Il crescente sviluppo dei Social Network Sites non fa che enfatizzare il ruolo della rete come moltiplicatore delle occasioni di socialità. Ma le tecnologie digitali promuovono una poderosa erosione dei bisogni sociali. L’adulto perde il ruolo di naturale depositario del sapere ed arretra di fronte ai nuovi bisogni espressi dagli universi giovanili.
Per analizzare lo stadio attuale dello sviluppo delle reti digitali, anche alla luce del crescente interesse suscitato dalle piattaforme di social networking (quali, ad esempio, Myspace e Facebook), faremo riferimento a tre concetti chiave: le profonde discontinuità che emergono quale portato della digitalizzazione; il disagio interpretativo relativo al panorama relazionale dei soggetti in rete; il ruolo che il cambiamento impone agli interpreti dei fenomeni comunicativi. Le tecnologie digitali promuovono una poderosa erosione dei bisogni sociali legati alle rappresentazioni del valore della mediazione e accelerano il declino a cui la modernità condanna le tradizionali agenzie di socializzazione. La forza di questa crisi, pericolo e insieme risorsa per il corpo sociale, appare evidente in due luoghi storici della costruzione delle regole comuni del gioco sociale: la formazione, in quanto cinghia di trasmissione dei saperi e la politica, in quanto arena in cui gli interessi dei singoli trovano espressione ed armonizzazione. L’affermarsi di uno stile di vita sempre più saturato dai tempi di frequentazione delle reti digitali, porta a maturazione il processo di disallineamento delle competenze tra i protagonisti del patto formativo. L’adulto perde il ruolo privilegiato di naturale depositario del sapere ed arretra di fronte ai nuovi bisogni espressi dagli universi giovanili. Il digitale spazza via le rendite di posizione degli educatori e concede inedite chance formative ai giovani frequentatori delle reti. In questo senso, i social network sites devono essere considerati ambienti che possono essere esplorati dagli educatori nel tentativo di intercettare le giovani generazioni nel loro nomadismo alla ricerca dei saperi.
Per quanto riguarda la politica, la crescente centralità delle tecnologie digitali sembra lavorare contro uno scenario di senso che concepiva lo spazio pubblico come luogo di socializzazione, catalizzazione e rappresentazione di bisogni condivisi. Le letture entusiastiche che vedevano la democrazia in quanto caratteristica connaturata alla strumentazione delle piattaforme digitali, si scontrano con la disintegrazione delle forme di partecipazione alla politica, sia sul versante delle opinioni e delle identità di appartenenza, sia per quel che riguarda il comportamento elettorale. Pensiamo, in questo caso, al fenomeno Facebook ed alla difficoltà teorica di rendere conto di una strumentazione software che fa esplicito riferimento ad una semantica politica (attraverso la piattaforma, con un semplice click, è possibile “aderire ad una causa” o diventare “supporter di un politico), pur proponendo un modello di comunicazione politica che molto spesso si autoconclude in rete. Viene ad interrompersi la catena di eventi che prima trovava sfogo nell’azione. Assistiamo a forme di coinvolgimento e mobilitazione che comprendiamo a fatica, perché siamo costretti a fare riferimento ad una semantica coltivata nelle forme di azione e partecipazione immediate. I tradizionali elementi di distinzione dei comportamenti politici devono quindi essere sottoposti a severa revisione. L’astensione, luogo simbolo per eccellenza della mancanza di coinvolgimento politico, si autopercepisce attiva e dunque il voto finisce per non essere l’epilogo concreto di un processo di comunicazione e condivisione politica. È difficile non intravedere in questo comportamento una notevole componente di snobismo individualistico che tematizza il non voto come segnale forte che il singolo può arrecare al dibattito pubblico.
Ad un quadro delle pratiche sociali così tanto caratterizzato da elementi di incertezza e precarietà, corrisponde una riflessione teorica che sembra non riuscire a fornire compiuto conto dei fenomeni di partecipazione al movimento di accelerazione verso il cambiamento che la rete concede. Le attuali riflessioni sull’assetto relazionale dei soggetti al tempo delle tecnologie di rete ruotano attorno a due poli di una dialettica che rischia di coagulare intorno ad un’apparentemente insanabile contraddizione. Da una parte, il crescente individualismo che emerge come portato generale dei processi di modernizzazione e che subisce, nella frequentazione degli ambienti di rete, un’imponente radicalizzazione. Dall’altra, la suggestiva retorica sulla relazionalità che i soggetti possono mettere in atto attraverso la mediazione delle tecnologie digitali. Vedremo di dimostrare quanto tale retorica sia tutt’altro priva di fondamento. Funzionando come moltiplicatore delle possibilità di mutamento, il digitale sembra aver proposto alle persone un ambiente ricco di chance, tutte declinate però al singolare. La rete enfatizza una sorta di dimensione spiritualistica del soggetto che si mostra su alcuni aspetti concreti: un’inedita forza di autorappresentazione della propria cultura; un nuovo equilibrio tra raffigurazione simbolica e attore sociale ed un decisivo orientamento all’azione, assistito da un diverso setting delle interazioni sociali. La frequentazione degli ambienti di rete conduce verso una decisiva euforizzazione dell’io. I soggetti fanno esperienza di quote crescenti di autonomia, sino ad arrivare ad uno scenario in cui l’autonomia diventa il contenuto caratterizzante dell’esperienza.
Le stesse prospettive teoriche che enfatizzano la centralità dell’azione non possono non includere un tale orizzonte dei fenomeni sino a comprendere forme di simulazione dell’azione che, per tornare all’esempio della politica, si delineano come partecipazione spettatoriale. Le soggettività connesse in rete sono spinte a costruire inediti e personali percorsi di appropriazione simbolica e gestiscono con sempre maggiore competenza il proprio bouquet di relazioni. Ma la costante attivazione di possibilità di interazione sociale non sembra andare di pari passo con una reale sedimentazione di queste relazioni: contatti effimeri, più legati a forme di interazione che alla costruzione di durature esperienze di comunicazione. Tale possibilità diviene forma e contenuto dell’esperienza di rete, in cui il soggetto decide di desiderare di decidere. Sul versante opposto, il crescente sviluppo dei Social Network Sites non fa che enfatizzare il ruolo della rete come moltiplicatore delle occasioni di socialità. Sono vere e proprie interazioni sociali traghettate in rete: le evocative metafore descrittive dell’assetto relazionale dischiuso da queste piattaforme non può che provocare lo scienziato sociale. La riflessione su questi fenomeni diventa un vero e proprio indicatore della capacità di apertura e aggiornamento dell’analisi sociale. L’indubbia seduzione carismatica delle architetture di programmazione dei SNS, non deve però distrarre l’osservatore dall’intelligenza sociale che sostiene l’innovazione tecnologica, scrivendo letteralmente il software antropologico che legittima l’esistenza sociale delle tecnologie. Questa apparente contraddizione era già patrimonio condiviso delle letture volte a chiarire la crisi delle tradizionali agenzie di socializzazione come portato dei processi di modernizzazione.
Quali interpreti privilegiati di tali fenomeni di lungo corso, avevamo già segnalato la necessità teorica di tener conto della crescente perdita del ruolo della socializzazione, a cui seguiva l’aumento della domanda di vocalità soggettiva. Un convinto e solo apparentemente contraddittorio bisogno di differenziazione e insieme di legame sociale diventa oggi il marchio di fabbrica delle esperienze delle soggettività che riempiono di senso la rete. Se la modernità sembra rompere le forme più primitive e meccaniche della socialità, la maturazione delle forme di comunicazione mediate da tecnologie digitali acuisce la domanda soggettiva di comunicazione, socialità, interazione significativa, lasciando spesso solo il soggetto nei suoi percorsi di autosocializzazione. L’analisi dei comportamenti dei frequentatori delle piattaforme per il social networking deve programmaticamente mettere a sistema le indicazioni teoriche e metodologiche che abbiamo sino a qui sviluppato. La precisa mappatura delle potenzialità tecniche dei SNS e dei comportamenti di attivazione personale di tali possibilità – la scelta degli amici, la gestione della propria visibilità pubblica, la presentazione del sé attuata attraverso la pubblicizzazione dei propri riferimenti culturali e di consumo – deve essere accompagnata dall’ascolto dei significati che le persone proiettano su tali azioni. In questa direzione, proponiamo di recuperare una lezione cara agli studi sociali sulla comunicazione: la differenza tra informazione, come attivazione dei comandi della piattaforma e semplice trasferimento di frammenti di byte che i soggetti gestiscono in maniera autonoma e individualizzante e comunicazione, come sedimento relazionale che entra nel vissuto delle persone e dona senso sociale alle potenzialità di contatto offerte dai network.
La conclusione di questa trattazione preliminare non può non considerare le conseguenze che il quadro sino a qui tratteggiato rovescia con forza sugli studiosi di comunicazione. La vocazione a presidiare i territori del cambiamento assume un’impronta che ci ostiniamo a considerare etica, soprattutto se quel cambiamento investe le giovani generazioni: le soggettività che più sperimentano le possibilità ed i rischi connessi allo scenario che abbiamo delineato. Se consideriamo il forte investimento in termini temporali e, soprattutto, simbolici che i giovani agiscono attraverso la loro frequentazione delle reti digitali, si comprende come il processo che consente ai giovani di imparare le regole del gioco sociale diviene oltremodo indefinito e difficilmente programmabile. Si rischia di osservare un attivismo che risponde meccanicamente alle sollecitazioni effimere delle piattaforme software per risolversi in un disperato, e spesso inascoltato, grido nella rete. Il problema che avvertiamo acutamente è di offrire qualche spiegazione che intercetti la domanda di senso latente tra i giovani e che ci invia segnali lungo i percorsi di appropriazione delle giovani generazioni. Se questo sforzo di comunicazione tra le generazioni non fallisce, la nostra società può giocarsi la partita del futuro.
Riferimenti minimi
Boyd d., Ellison N. B., Social network sites: Definition history, and scholarship, Journal of Computer-Mediated Communication, 13(1), article 11, 2007
Buckingham, D. (2003). Media education: Literacy, learning and contemporary culture. Cambridge: Polity Press 2003; Castells M., (1996/2000) La nascita della società in rete, EGEA, Milano 2002
Jenkins H., Cultura convergente, Apogeo, Milano 2007; M. Morcellini, Lezione di comunicazione. Nuove prospettive di interpretazione e di ricerca. Napoli, Ellissi 2003; Morcellini M., Passaggio al futuro. La socializzazione nell’età dei mass media, Franco Angeli, Milano 1997
Mario Morcellini
Professore ordinario,
Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione
Università La Sapienza Roma