Se è vero che l’arte dell’ascolto rientra fra i requisiti di un buon lettore, allora educare la sensibilità e le conoscenze attraverso la musica risulta essere un compito che va ben oltre il semplice aspetto pedagogico. Sarebbe importante fare rete e scambiare notizie e documentazioni, creare un archivio unico di questo materiale, produrre una newsletter in formato elettronico dove si dibattano i problemi della didattica, organizzare seminari di studio e di aggiornamento.
Poiché la parola dei poeti è ispirata, si potrebbe sostenere che viviamo nel montaliano “solco dell’emergenza”. Emergenza che assume, come in altri settori della vita pubblica, il carattere di consuetudine, abbandonando l’elemento di straordinarietà che ne configura il significato originario. Tuttavia credo valga la pena sottoporre all’attenzione dei lettori le due esperienze di cui accenno qui di seguito, perché immagino servano a mettere in evidenza che il lavoro, mio e di altri colleghi ed amici, sia comunque rivolto all’uscita dallo stato di emergenza per diventare, questa almeno è la speranza, il tanto sospirato modo di vivere in un Paese “normale”. Da oltre un decennio mi occupo nei miei corsi e nelle mie ricerche di legare l’ambito della letteratura a quello dell’esperienza musicale, di costruire tanto dal punto di vista storico quanto da quello estetico il cammino delle arti nella definizione della storia e della mentalità di questo Paese. Le esperienze di cui rendo conto brevemente sono appunto i luoghi cruciali che articolano questa esperienza. Il Centro Internazionale della Canzone d’Autore. Nasce da un’iniziativa promossa da Lucio Dalla, Davide Rondoni, Marco Alemanno, Francesco Giardinazzo e Valerio Grutt legata al Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna e corroborata da un comitato scientifico composto, oltre che dai soci fondatori, da professionisti italiani della musica, della comunicazione e della letteratura quali Gian Mario Anselmi, Franz Campi, Guido Elmi, Walter Gatti e Marco Tutino.
Scopo del Centro è approfondire lo studio della canzone d’autore, essere luogo di scambio e confronto tra i giovani, gli autori e gli studiosi italiani e internazionali, organizzare seminari di studio e laboratori internazionali sui settori artistici, tecnici e di sviluppo economico legati alla canzone d’autore d’approfondire i nuovi legami tra canzone e altre forme d’arte, nonché tra canzone e nuove forme e nuove tecnologie di comunicazione. I primi due corsi “La canzone è l’arte dell’incontro” e “Mio fratello è figlio unico. Canzone d’autore e identità nazionale” (con la collaborazione di Cristiano Governa, il quale ha condotto “Andata e ritorno: melodie per gli occhi” sulla storia del videoclip e il ciclo di presentazione di libri “Canzoni stonate: l’unica regola è romperla”) hanno avuto come ospiti Claudio Lolli, Giovanni Lindo Ferretti, Lucio Dalla, Vinicio Capossela, Guido Elmi, Elio e Morgan.Da quest’anno il corso figura come insegnamento ufficiale – è la prima volta che accade nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Ateneo bolognese – di “Forme e stili della lingua poetica nella canzone italiana contemporanea” (Corso di Laurea in Italianistica, Culture Letterarie Europee, Scienze Linguistiche). Dedicato a “Vicini mondi lontanissimi. Trame e traiettorie dell’utopia”, il corso è partito giovedì 4 febbraio e si concluderà il 25 marzo prossimo (le lezioni si tengono il giovedì e il venerdì dalle 17,00 alle 19,00 presso l’Aula C di Via Zamboni 34), ed è aperto non solo agli studenti ma anche a quanti siano interessati all’argomento. Saranno ospiti Francesco Gazzè (giovedì 4 marzo), Walter Gatti (venerdì 5 marzo), Tito Schipa Jr. (venerdì 19 marzo) autore della prima “opera rock” italiana “Orfeo 9”, Monica Affatato e Luca D’Onofrio autori del docu-film “La Voce Stratos” (giovedì 25 marzo).Nel luglio del 2008 si è tenuto il festival “LYRICS – Autori di canzoni” con la direzione artistica di Franz Campi e Valerio Grutt. La precedente edizione ha ospitato, tra gli altri, Angelo Branduardi, Niccolò Fabi, Neffa, Valeria Rossi. Il sito web si trova all’indirizzo www.centrodellacanzone.net ed è gestito e alimentato dai collaboratori del Centro.
Al suo interno le aree fondamentali sono quelle delle news, dei corsi, degli eventi, dell’archivio. Il sito web genera una newsletter rivolta ai frequentatori dei corsi, agli utilizzatori del web, agli appassionati della canzone d’autore, ai musicisti e agli operatori del settore, ai media. L’obiettivo è quello di essere spazio di informazione, ma anche di dialogo, di riflessione e dibattito sul tema della canzone d’autore. L’attività del Centro Internazionale della Canzone d’Autore, interna a quelle del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, è resa possibile dal sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. La biblioteca e l’isola sonora. Una biblioteca è fatta di stanze, nelle quali scaffali più o meno imponenti accolgono i volumi che attendono di essere consultati, letti, e di nuovo riposti. Se ne percorrono i corridoi, da una stanza all’altra, da un regno all’altro, e ad ogni svolta una nuova domanda in cerca di una nuova risposta. Fin qui è tutto come dovrebbe essere, più o meno. Ma in questa biblioteca esiste un angolo molto particolare, che tuttavia occupa a pieno diritto un posto importante: è l’angolo dell’armonia, ossia la collezione musicale – cd e video – di cui la Biblioteca Roberto Ruffilli (attualmente diretta dal Prof. Andrea Cristiani, coadiuvato da uno staff competente e attento) della sede universitaria di Forlì dell’Università di Bologna si è dotata con intelligenza e lungimiranza, creando una realtà tutta particolare non solo all’interno della biblioteca stessa, ma anche nei confronti delle altre biblioteche della Romagna. Se è vero che l’arte dell’ascolto rientra fra i requisiti di un buon lettore, allora educare la sensibilità e le conoscenze attraverso la musica risulta essere un compito che va ben oltre il semplice aspetto pedagogico, interessando gli aspetti più ampi di quella che può essere la formazione e l’affinamento della capacità di esplorare e di essere accolti in mondi sempre nuovi, quasi a ripercorrere idealmente attraverso le note quelle stanze che materialmente attraversiamo in cerca di risposte o di altre e più stringenti domande. Si tratta di una collezione “in progress”, aperta alle varie forme dell’esperienza musicale: dalla musica “classica” a quella contemporanea; la canzone d’autore e della tradizione italiana, il rock “progressivo” italiano ed internazionale; un’ampia sezione è dedicata alla musica jazz, al blues e al rock nelle sue diverse declinazioni. Sono stati acquisiti inoltre dei dvd che testimoniano attraverso immagini e documenti inediti come la storia della musica serva senz’altro ad aiutarci a ricostruire ed interpretare le stagioni più controverse del nostro passato.
È per questo che l’isola armonica, come tutto quello che si può trovare a disposizione nelle altre sale della biblioteca, è un approdo salutare e benefico per la nostra sete di viaggio e di avventure, tra gli infiniti percorsi che possono essere immaginati e compiuti. Cosa si potrebbe fare ancora? Bisognerebbe creare un raccordo fra queste realtà in ambito nazionale, scambiare notizie e documentazioni, creare un archivio unico di questo materiale, produrre una newsletter in formato elettronico dove si dibattano i problemi della didattica oltre che della gestione e dell’amministrazione di banche dati e via di seguito, organizzare seminari di studio e di aggiornamento dedicati agli operatori del settore e ai docenti che si occupano di questo aspetto disciplinare; fare in modo che queste esperienze entrino in contatto con la IASPM (l’associazione internazionale di studi sulla popular music, presieduta in Italia dal prof. Franco Fabbri). Insomma sarebbe necessario che dalla condizione insulare si creasse una vera e propria rete-arcipelago che possa tenere insieme e rendere disponibile al maggior numero possibile di utenti non solo informazioni ma scambio vero di conoscenze. Mentre tutti reclamano autonomia, a me sembra necessario, proprio per uscire dall’emergenza, rifarsi al concetto di unità, costruire ponti piuttosto che progettare egoismi a diversi livelli, i quali polverizzano la nostra stessa capacità di produrre cultura di livello e danno così ragione a quanti immaginano che spendere soldi per la cultura sia una spesa senza ritorno visibile. Cercando di concludere. Le cose di cui ho fatto cenno in queste pagine riguardano sostanzialmente una sfida: una sfida educativa, una sfida sociale, una sfida all’inaridimento delle fonti vitali di approvvigionamento culturale rappresentato dalle voci di spesa che lo Stato e gli altri Enti sono disposti ad affrontare – e, come si sa, l’emergenza riguarda essenzialmente i tagli indiscriminati a tutto e a tutti, il corrispettivo demenziale della distribuzione a pioggia incurante di meriti e di etica nella ricerca e nella didattica. Naturalmente la ricaduta si paga in intelligenze, potenzialità, avanzamento del sapere, in una parola ciò che rende migliore una nazione e non semplicemente un suo settore, seppur importante come l’Università. L’Università ha bisogno della società e viceversa. Lo Stato deve essere intermediario e arbitro nella regolamentazione di questa necessità reciproca, perché è solo così che possiamo sperare in una vera razionalizzazione del rapporto fra spesa e risultato – come il tanto decantato modello americano, decantato solo a parole però, ci insegna. Che un nuovo insegnamento venga attivato in un momento di contrazione dell’offerta formativa e di generale impazzimento di metodi e criteri è certamente una notizia confortante, un buon auspicio, anche se è doveroso ricordare che il sostegno economico è a carico del Centro Internazionale della Canzone che sostiene il progetto e, diciamo così, apre una finestra sul mondo degli studi di livello superiore. Speriamo di riuscire a costruire contatti anche con altri atenei, a costruire una rete di saperi e di offerte relative al mondo della musica e dello studio della canzone come documento e testimonianza della nostra storia e della nostra cultura. Almeno qui, cambiare musica sarebbe essenziale, altrimenti buona notte ai suonatori.
Francesco Giardinazzo
Docente di Teoria e Analisi del Testo presso la Scuola Superiore di Lingue Moderne dell’Università di Bologna. Membro del CDA del Centro di Poesia Contemporanea e del Centro Internazionale della Canzone d’Autore