La comunicazione interattiva

L’affermarsi progressivo dei mezzi di comunicazione di massa nel corso dei decenni centrali del novecento aveva portato al progressivo allentarsi del rapporto diretto tra il leader politico e i cittadini. A fronte di questo scenario, l’affermarsi di internet rappresenta il riaprirsi della possibilità di confronto diretto tra il politico e i cittadini.

Occorre innanzitutto chiarire che la problematica qui esaminata assume fisionomie assai diverse a seconda che si consideri la dialettica Internet-politica come fenomeno da valutare principalmente nei suoi aspetti teorici (parte del problema complessivo rappresentato per la società contemporanea dalla Comunicazione in tutte le sue sfaccettature ed implicazioni) o che si esamini la medesima dialettica in una situazione storica specifica ed ancor più nel quadro della peculiare esperienza di una nazione. Dal punto di vista degli aspetti teorici, il problema sembra assumere il carattere di una nuova grande opportunità. L’affermarsi dei mezzi di comunicazione di massa nel corso dei decenni centrali del novecento aveva portato al progressivo allentarsi del rapporto diretto tra il leader politico ed i cittadini (potremmo dire “elettorato”, ma questo sottintenderebbe che i secondi siano considerati dal primo solo sotto questa specie: il che è sovente vero, ma in linea teorica ammettiamo che non lo sia). Questo processo di allontanamento, dovuto soprattutto alla diffusione del medium televisivo, ha fatto sì che forme più tradizionali di comunicazione politica – come i tour di comizi – siano state appositamente organizzate, ed anche sentite dalla cittadinanza, come espressione di una politica che tenta di riagganciarsi ai criteri di una comunicazione diretta/personale con la gente, laddove la televisione aveva snaturato tutto questo o lo aveva surrogato con “salotti” televisivi nei quali parlare in modo semplicistico di tutto e dunque, perché no, anche di politica.
A fronte di questo scenario, l’affermarsi di Internet rappresenta il riaprirsi della possibilità di confronto diretto tra il politico ed i cittadini. Laddove la televisione è uno strumento di comunicazione unidirezionale – dal video al telespettatore, senza possibilità d’interazione – Internet consente la riapertura di un dialogo/contatto tra il politico ed i cittadini: la comunicazione diventa bidirezionale e riproduce, attraverso la mediazione dell’informatica e della rete – la situazione di un dialogo diretto. Questo almeno in linea teorica. Perché il solo fatto che un nuovo e decisivo mezzo d’interazione entri nei traguardi raggiunti dalle conoscenze umane e nelle conseguenti applicazioni tecnologiche non significa affatto che tutto ciò diventi strumento diffuso. Ecco allora che si apre il secondo punto di vista cui accennavo in apertura: quello legato a una situazione storica specifica ed ancor più nel quadro della peculiare esperienza di una nazione. Da questa prospettiva, il problema si sposta dalle potenzialità teoriche del rapporto Internet-politica alla sua reale applicazione a un dato sistema sociale e in un particolare momento storico. Sul passaggio dal primo al secondo piano esercita un ruolo decisivo il grado di diffusione delle nuove tecnologie e delle connesse forme di comunicazione multimediale presso una specifica popolazione in uno specifico momento storico.

C’è, in sostanza, un legame diretto tra la possibilità di pieno sviluppo delle potenzialità di cui si è detto e il grado di evoluzione tecnologico-sociale del sistema-nazione che si vuole considerare. Possiamo fare due esempi, ricavati dalla più stretta attualità: quello relativo alla situazione di emergenza verificatasi in Iran a seguito dello svolgimento delle elezioni presidenziali e, con riferimento agli ultimi anni, la situazione registratasi nel nostro stesso Paese. In entrambi i casi, il ruolo di Internet è stato fondamentale per consentire ad interlocutori altrimenti tagliati fuori dal circuito politico tradizionale di comunicare nel primo caso la tragedia in atto, nel secondo caso le distorsioni di un sistema ormai trasversalmente blindato a protezione di un rango castale. E fin qui tutto bene dal punto di vista della conquista per la cittadinanza di spazi di libertà altrimenti soffocati ora da un sistema ierocratico, ora da un sistema ancora legato alle vecchie consuetudini partitocratiche. Non si può tuttavia non chiedersi quale estensione abbia oggi, in entrambi i casi, la possibilità reale (non dunque solamente teorica) di ricorso a Internet come “piazza” virtuale di scambio d’idee e dunque anche di messaggi di ordine politico.
In altre parole: come per ogni altra evoluzione tecnologica occorrerà del tempo perché una parte crescente e infine maggioritaria di una popolazione giunga a servirsi naturalmente di questo strumento. E, trattandosi di un problema anche di conoscenze necessarie al suo utilizzo che vanno ben al di là di quelle resesi necessarie in altre fasi storiche per acquisire su vasta scala un minimo di padronanza dei nuovi mezzi messi a disposizione dallo sviluppo tecnologico, qui si pone anche una questione complessiva di “linguaggio”. Per dialogare serve infatti uno strumento che lo consenta, ma poi bisogna anche essere in grado di “parlarsi” dal punto di vista delle forme di comunicazione che uno strumento come Internet alimenta. Il problema diventa cioè “generazionale”. E in una realtà come quella italiana, caratterizzata da un impressionante analfabetismo di ritorno, favorito da un sistema televisivo che va in direzione esattamente opposta rispetto al ruolo di “educatore” svolto negli anni cinquanta-sessanta del novecento da quello stesso sistema, c’è da chiedersi quali fasce generazionali e/o sociali si rivolgano oggi ordinariamente alla rete per svincolarsi da una situazione di controllo politico-mediatico come quello in atto. Questo non è, per ora, un Paese per giovani…

Giuseppe Battelli

Preside e Professore ordinario della Facoltà di Scienze della Formazione

Università degli Studi Trieste

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