la dignità della persona e l’uguaglianza dei diritti come base del patto di cittadinanza; la dimensione comunitaria e partecipativa come orizzonte di una possibile convivenza che promuove pace e legalità”. Questo è l’incipit del “Manifesto del Forum Nazionale del Terzo Settore – Identità e Patto Associativo”, dal quale si evincono chiaramente i valori comuni fondanti di solidarietà, uguaglianza, fraternità, legalità e libertà di cui è portatore il Forum. Nasce negli anni ’90, come risposta all’esigenza diffusa nel Terzo Settore di mettere al servizio del Paese, in maniera più incisiva ed unitaria, la grande risorsa di democrazia, partecipazione civica e concretezza che possedeva e che il Paese aveva difficoltà a trovare. Le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, la cooperazione sociale, le organizzazioni della cooperazione internazionale fecero la scommessa di presentarsi in forma unitaria agli interlocutori politici ed alle altre espressioni della società italiana. Il Terzo Settore godeva, e gode tuttora, di una forte considerazione pubblica, un grado di fiducia attorno al 75%, fiducia basata sulle risposte ai problemi sociali che concretamente, ogni giorno, è in grado di fornire. Assumere e svolgere il ruolo di parte sociale era ed è uno dei principali ruoli svolti dal Forum Nazionale del Terzo Settore. Proprio per la mission che gli viene affidata dalle associazioni aderenti, di essere soggetto di rappresentanza, possiamo ricordare a questo proposito il ruolo avuto nella riforma Bassanini (riordino della pubblica amministrazione), nella formulazione della L.328/00 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), e il principio di sussidiarietà, che trova dignità costituzionale con la modifica dell’art 118 della Costituzione. Oggi, ad oltre dieci anni di distanza, sicuramente lo scenario è differente, non mancano i segni di una perdurante crisi morale, lo scenario politico e sociale sono in profondo mutamento. Sul versante politico ci si sta sempre più muovendo verso uno schema bipolare e il versante sociale si sta evolvendo verso un progressivo invecchiamento della popolazione, la precarizzazione e la crescita dell’immigrazione. Il Terzo settore ha di fronte a sé nuove sfide da affrontare: la svolta individualista che non favorisce l’impegno personale nelle organizzazioni, la tentazione di non appiattirsi sui servizi divenendo solo un gestore e tralasciando la sua primigenia missione allo sviluppo di una società sempre più coesa e responsabile. Il Terzo Settore è cresciuto e si è dotato di strumenti sempre più adeguati per rispondere alle sfide che gli sono proprie, ma non è riuscito ad affermare pienamente la propria specificità nella società Italiana e l’autonoma politicità nel rapporto con le istituzioni. Al riconoscimento del ruolo non si è associato un accompagnamento dello spazio pubblico in cui operare. Il Terzo Settore si è trovato spesso relegato a funzioni di mero gestore di politiche sociali da altri definite. Il ruolo del Terzo Settore deve quindi essere ripensato per gli anni a venire, secondo nuove strategie. Il ruolo del Forum Nazionale del Terzo Settore sarà sempre più quello di dare voce alle organizzazioni del Terzo Settore che coinvolgono milioni di cittadini, cercando di incidere nella “agenda pubblica” del Paese. Proprio alla luce dell’ultima crisi economica e sociale che stiamo vivendo, il Terzo Settore ha la responsabilità di proporre un nuovo modello di sviluppo sostenibile, che sia strumento per il benessere e l’autorealizzazione delle persone. ”Ricivilizzare l’economia” potrebbe essere la scommessa per un futuro migliore. Il Terzo Settore è una risorsa decisiva per l’innovazione delle politiche economiche. I numeri che in questo campo esprime il Terzo Settore sono significativi: da una ricerca di Unioncamere del novembre 2007, risultava che l’intero no profit contava circa 800.000 posti di lavoro (pari al 3,5% dell’occupazione nazionale) esprimendo circa l’1,6% del PIL nazionale.
Le imprese sociali mantengono un equilibrio tra la dimensione economica e quella ideale della propria azione e sono anzitutto volano di partecipazione e di nuova cittadinanza. Sono un attore sociale che possiede conoscenza ed esperienza che possono positivamente confrontarsi, integrarsi e contaminarsi con il resto del mondo economico. Non solo. Le sfide che la società italiana ha di fronte sono moltissime, dalla famiglia all’integrazione sociale, dall’emigrazione alla globalizzazione, alla sicurezza. Per questo, il Forum Nazionale del Terzo Settore ha cercato di elaborare, con la scrittura del libro verde, uno strumento che aiuti ad interrogare l’intero Terzo Settore, ma con lui l’intera società italiana, dalle forze politiche alle altre forze sociali, su quali paradigmi debbano muoverci e quali siano le priorità che abbiamo davanti per una società più consapevole, in cui tutti abbiano la possibilità di essere soggetti e non oggetti della politica. Per fare tutto ciò, uno degli scogli che si trova sicuramente davanti il Terzo Settore è una legislazione che deve essere sincronizzata: siamo infatti in presenza di una disorganica stratificazione legislativa che, da un lato, alimenta contraddizioni negli assetti e complica la vita ai soggetti interessati, dall’altro, contiene delle rigidità difficilmente compatibili con gli elementi di flessibilità ed innovazione intimamente connessi alla natura dal Terzo Settore. D’altro lato, non è efficace nel prevenire gli abusi. Molto è stato scritto sulla sempre più necessaria revisione organica della legislazione riguardante il Terzo Settore, che diviene sempre più urgente. Una revisione che sia in grado di definire non solo il livello nazionale, ma anche quello regionale, proprio in vista del percorso federalista avviato nel nostro Paese, in modo da offrire orientamenti e strumenti per armonizzare le legislazioni regionali evitando quelle disparità e difformità che già oggi si vedono nelle nostre regioni. L’esigenza di organicità, tuttavia, non può essere declinata in termini di negazione delle specificità che continueranno a caratterizzare le diverse esperienze ricomprese nel Terzo Settore. Una legislazione che parta dai principi costituzionali presenti negli artt. 2 e 18 della Costituzione, in base ai quali le formazioni sociali intermedie sono luogo irrinunciabile della democrazia e dell’esercizio della sovranità popolare. Tutto questo comporta uno sforzo di unità e di capacità di confronto per tutto il Terzo Settore che, se capace di affrontare queste sfide, potrà collaborare a dare alla società un nuovo slancio positivo.

Andrea Olivero
Portavoce del Forum del Terzo Settore
Presidente nazionale delle ACLI, Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

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