È ormai noto che Internet rappresenti uno dei fenomeni culturali per eccellenza e che abbia reso possibili cambiamenti quasi impensabili in passato. Fra questi: il passaggio dell’informazione da risorsa scarsa, gestita da pochi, a risorsa abbondante, accessibile potenzialmente a tutti; la messa in discussione del rapporto asimmetrico che intercorre fra chi produce e chi fruisce delle informazioni; la diffusione di ambienti di apprendimento informali, la compresenza e convivenza in rete di più monopoli del sapere. Ha inoltre permesso di superare confini fisici, temporali e culturali e di spezzare dipendenze sociali e culturali dannose e stereotipate. Ancora oggi, però, sono molte le organizzazioni e le persone che continuano ad essere diffidenti e maldisposte verso l’uso di internet e delle nuove tecnologie multimediali. Attraverso web si possono costruire più occasioni di incontro, è possibile recepire il continuo aggiornamento delle informazioni, mentre è meno immediato fruire di saperi organizzati in modo critico o individuare chi li ha prodotti. Così come è evidente che la diminuzione sostanziale dei costi, con l’introduzione dei net-book (pc piccoli a basso costo) e lo sviluppo di sistemi di fruizione dei contenuti anche tramite cellulari, abbia amplificato le possibilità di sviluppo e di utilizzo di internet.
Fra coloro che hanno saputo raccogliere con maggiore tempestività, seppur in modo eterogeneo, le potenzialità sottese all’utilizzo delle diverse generazioni del web e delle applicazioni open source, vi sono certamente coloro che operano nel sociale (in particolare gli educatori) e nel volontariato. Diverse le ragioni.Fra queste, alcune più di altre sono state decisive: la necessità di implementare il flusso delle informazioni/comunicazioni per rispondere alle diverse caratteristiche dei bisogni espressi dai destinatari ultimi delle loro azioni, per conferire maggiore vigore alle azioni di pressione attraverso azioni di comunicazione diversificate, la consapevolezza di essere portatori di saperi deboli e non sempre codificabili perché in perenne trasformazione in relazione ai cambiamenti di scenario politici, legislativi, economici, culturali e sociali, nonché ai bisogni espressi dai destinatari delle proprie azioni, il bisogno di attivare comunità di trasmissione e costruzione dei saperi a partire da situazioni concrete e specifiche, l’economicità, dopo il periodo di start up, di processi comunicativi e formativi basati sul web, sia per i gestori, sia per i fruitori delle azioni poste in atto, l’intuizione della fecondità di alcuni strumenti tecnologici per favorire ambienti di apprendimento che fanno leva sulla partecipazione e sulla costruzione di relazioni di apprendimento collettive, sia per la propria formazione, sia per quella di giovani generazioni a rischio o in situazioni conclamate di dispersione scolastica e formativa.
Fra i contesti che hanno mostrato, in passato, maggiori difficoltà a raccogliere la sfida dell’innovazione culturale portata dal fenomeno internet, vi sono sicuramente le istituzioni scolastiche. Diverse ricerche e studi condotti nell’ambito di progetti finanziati dalla Comunità Europea, infatti, evidenziano che gli ostacoli maggiori allo sviluppo e all’uso di queste tecnologie sono da ricondurre alle resistenze dei docenti che operano in istituzioni di ogni ordine e grado e alla difficoltà a trovare nuovi paradigmi di “docenza” che sappiano sfruttare le potenzialità collaborative degli strumenti stessi in contesti formali. Rimanendo in Italia, in questi ultimi anni sono stati diversi gli interventi degli enti locali di competenza per favorire l’accesso delle scuole ad internet. L’intento è quello di mettere in rete ed implementare così i flussi di comunicazione intra ed interistituzionali e/o per potenziare la dotazione informatica delle istituzioni scolastiche. Sulla carta, alla fine del 2009, il 40% degli istituti scolastici italiani potrà contare su risorse umane e strumentali per sviluppare contenuti didattici digitali, fruirne in rete e utilizzare strumenti di collaborazione come blog, wiki e videoconferenze. Un passaggio, quest’ultimo, fondamentale, ma certamente non l’unico da compiere per favorire la costruzione di relazioni di apprendimento significativo, capaci di sviluppare talenti e, nel contempo, benessere individuale e sociale.
Cinzia Migani
formatrice Associazione Auxilia Onlus
Giorgio Sordelli
formatore esperto in nuove tecnologie