Social Utility

L’esempio più potente dell’utilizzo della rete e in particolare dei social network è quanto accaduto in Iran, all’indomani delle elezioni. Senza di loro nulla avremmo visto e saputo e possiamo affermare con certezza che grazie alle nuove tecnologie il controllo delle informazioni da parte dei governi è cambiato per sempre.

Nascita e sviluppo del web 2.0 e dei social network hanno cambiato il mondo e le regole dell’informazione, della politica, dell’economia, della nostra quotidianità. Con la rete bisogna ormai fare i conti quotidianamente ed essa, di certo, non ammette sconti in termini di trasparenza e di accesso. Desidero portare un paio di esempi molto recenti di come le nuove tecnologie ed i social network sfidano ogni campo, costringendolo ad una nuova definizione. In politica. La nascita di siti come Openparlamento.it, un sito che monitora le presenze e le attività dei parlamentari italiani e consente ai cittadini di intervenire con i propri commenti, assottiglia il confine fra chi governa e chi è governato. Ma, ancor più significativo, è che la stessa Camera dei Deputati decida di aprire il proprio canale su YouTube. Un caso forse più emblematico è la comparsa, su FB, Twitter e YouTube, persino del profilo dell’Fbi.

Le aziende hanno capito che le relazioni e le conversazioni che animano i social network sono una chiave di lettura fondamentale per definire e correggere le proprie strategie di comunicazione. Utilizzano dunque software in grado di organizzare le informazioni procurate sui social network, elaborarle e trasformarle in politiche di marketing. Altrettanto importante è il rapporto fra pubblico e privato, totalmente ridefinito e spesso reso problematico dai social network. Pensiamo, come caso limite, alle informazioni pubblicate su FB dalla moglie di John Sawers, lo “007” inglese che ora rischia il posto. Ma anche ai casi non rari di persone che sono state licenziate o non assunte per dei commenti o delle foto più o meno sconvenienti pubblicate sulla propria pagina FB. L’esempio più potente dell’utilizzo della rete, e in particolare dei social network, è però quanto accaduto in Iran, all’indomani delle elezioni. Nonostante il governo di Ahmadinejad abbia utilizzato vere e proprie tecniche di spionaggio e di controllo della rete, grazie ai social network, Twitter su tutti, abbiamo seguito la rivolta minuto dopo minuto. Il video dell’uccisione della giovane Neda, la ragazza uccisa dalla polizia durante gli scontri a Teheran, rimbalzato su tutti i social network e ovunque in rete, è diventato il simbolo della protesta.

Senza i social network, niente di tutto questo avremmo visto e saputo e possiamo affermare con certezza che, grazie alle nuove tecnologie, il controllo delle informazioni da parte dei governi è cambiato per sempre. È notizia di questi giorni che Mark Pfeifle, consigliere alla sicurezza nazionale durante la presidenza di George W. Bush, prendendo spunto dal ruolo dei social network nei giorni della rivoluzione in Iran, abbia proposto provocatoriamente (ma chissà che quest’idea non faccia strada) di candidare Twitter al Nobel per la pace. I numeri ci dicono che in Italia Twitter deve ancora esplodere, mentre My Space non è mai del tutto decollato. Gli studi di settore ci confermano, invece, che la popolarità di una piattaforma è fugace e che capita molto velocemente che un social network ne soppianti un altro. Del resto, quelli citati sono solo quelli più noti in Italia; un’interessante mappa, realizzata dal blogger Vincenzo Cosenza, ci mostra come Facebook, quello che al momento definiremmo il social network più diffuso, non raggiunga i numeri di QQ, che conta 300 milioni di utenti in Cina o di V Kontake e Odnoklassniki in Russia. Inoltre, i social network hanno un successo diverso a seconda delle fasce d’età: Twitter, ad esempio, pare lasci quasi del tutto indifferenti i più giovani.

Io ho un blog da ormai quattro anni. Soprattutto durante la mia attività di Ministro, è stato anche luogo di confronti e discussioni vivaci. Quando l’ho aperto, il fenomeno dei blog era in forte espansione, ma mi piace continuare a scriverci perché, rispetto ad altri social network, consente un maggior approfondimento. Ho un profilo Facebook che ha raggiunto il limite dei 5000 amici. Grazie a FB, il contatto con le realtà politiche locali è stato più diretto, mi hanno scritto persone iscritte o interessate al Pd forse scoraggiate dai filtri delle mail o del telefono, ho ricevuto suggerimenti e dissensi, il tutto in un contesto più amicale rispetto a quello del blog, spesso terreno di attacco. Di recente, ho aperto anche un canale su YouTube, sul quale mi diverto a realizzare dei video sul filone del Watchdog journalism. Sono iscritto anche ad Anobii, social network tematico, molto meno affollato e frenetico, che aggrega gli appassionati di libri. Per concludere, credo che la scommessa da parte delle istituzioni, ma anche delle industrie culturali, sia proprio nel comprendere il valore aggiunto che queste tecnologie ci offrono. Penso naturalmente ai tentativi di mettere in gabbia la rete, sulla scia della proposta di legge francese, ma anche al governo inglese che colleziona i dati di milioni di utenti dei social network. La strada giusta da percorrere è piuttosto quella di considerare il Web non come una minaccia, ma come una straordinaria opportunità. La democrazia viaggia sempre più sui binari della rete.

Paolo Gentiloni

già Ministro delle Telecomunicazioni,

membro della IX Commissione (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni)

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