Donare senza nulla in cambio

“Dovremo saperci educare, gli uni agli altri a sapere che non elimineremo l’incertezza dalle nostre vite, ma che è possibile riconoscerne le potenzialità generative. Che è possibile coltivare una speranza che apprenda a essere amica dell’incerto, dell’inatteso, dell’improbabile. Che ci aiuti a riconoscere nella nostra profonda incertezza quotidiana i segni di possibili nuovi inizi già in atto” (S. Manghi, 2009)

L’impegno volontario di una persona all’interno di un’organizzazione di volontariato è una delle espressioni più alte di gratuità. Dalla Carta dei Valori del Volontariato ricaviamo una delle migliori definizioni di gratuità: “la gratuità è elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto alle altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile. Ciò comporta assenza di guadagno economico, libertà da ogni forma di potere e rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti. In questo modo diventa testimonianza credibile di libertà rispetto alle logiche dell’individualismo, dell’utilitarismo economico e rifiuta i modelli di società centrati esclusivamente sull’avere e sul consumismo. I volontari traggono dalla propria esperienza di dono motivi di arricchimento sul piano interiore e sul piano delle abilità relazionali”. Gratuità è intesa non solo dal punto di vista economico quale prestazione non remunerata, ma come disponibilità disinteressata a vivere una prospettiva di relazioni solidali con gli altri, condivisione delle esperienze di vita più difficili, sviluppo e valorizzazione del bene comune. La dimensione del dono è vissuta nell’agire, nel servizio, nell’esperienza di condivisione. Accanto a questo aspetto, è fondamentale che il volontariato viva e riscopra la dimensione dell’agire politico, della conoscenza, della tutela e del rispetto dei diritti delle persone, partecipi alla rimozione degli ostacoli che generano svantaggio, esclusione e perdita della coesione sociale, concorra a programmare e valutare le politiche sociali e sanitarie ambientali e comunitarie, in pari dignità con le istituzioni pubbliche, cui spetta la responsabilità primaria della risposta ai diritti delle persone.

Gratuità è un modello sociale di sperimentazione possibile, che permette alle persone di poter agire allargando la scena del confronto sociale all’interno di contesti dati senza perdere la possibilità di produrre immaginazioni ed azioni sociali, continuando a ricercare un senso possibile nell’ interazione con gli altri.È consapevolezza della fragilità dell’agire umano, ma, al contempo, possibilità di scoprire l’incanto di donarsi agli altri, aumentando le proprie possibilità di vivere la vita senza limitarsi a subirla. È uno dei mezzi possibili per cimentarsi con esperienze di scambio e auto aiuto che attraversano confini di stati, nazioni, appartenenze, aprendosi all’esperienza dell’orizzontalità senza demonizzare il potere, ma ricollocandolo in una sperimentazione continua che permette di perseguire l’utopia della ricerca del bene collettivo, contrastando la legge del denaro e del mercato quale unica logica che regoli i rapporti fra gli uomini e la legge del più forte. Gratuità è un modo possibile per sostare nella complessità senza essere sopraffatti dall’ansia e dall’insicurezza del non saper navigare nel mare dell’imprevedibilità del nostro essere al mondo, per ridarsi il tempo di cercare una rotta possibile per districarsi nel caos delle interazioni flessibili, precarie, instabili, aprendosi all’imprevisto, alla novità, all’inatteso. Consapevoli che è attraverso le nostre interazioni quotidiane più elementari che possiamo aprirci verso la comunità-destino di cui facciamo parte, riconoscendone e riconoscendoci le risorse creative. È una possibilità per perseguire percorsi di benessere sociale del singolo e della comunità. È in questo orizzonte che il lavoro di rete con altri soggetti del terzo settore e con le istituzioni rimane la frontiera progettuale su cui investire, sia per leggere i problemi complessi che investono la nostra società, sia per provare ad individuare insieme soluzioni e servizi nuovi.

Va riletta e ricollocata anche la formazione congiunta tra operatori, volontari, cittadini, come strumento possibile per accrescere le competenze dei singoli e della comunità, condividere i diversi punti di vista, abbattere pregiudizi tra organizzazioni diverse, co-costruire rappresentazioni comuni che permettano di creare le condizioni per sperimentare nuove modalità di risposta a problemi complessi e costruire un canovaccio sul quale tessere un nuovo racconto, la cui trama centrale non sia solo frutto delle regole del mercato.Con la consapevolezza che il battito d’ali in Giappone può generare tempeste nella borsa di New York, mettendo in crisi il rassicurante Paese delle certezze, di cui spesso crediamo esserne parte per ”diritto divino”. Vivere e stare nella complessità significa non rinunciare a credere che sia possibile apportare un contributo alla costruzione del nostro essere al mondo con gli altri verso una società-mondo che si prenda cura delle persone e della natura di cui siamo parte. La gratuità è una scelta possibile che apre verso gli altri, evitando l’impasse del solipsismo o dei ritiri autistici nel Paese delle certezze. Perché, per definizione, trova la sua realizzazione nello scambio di relazioni non mercificabili in valute che rischiano di diventare presto obsolete, o valide solo in confini angusti e ristretti, e contaminati dal contingente. Gratuità rimane un antidoto ancora possibile per sfuggire al rischio di ritrovarci nella Fattoria degli Animali pensando che per sorte ci possa appartenere solo la partecipazione a miracolose fabbriche di prestigiosi talent show e per evitare di scivolare in un sonno senza incubi perché abbiamo sedato la coscienza.

Chiara Rubbiani
Direttrice Centro Servizi per il Volontariato di Modena

Cinzia Migani
Presidente @uxilia Emilia-Romagna

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