Scuola di vita

In estate, in Italia, circa duecentomila adulti e ragazzi con il fazzolettone al collo vivono esperienze di campo scout. Esperienze diverse, ricche di significato e spesso di simbologia che non rappresentano però mai una semplice evasione dalla città o una sfida per raggiungere la cima più alta o il posto più lontano.

Nel 1909, cento anni fa, Robert Baden-Powell scriveva: “lo scopo di un campo scout è: a) di venire incontro al desiderio del ragazzo di vivere la vita all’aperto dell’esploratore; e b) di metterlo nella condizione e di incoraggiarlo verso la propria formazione personale del carattere, dello spirito d’iniziativa e di uno sviluppo fisico e morale” (Headquarters gazette – ottobre 1909). Solo due anni prima, nel 1907, lo stesso B.-P. (così gli scout di tutto il mondo chiamano, simpaticamente, il loro fondatore) aveva sperimentato il primo campo scout, su una piccola isola, Brownsea, nel sud della Gran Bretagna, con un piccolo gruppo di venti ragazzi di ceto, scolarità e provenienza eterogenea. Il campo servì per proporre e realizzare alcune intuizioni pedagogiche di B.-P. Una sorta di scuola di vita e di formazione del carattere, nella quale lo Scoutismo poteva (e può) esprimere al meglio le proprie potenzialità educative attraverso alcuni semplici strumenti: lo spirito dell’avventura che vede il ragazzo protagonista e che lo porta ad acquisire competenze e fiducia in se stesso e ad apprezzare il gusto della ricerca e della scoperta; l’esperienza di un rapporto con la natura vissuta attivamente e dove la natura stessa non è un museo da “guardare e non toccare”, ma un ambiente vivo nel quale immergersi e da rispettare; la vita di comunità, dove uno del gruppo, coetaneo degli altri, ne è il capo e dove si impara il “vivere insieme” ed a distribuire tra i membri della comunità le responsabilità e gli incarichi per il buon funzionamento del gruppo; il rapporto tra adulti e ragazzi che vede l’adulto affiancare ed accompagnare il giovane con lo spirito e lo stile del fratello maggiore; la riscoperta del Creato come luogo che Dio ha messo nelle nostre mani e che noi abbiamo il dovere di conservare, valorizzare e trasmettere a chi verrà dopo di noi. Questo è lo stesso spirito che troviamo in uno dei messaggi più importanti che ci ha lasciato B.-P., quello che invita ogni scout a “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”.

E… quando il campo finisce, lo scout conosce una regola non scritta che dice: “smontando il campo, ci sono due cose che lo scout deve lasciare dietro di sé:
1) nulla;
2) i suoi ringraziamenti: a Dio per il divertimento che gli ha dato, e al proprietario del terreno che gli ha concesso di usarlo”.
Nello Scoutismo sono varie le modalità di “fare campo”, in particolare nel periodo estivo, adeguandole all’età dei ragazzi e delle ragazze che vivono l’esperienza. Si va dall’esperienza delle “vacanze di branco” (in accantonamento) rivolte alla fascia d’età 8-12, al vero e proprio “campo di reparto” (in tenda e nella modalità di campo fisso) rivolto alla fascia d’età 12-16, fino alla “route” (campo mobile per eccellenza) rivolta alla fascia d’età 16-21. Esistono poi altre esperienze che privilegiano modalità “fuori dalla sede”: l’hike, il raid, l’uscita. Ciò che unisce tutte queste diverse esperienze è proprio il desiderio dello Scoutismo di offrire modalità adeguate alle diverse età, capaci di aiutare e stimolare ciascuno nel suo progetto educativo. Esperienze diverse, ricche di significato e spesso di simbologia, che non rappresentano però mai una semplice evasione dalla città o una sfida per raggiungere la cima più alta o il posto più lontano, ma una modalità per sperimentare la comunità, riconquistare la libertà dai media, riprendere la dimensione del tempo e dello spazio (naturale), godere della semplicità e dell’essenzialità come stili di vita. Il successo dello Scoutismo, confermato dalla vitalità che si ritrova dopo cento anni dalla sua fondazione (ad oggi in ca. 160 nazioni e territori nel mondo, sono presenti oltre 38 milioni di scout), è garantito dalla sua capacità di valorizzare ancora oggi quei quattro punti di B.-P. da sempre alla base del metodo: formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio. Lo Scoutismo è stato un precursore di tanti movimenti e associazioni che oggi si interessano di ambiente, attività all’aperto, ecologia, escursionismo, attività marinare, ecc. Ha saputo coniugare nel proprio ambito le diverse facce di questa educazione cercando di valorizzarle, unite ad altri valori (la Fede, la cittadinanza attiva, ecc.) per proporre non delle “attività”, ma un modello di uomo e di donna capaci di passare dalle esperienze di campo e di route alle esperienze che le tante strade della vita pongono davanti ogni giorno.

Maria Teresa Spagnoletti
Capo Guida Agesci
Eugenio Garavini
Capo Scout AGESCI

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