Attraverso un gruppo di volontari denominato Gruppo carcere, la Comunità di San Martino al Campo opera settimanalmente all’interno della Casa Circondariale di Trieste. Il lavoro viene svolto prevalentemente in modo autonomo, ma viene svolto anche in affiancamento a don Mario Vatta, fondatore della Comunità e presenza ormai storica a fianco ed a sostegno dei detenuti. Il Gruppo carcere è composto da una decina di membri, ciascuno dei quali dotato di compiti specifici e ben individuati. Il lavoro viene strutturato nel modo seguente: attraverso colloqui individuali, quattro volontari provvedono ad incontrare le persone detenute, al fine di rispondere, laddove possibile, alle loro svariate esigenze (semplice ascolto, sostegno, mantenimento dei contatti con il legale e/o con la famiglia e/o con i servizi sociali, ecc.), mantenendo, inoltre, un costante rapporto con il complesso delle figure istituzionali, tra le quali gli educatori del carcere, gli assistenti sociali dell’Ufficio esecuzione penale esterna, gli agenti di Polizia penitenziaria, ecc.; due volontarie provvedono alla distribuzione sistematica del vestiario ai detenuti indigenti o, più genericamente, in situazione di difficoltà materiali; un’altra volontaria svolge un fondamentale servizio di segreteria, finalizzato sia a mantenere attiva la sempre più frequente corrispondenza con i detenuti, sia a raccordare il lavoro dei volontari con le richieste che giungono dall’esterno del carcere (ad esempio, richieste specifiche da parte di familiari che chiedono al gruppo un intervento di sostegno all’interno dell’Istituto); altri operatori e volontari effettuano dei colloqui di conoscenza dei detenuti per i quali si prospetta un inserimento in casa di accoglienza o si occupano di organizzare le giornate dei detenuti ai quali l’Autorità Giudiziaria concede dei permessi premio. Tutti i componenti del gruppo si riuniscono, inoltre, una volta alla settimana per operare una sintesi delle attività svolte e programmare il lavoro nel breve e nel lungo periodo. Nato nella sua attuale configurazione appena due anni fa, il Gruppo carcere ha rafforzato considerevolmente l’attività della Comunità di San Martino al Campo all’interno del mondo carcerario, prima svolta quasi esclusivamente da Don Mario e da Paolo Scalamera, un altro volontario, con un impegno sempre crescente.
Grazie a questo intenso lavoro, si può affermare che, ad oggi, il Gruppo carcere della Comunità sia diventato interlocutore assiduo dell’istituzione penitenziaria e delle diverse realtà che vi orbitano attorno, fattore che ha reso possibile una profonda ed attenta osservazione della vita istituzionale in tutti i suoi aspetti. Da questo punto prospettico privilegiato, è emersa dentro noi la consapevolezza della assoluta necessità di una soluzione strutturale, ancorché durevole, di una serie di atavici problemi che affliggono il sistema penitenziario. Spesso, infatti, di fronte al sovraffollamento ed alle tipologie di reato di piccola entità (nella casa circondariale di Trieste, lo ricordiamo, sono ospitate persone che hanno commesso reati non particolarmente gravi, per i quali è previsto un percorso detentivo inferiore ai cinque anni), emerge frequentemente la sensazione d’inutilità della detenzione di breve durata, priva, molto spesso, di un progetto rieducativo definito.
Antonio Frijo, volontario della Comunità di San Martino al Campo