Tramite il teatro, la musica, la pittura, c’è l’opportunità di veicolare sensazioni e sentimenti, aiutare gradualmente la mente a liberarsi dal vincolo di ripetere e perpetuare l’immagine fissata dal trauma ed attenuare l’investimento emotivo ad esso collegato.
C’è qualcosa di magico che scatta all’annuncio di eventi catastrofici e che stupisce sempre e commuove: è la testimonianza dei giovani impegnati concretamente a manifestare la loro solidarietà fattiva verso i sofferenti. Ascoltano, raccolgono l’appello, una valigia e via! Così è avvenuto in occasione del terremoto dell’Aquila, evento destinato a scrivere una nuova pagina della storia degli interventi umanitari che hanno visto protagonisti i giovani: dal tempo dell’alluvione del ‘68 a Firenze, allo tsunami in Sri Lanka, al sisma in Molise e in periodi di vacanze in varie parti dell’Africa, nei campi profughi, o più semplicemente presso le missioni. Questi ragazzi sono una realtà che deve far riflettere, così come le loro azioni. Fatti di cui tenere conto quando (a volte superficialmente) si parla di malessere o, al contrario, del sentire profondo del nostro Paese e delle nostre giovani generazioni. In Abruzzo vanno tenuti in attenta considerazione perché rappresentano la speranza concreta di ricostruzione psicologica e morale. Inseriti nel progetto dell’Università Cattolica nell’ambito del Master “Relazioni d’aiuto in contesti di vulnerabilità e povertà nazionali e internazionali”, giovani studenti e ricercatori hanno saputo fornire una risposta, tra l’altro, agli interrogativi di Michelle Obama, molto preoccupata dello stato psicologico dei bambini.Girando tra le macerie e nei campi tendati, si è infatti chiesta “che cosa si stesse facendo per far loro superare la paura di rientrare nelle case”.
Il progetto, in collaborazione con la Regione Lombardia – Protezione Civile, è attivo nei campi di Monticchio 1 e 2 e a Paganica 5, a pochi chilometri dall’Aquila. Alla sua realizzazione partecipano docenti e studenti che hanno scelto di destinare, durante l’estate, tempo e competenze per le attività previste nel modello di intervento dell’Università Cattolica chiamato “Valigia dei Talenti”, uno strumento socio-educativo creato per contesti di emergenza ed educativa di strada. La “Valigia dei Talenti”, ideata da Francesco Farina, Francesca Giordano, Erika Pini, Marta Rivolta e Davide Scotti, ricercatori dell’équipe della Prof.ssa Castelli, sponsor la Fondazione Cologni Mestieri d’Arte, costituisce un originale esempio-guida di come si possano creare momenti relazionali validi e positivi con l’utilizzo ragionato di semplici materiali e modalità di confronto, gioco e condivisione. È strutturata per sviluppare in bambini ed adolescenti il senso del gruppo, la presa di conoscenza delle proprie emozioni, la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri talenti attraverso attività ludico-creative. Essa è progettata come un format, un percorso che costituisce l’impianto metodologico di riferimento dal quale possono svilupparsi itinerari diversificati per temi, interessi, età, caratteristiche del gruppo e della situazione. Il filo rosso della proposta è rappresentato dal tema del viaggio e delle metafore che lo caratterizzano: la creazione del gruppo, gli imprevisti, la cooperazione, le difficoltà e le fatiche, gli incontri lungo la via, la soddisfazione di aver raggiunto la meta.
Metaforicamente, tutti passaggi importanti per un viaggio turisticamente responsabile che permette di esprimere emozioni. Necessità, questa, che emerge soprattutto nelle situazioni di vulnerabilità e che è stata raccolta anche dall’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila, attraverso la Prof.ssa Lea Contestabile e dai suoi studenti, con cui lavoriamo in stretta sinergia nell’ambito del progetto “Arte sotto le tende”. I bambini colpiti da un trauma, scioccati da tremende sensazioni, spesso non sono in grado di organizzare il loro pensiero per esprimere a parole ciò che è avvenuto e guardare al futuro. Le attività connesse alla “Valigia dei Talenti” offrono loro dei canali convenzionali utili a tal fine: tramite il teatro, la musica, la pittura, c’è l’opportunità di veicolare sensazioni e sentimenti, aiutare gradualmente la mente a liberarsi dal vincolo di ripetere e perpetuare l’immagine fissata dal trauma ed attenuare l’investimento emotivo ad esso collegato. La ricostruzione del futuro di bambini ed adolescenti dell’Abruzzo segnati dall’esperienza del sisma passa anche attraverso un processo di riappropriazione delle loro radici e di trasmissione dei saperi del territorio che le attività creative ed artistiche favoriscono pienamente. Il racconto a diversi livelli, grafici, orali, musicali, è essenziale. Nel raccontare e raccontarsi, nel ricostruire l’esperienza, emergono gli schemi di senso che sono andati persi e che, a poco a poco, si riorganizzano, permettendo così di ritrovare risorse e riannodare desideri e progetti dissipati dal sisma.
Cristina Castelli
Professore ordinario, Direttore Master Universitario in “Interventi relazionali
in contesti di vulnerabilità e povertà nazionali ed internazionali”,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano