Il mercato “alternativo” dei farmaci

In Italia è vietato pubblicizzare farmaci che necessitano di prescrizione medica, mentre è possibile per i prodotti vendibili liberamente. Con le nuove normative di liberalizzazione del mercato farmaceutico inoltre è possibile acquistare farmaci di uso comune in negozi, che non siano farmacie, come i supermercati. Oggi internet rende disponibile un ulteriore mercato “alternativo” di prodotti realizzati con gli stessi principi attivi, a prezzi inferiori e quindi vantaggiosi per il consumatore. Negli Stati Uniti già nel 2003 il mercato delle medicine on-line valeva 20 miliardi di dollari, in Europa non esistono statistiche ufficiali sul fenomeno, ma sempre più spesso gli Italiani si rivolgono a servizi on-line per comprare e ricevere il farmaco a domicilio. Un fenomeno prevalentemente limitato a molecole “utili” per le disfunzioni erettili e steroidi usati illegalmente nel doping sportivo. Navigando nella rete è possibile inoltre ottenere notizie, consigli e pareri di argomento sanitario, ma spesso la qualità di informazioni riguardanti prodotti sanitari è molto generica e poco chiara. Per l’utente può diventare problematico determinare l’attendibilità e la completezza di ciò che sta leggendo. Questo nuovo modo di compravendita di medicinali evidenzia quindi grossi rischi ed incertezze per il paziente: le informazioni sono poco chiare, spesso non  è richiesta alcuna prescrizione medica per qualunque classe di prodotti vi è il rischio di una minore qualità ed è possibile incappare in vere e proprie truffe. In rete sono presenti infatti farmacie legali, illegali o del tutto false; molti siti non riferiscono ad una vera azienda o farmacia ma sono pagine web reclamizzati attraverso lo spam i cui link rimandano spesso a siti dediti a truffe informatiche. Ma le istituzioni sono in grado di contrastare il fenomeno? Ad eccezione dei prodotti cosiddetti da banco, le norme che riguardano la prescrizione di farmaci da parte del medico hanno la funzione di sorveglianza sanitaria e di un’assunzione di responsabilità grazie alle competenze specifiche del medico prescrittore e del farmacista erogante.

Il farmaco è un prodotto con caratteri di pericolosità potenziale che quindi per essere concesso deve essere accompagnato dalla ricetta medica che difficilmente può essere presentata on-line. Inoltre nel nostro Paese la vendita a distanza dei medicinali non è ammessa, grazie all’art. 25 del Codice Deontologico dei farmacisti che vieta la cessione di medicinali, con o senza prescrizione, tramite internet o altre reti informatiche. Infine il quadro legislativo di riferimento Italiano non permette l’apertura di una farmacia virtuale. In Italia però ci vorrebbe una specifica disciplina riguardante le norme da applicare al commercio postale dei medicinali ed a quelle che regolano il commercio elettronico in generale. Comunque vengono effettuati monitoraggi e verifiche sui farmaci venduti on-line con acquisti sotto copertura e l’Italia è stato il primo Paese in Europa dove è stata resa operativa la task force `Impact Italia` che riunisce Aifa, ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, Nas dei Carabinieri, Agenzia delle Dogane, ministero dell’Interno e ministero dello Sviluppo economico. Recenti decisioni  della Corte europea potrebbero  comportare importanti aperture al commercio trans-nazionale dei farmaci, ma non può sfuggire che tale liberalizzazione (che supera le normative nazionali) viene esplicitamente limitata ai soli farmaci da automedicazione, non essendo applicabile a tutti quelli che richiedono una specifica sorveglianza sanitaria, compendiata nella prescrizione formalizzata.

Cristina Sirch

dirigente medico Ass.1

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