La raccolta fondi on-line rappresenta, nel nostro Paese, una piccolissima fetta del totale, il principale mezzo di donazione resta ancora il contante seguito dal bollettino postale. Anche negli altri paesi la situazione non è molto diversa, si pensi che gli Stati Uniti, riescono a raccogliere on-line solo il 4% del totale di donazioni.
Internet per il non profit e la raccolta fondi non sono una prospettiva così lontana. Nei prossimi anni, il web si attesterà sicuramente come mezzo principale di fundraising. È già il presente per moltissime organizzazioni grandi, medie e piccole che lo utilizzano ogni giorno per comunicare con i propri sostenitori e volontari. Esistono gradi di sofisticazione diversi, a seconda delle dimensioni delle organizzazioni e delle loro strutturazioni interne, ma resta il fatto che internet è, già da qualche anno ormai, uno strumento, se non di raccolta fondi, almeno di comunicazione, imprescindibile. Questi gradi di complessità differenti ci portano ad osservare come, partendo dai semplici siti vetrina delle organizzazioni più piccole, si possa arrivare a vere e proprie strategie di web marketing tramite acquisto di spazi pubblicitari e invio di e-mail per diffondere la conoscenza dell’organizzazione e per aumentare la racconta fondi. Oltre a questo, negli ultimi due anni, si è visto un aumento dei progetti legati ai social network (Facebook, Myspace ecc.). Al momento, la raccolta fondi on-line rappresenta, nel nostro Paese, una piccolissima fetta del totale. Il principale mezzo di donazione resta ancora il contante, seguito dal bollettino postale. Anche negli altri paesi la situazione non è molto diversa. Negli Stati Uniti, patria di internet, le donazioni on-line riescono a raccogliere solo il 4% del totale. I motivi sono probabilmente da ricondurre alla “debolezza” dei pagamenti on-line in generale, non solo riferiti alle donazioni.
Pesano la sicurezza delle transazioni e la scarsa diffusione delle carte di credito, unico mezzo di donazione on-line possibile in Italia. In secondo luogo, la maggior parte dei donatori italiani appartiene a fasce d’età superiori ai 60 anni e per loro il web non è certo uno strumento di uso abituale. Quindi, al momento, internet ed i social network rappresentano interessanti strumenti soprattutto di comunicazione, più che di raccolta fondi. Non va però dimenticata l’estrema velocità di sviluppo del web. Quindi, nonostante questo quadro all’apparenza negativo, potrebbe rivelarsi quanto prima un eccezionale strumento anche per raccogliere fondi. Cesvi, quasi 10 anni fa, sceglie di pubblicare un sito web informativo sui propri progetti e le proprie attività. Successivamente, struttura campagne di sensibilizzazione basate principalmente sul web, sino ad arrivare, a dicembre del 2008, alla creazione di Cesviamo.org, il primo social network interamente dedicato alla raccolta fondi. Cesviamo.org coinvolge i giovani trasformando la solidarietà in un gioco divertente e responsabile.
Sostenuto da Nokia, il progetto si propone di sfidare ed innovare la cultura della solidarietà in Italia per aumentare il numero delle donazioni on-line e promuovere un nuovo interesse per l’impegno e la responsabilità sociale. “Il rischio di tutte le organizzazioni non profit è quello di avere un target molto vecchio o privo di quelle fasce di età fino ai 35 anni che devono invece essere coinvolte sin da subito. Per entrare in contatto con le schiere di giovanissimi e giovani adulti è indispensabile cercare vie nuove, usare strumenti inediti di comunicazione e… sorprendere.” osserva il sociologo Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche e della TP, la più antica e vasta organizzazione rappresentante i professionisti della comunicazione non giornalistica. Il funzionamento è semplice: ci si registra, si sceglie un progetto a cui destinare la somma raccolta, si dichiara la somma-obiettivo e la durata della scommessa che, se vinta, servirà per portare a termine una piccola parte del progetto selezionato. La cifra in gioco può variare dai 25 ai 10.000 euro e ad ogni somma corrisponde un tempo massimo di raccolta. Il passo successivo è lanciare la propria scommessa: inverosimile o faticosa, buffa o serissima. Ognuno sceglie la propria e può condividerla con il proprio network di amici, invitando tutti a scommettere con una donazione. Se si riesce a raggiungere l’obiettivo nei tempi stabiliti, la sfida sarà vinta: Cesvi attiverà l’intervento finanziato e il giocatore dovrà tenere fede alla scommessa.
Se non lo si realizza, la somma raccolta andrà comunque a favore di un progetto, perché l’importante non è vincere, ma mettersi in gioco. Così, Margherita, con i suoi abbracci ai passanti, vincendo la sua scommessa, permetterà di attrezzare una sala operatoria per un mese. La tintura viola sui capelli di Marta potrebbe pagare le tasse scolastiche ad un bambino orfano di Harare (Zimbabwe). La scommessa da 1000 euro di Roberto è più impegnativa: fare la spesa in muta da sub, di sabato all’orario di punta. Ma, se vinta, permetterà di supportare il lavoro di un tecnico di laboratorio impegnato nella lotta alla malaria. “Il social networking è una modalità avanzata e innovativa di dialogo via web, ma anche le scommesse – continua Finzi – fino a ora socialmente censurate e dalla “reputazione” fortemente negativa nell’immaginario collettivo, diventano esperienza positiva e maturante.” Così, la scommessa coinvolge in prima persona, emotivamente e concretamente. Costringe a prendere posizione e scendere in campo per impegnarsi a raggiungere il risultato desiderato, riportando la donazione ad una dimensione ludica. In questo modo, i due livelli di gioco e impegno si sovrappongono, restituendo all’idea di solidarietà un senso di partecipazione, coinvolgimento emotivo e divertimento. In uno scenario italiano in cui la solidarietà, intesa come donazione, interessa solo il 34% della popolazione, e dove il profilo tipo del donatore è donna, con più di 55 anni, del Nord Ovest, si vuole creare una nuova cultura della donazione, moderna e capace di coinvolgere un pubblico più ampio. Una community di fund raiser giovani, dinamici e protagonisti.
Daniele Fusi
Responsabile donatori individuali Cesvi Onlus