Parlando di nuove forme di turismo, non si può non parlare di turismo accessibile. Molta gente, purtroppo a volte anche gli operatori, parlano indistintamente di turismo sociale, turismo solidale, turismo responsabile o turismo sostenibile, associandolo alle persone con disabilità.
Credo che valga la pena iniziare questo articolo fornendo una definizione che permetta di inquadrare i “confini”, mi si passi il termine geografico, di questo settore, definendo chi sono i clienti a cui facciamo riferimento. A questo proposito, propongo la definizione che abbiamo elaborato come Laboratorio Nazionale Turismo Accessibile: Quando parliamo di Turismo Accessibile parliamo, prima di tutto, di turismo attento ai bisogni di tutti, quindi con una qualità dell’offerta molto alta. Dove per bisogni di tutti significa saper rispondere ai bisogni di bambini, anziani, mamme che spingono i passeggini, persone con disabilità che si muovono lentamente, che non vedono, o non sentono, che hanno allergie o difficoltà di tipo alimentare. Significa quindi saper coniugare le ragioni dell’impresa turistica con la capacità di saper rispondere ad una domanda di “ospitalità” che richiede attenzioni, dialogo, conoscenze tecniche. Erroneamente si tende ad accomunare il Turismo Accessibile alla sola disabilità delle persone, ricavandone quindi una visione quasi medico/ospedaliera di questo tipo di turismo. Nulla è più sbagliato! Turismo Accessibile significa: stesso prezzo, stessa città, più turisti! Nel settore turistico è perciò necessario abbandonare la politica dell’assistenzialismo e battersi per una cultura dell’inclusione e dell’autonomia, sempre più importante sia da un punto di vista umano, sia sociale ed economico. È necessario che si crei una “cultura della normalità”, affinché il tempo libero, il turismo, le attività di svago, attraverso la soluzione dei problemi legati ad accessibilità e mobilità, diventino un diritto di tutti, così come previsto dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Lo sviluppo del turismo accessibile rappresenta una chiave di volta per la qualità del sistema ospitale, dove tutti i servizi sono rivolti all’ospite in maniera inclusiva: nell’arena competitiva delle offerte turistiche, infatti, la qualità si gioca sulla specializzazione e sulla sempre maggiore adattabilità alle esigenze del turista (più servizi, maggiori garanzie, maggiori informazioni).
Saper soddisfare le richieste di persone con disabilità, anche temporanee, equivale ad avere la capacità, le attrezzature ed il know how per soddisfare quelle di tutti gli altri clienti. “I disabili che fanno turismo sono turisti”. Questo è il concetto fondamentale sul quale si è costituita l’associazione no profit Village for All, che ha come obiettivo l’inclusione turistica e la promozione dell’attività sportiva per tutti. L’associazione ha già realizzato un network formato da 12 villaggi presenti in 5 regioni, che diventeranno 20 entro il 2009. Il fine di Village for all non è solo l’inserimento di persone disabili in un contesto turistico, ma la creazione di una cultura delle relazioni tra tutti gli elementi che compongono la filiera turistica. L’accessibilità trasparente è la lente attraverso la quale interpretare questo mercato, ossia la realizzazione di interventi mirati a soddisfare i bisogni dei clienti con una migliore qualità prestazionale (strutture, percorsi e servizi), senza connotazioni estetiche di carattere ospedaliero e rispettando i canoni dello “universal design”. Quindi, non servizi igienici con il simbolo della carrozzina arredati con sanitari “speciali”, ma innovazione culturale, attenta ai servizi ed alle persone, per una qualità dell’ospitalità. Già oggi, nei villaggi turistici e nei campeggi, vi è una forte richiesta da parte di clienti con disabilità o bisogni speciali. Non è sufficiente una generica dichiarazione di disponibilità ad accogliere questo tipo di clientela. Servono informazioni oggettive, attendibili, che mettano il cliente in grado di giudicare se il villaggio e i suoi servizi saranno in grado di soddisfare le sue esigenze durante il periodo di vacanza. Serve un’accoglienza adeguata, che non sia una generica dichiarazione di accessibilità per aver rispettato la norma sulle Barriere Architettoniche. La nuova “cultura della normalità” parte dal presupposto che la disabilità, permanente o temporanea, è una condizione della vita umana, che può capitare a tutti. Informazione, formazione, aggiornamento dei dati sono le carte vincenti per il futuro, anche del nostro territorio, perché il Turismo, prima voce di bilancio del PIL italiano, non può trascurare una fetta di clientela così importante, dal punto di vista etico, sociale ed economico.
Roberto Vitali
Presidente di Village for all