Libertà di stampa… libertà di stampa

Non esiste una specifica libertà a nome stampa, esiste la libertà. Assistiamo ad una enorme confusione tra verità ed opinione. Abdicare alla verità in favore dell’opinione equivale a confondere i fatti con il racconto, le prove con le supposizioni, i documenti con le parole.

Scriverlo e riscriverlo ripetute volte è come udire l’eco di uno slogan, l’eco di una mente che cerca di cogliere il significato di un’espressione, il significato di un concetto: cosa vuol dire libertà di stampa? Ha senso parlare di libertà di stampa e se ha senso, a chi spetta questo particolare diritto di espressione, questo specifico diritto di libertà? Ad una categoria, ad un gruppo di lavoratori, a chi? Negare la libertà di stampa, limitarla, ridurla, subordinarla, vuol dire davvero colpire, limitare o soffocare un gruppo ristretto di individui? Di chi è la libertà di stampa? Siamo davvero certi che la libertà di stampa sia una condizione esclusiva e limitata ad una categoria, quella dei giornalisti? Negare la libertà di stampa equivale davvero a negare libertà, a “censurare” semplicemente una fetta di gente ristretta e spesso a tutti poco simpatica, come i giornalisti, e comprimibile in un elenco di nomi riassumibile nell’annuario dell’ordine dei giornalisti italiani? La Libertà di stampa è davvero solo un problema dei giornalisti e quindi, forse, non sempre può aver senso o valere la pena di impegnarsi in una “guerra per il Re di Prussia”…

La libertà di stampa è di tutti e non esiste una specifica libertà a nome stampa, esiste la libertà. Proviamo ad immaginare un mondo libero, dove l’unica cosa negata, l’unico elemento proibito, sia la libertà di dire, la libertà di ascoltare, la libertà di cercare, la libertà di trovare e la libertà di chiedere, cioè la libertà di stampa. È difficile credere che possa davvero esistere una qualsiasi specie di mondo libero, che abbia negato “solo” la libertà di stampa. La sua fenomenologia apparirebbe alquanto schizzofrenica, poiché prima di tutto scomparirebbero i luoghi dove normalmente si esercita l’arte della libera comunicazione a mezzo stampa, ovvero giornali, televisioni, radio, internet, e poi di conseguenza, piazze, scuole, università… Scomparirebbero librerie, biblioteche … Allora in questo mondo tutto libero fuorchè per la stampa, può anche accadere che si venga querelati per delle domande e non per un errato uso delle risposte avute o per un’affermazione non vera a danno di qualcun altro…querelati solo per aver pensato… O può anche accadere di essere cancellati da un palinsesto televisivo, emendati dalla testata di un giornale (quando a scomparire non è il giornale stesso), solo perché secondo l’opinione di uno a tutti deve interessare di più ascoltare la voce del potere che vuole per sé tutta la libertà di stampa! Allora forse, anche se chi scrive lo fa di mestiere come giornalista, come cittadina ritiene preferibile continuare ad avere tutto, ovvero tutto quello che fino ad ora abbiamo potuto liberamente usare e scegliere, attraverso l’esercizio di una libertà totale, consapevole e positiva, senza deroghe.

In realtà, una parte del “patrimonio libertà” lo abbiamo già speso, sperperato in una delega senza controllo in favore di logiche particolari, che hanno fatto di molti organi di stampa delle agenzie al servizio del potere politico, piuttosto che del potere economico, invece che della corretta informazione. Una tale perdita di qualità dell’informazione, intesa come ricerca critica della verità, ha comportato un’immediata perdita di giudizio. Quotidianamente assistiamo ad una enorme confusione tra verità ed opinione, eppure la differenza non è banale, abdicare alla verità in favore dell’opinione equivale a confondere i fatti, con il racconto, le prove, con le supposizioni, i documenti con le parole. Quote di informazione, dai giornali alle televisioni, vengono continuamente acquistate e controllate da “entità” economiche che esigono fedeltà e devozione da parte di chi produce la notizia, da parte del Direttore o del giornalista che dovrebbe poter operare in totale autonomia, secondo libertà di stampa. Dinanzi ad una tale perdita di trasparenza e autonomia dei maggiori organi di stampa, la collettività ha reagito, ha risposto scegliendo e potenziando altri luoghi, ove la circolazione delle idee e delle informazioni possa ancora rispondere ad una spontanea esigenza di ricerca e chiarezza, primo tra tutti internet. Sono migliaia ogni giorno, gli utenti che sostituiscono l’informazione preconfezionata secondo i particolarismi del potere, con una più libera circolazione di idee, fatti e documenti, quella di internet e dove spesso, sempre più spesso, questi nuovi operatori della comunicazioni e dell’informazione, sono comuni cittadini, non rispondenti a nessuna particolare categoria quali giornalisti ed addetti ai lavori.

Testimonianze, documenti, denunce e video su fatti di ogni genere si riversano e si moltiplicano negli spazi web con l’effetto, quasi sempre, di scardinare “la versione ufficiale”. I forum, i blog, offrono potenti alternative ad una censura preventiva che forgia, modella e costruisce l’informazione tradizionale, a vantaggio esclusivo di chi è in grado di controllarla. Sono oramai migliaia e migliaia le piccole telecamere, le macchine fotografiche e gli scritti di comuni cittadini che contribuiscono alla verità, alla conoscenza dei fatti per quello che sono e non per come possono essere ricostruiti per meglio servire al potere. Sono state le decine di telecamere di comuni turisti e cittadini che hanno raccontato, documentato e in alcuni casi confutato, l’informazione ufficiale sui fatti più drammatici dell’ultimo decennio. Dall’attacco alle Torri Gemelle, ai fatti del G8 di Genova, alle esplosioni di razzismo e violenza, come per ogni altro evento la narrativa costruita dal potere è franata dinanzi al documento autentico e liberamente offerto nelle pagine di internet. Le verità preparate hanno dovuto e devono sempre più spesso confrontarsi con le verità spontanee di chi assiste a tragedie, violenze e abusi e avverte l’insopprimibile esigenza della denuncia. Allora se nel mondo delle libertà, fuorchè per la stampa, ancora una volta, mentre con le nostre macchine fotografiche o telecamere, in luogo dell’immagine privata, del ricordo personale di un nostro viaggio… imprimessimo invece una “notizia”, un fatto… Se ci capitasse di vedere, di fotografare o riprendere davanti ad una strada, ad un monumento, l’immagine di una denuncia, di un crimine, di un abuso…, nel mondo delle libertà, senza stampa, cosa potremmo farne?

Giovanna Corsetti

Giornalista RAI della redazione di “Report”

collabora con “Mixer” e Rai Educational

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