Il fenomeno della prostituzione è un fenomeno sempre più complesso, tanto da dover parlare non più di prostituzione, ma di “prostituzioni”. Dalle ricerche pubblicate il dato più significativo raccolto è quello relativo all’alta percentuale di italiani/e coinvolti nella gestione di questo specifico settore del mercato.
A fronte del multiforme e complesso mondo della prostituzione, assistiamo sovente a processi di semplificazione e mistificazione nella rappresentazione del fenomeno a causa della “spinosità” delle problematiche in oggetto. Tra le linee di tendenza che riscontriamo a proposito del fenomeno prostituzione, una delle principali è il progressivo aumento della prostituzione al chiuso, che ha reso ancor più complesso tale universo, tanto da dover forse parlare non più di prostituzione, ma di “prostituzioni”.
Dalle esperienze di ricerca-intervento e dall’attività diretta dell’Unità Mobile di On the Road negli appartamenti in cui viene esercitata la prostituzione, messo a regime dal 2003, la prostituzione sommersa risulta essere:
• ampiamente diffusa e radicata
La prostituzione sommersa attraversa un processo di “delocalizzazione”, nel senso che le molteplici tipologie di luoghi di esercizio, non si collocano in una sola area o località in particolare (cfr. le zone “classiche” della prostituzione di strada), ma si diffondono capillarmente, seppure con diversificazioni, nei grandi centri urbani come in quelli più piccoli, nell’interno come sulla costa. Al contempo è sottoposta ad un processo di “concentrazione”, ovvero più appartamenti di uno stesso palazzo (o lo stesso complesso residenziale di un determinato quartiere) vengono utilizzati per fornire prestazioni sessuali oppure diversi locali notturni vengono aperti nella medesima area.
• nascosta e mascherata
Si tratta di una prostituzione esercitata in luoghi chiusi (appartamenti, alberghi, locali notturni, club privé, saune, centri massaggi e benessere, agriturismo, etc.) e spesso mascherata sotto forma di attività professionali socialmente accettate: hostess, ballerine, massaggiatrici, entraîneuses, cameriere, accompagnatrici.
• “normale”
Questa forma di prostituzione sembra aver trovato uno spazio di accettabilità (indifferenza?) nella vita ordinaria delle comunità locali, in contrasto con le frequenti manifestazioni di allarme e intolleranza verificatesi rispetto alla prostituzione di strada.
• articolata e strutturata
La prostituzione sommersa presenta una struttura organizzativa più articolata e composita rispetto a quella di strada. Non solo rispetto alla molteplicità dei luoghi dove viene esercitata, ma anche ai vari attori coinvolti, alle condizioni di lavoro offerte/subite, alle forme di pubblicizzazione utilizzate, alle modalità di aggancio dei clienti. L’attività prostitutiva vede, infatti, il coinvolgimento di più figure che, in varia misura, sono direttamente coinvolte nella sua gestione o ne sono comunque testimoni: dallo sfruttatore al gestore del locale, dal barista al buttafuori, dall’agenzia immobiliare al proprietario o intestatario dell’appartamento, dal ristoratore all’impresario, dal prestanome al marito fittizio etc.
• esercitata da persone di varia nazionalità
Le persone che si prostituiscono all’interno dei luoghi al chiuso provengono soprattutto dai Paesi dell’Est, in particolare dalla Romania e dall’Ucraina e, in misura minore, dalla Moldavia, dalla Slovacchia, dall’Ungheria, dalla Bulgaria, dalla Russia e da altri Paesi. Da notare la scarsa rilevanza delle donne albanesi. Una percentuale significativa è rappresentata dalle donne e dalle trans originarie del Sud America, soprattutto dal Brasile e dalla Colombia, ma anche dalla Repubblica Dominicana, dall’Argentina, dall’Ecuador, dal Perù e dall’Uruguay.
• esercitata da persone con livelli diversi di autonomia
Esistono persone che si prostituiscono in maniera autonoma, altre che dividono i loro guadagni con mediatori e/o gestori di locali e appartamenti in base a patti prestabiliti o modificati nel corso del tempo, altre ancora che sono costrette a consegnare tutto il denaro a chi le sfrutta. I livelli di sfruttamento presenti in questo specifico settore del mercato del sesso a pagamento sono quindi variabili, per quanto in linea generale si possa affermare che sono caratterizzati da un maggior grado di contrattualità da parte delle persone che si prostituiscono nel quadro più ampio di un passaggio dalle modalità di sfruttamento e controllo più coercitive e violente a modalità più soft, basate sul condizionamento psicologico, sulla persuasione, su una “strategia delle concessioni” che gli sfruttatori e le organizzazioni criminali hanno verificato essere più remunerativa.
• gestita da organizzazioni diverse
Dall’analisi effettuata emerge che la prostituzione sommersa è gestita da varie tipologie di organizzazioni, di varia grandezza e composizione. Il dato più significativo raccolto è quello relativo all’alta percentuale di italiani/e coinvolti nella gestione di questo specifico settore del mercato del sesso a pagamento. Compaiono sia nella veste di intermediari che di organizzatori e/o sfruttatori, in alcuni casi come principali attori, in altri come figure di secondo piano in collegamento con un’organizzazione straniera. Per quanto riguarda i gruppi stranieri si è registrata l’aumentata capacità di controllare e sfruttare non solo connazionali (in particolare da parte degli albanesi rispetto ad es. a donne rumene e moldave), l’accresciuta capacità di creare legami con la malavita italiana, l’abilità nel “mimetizzarsi” nel contesto sociale dietro una facciata di regolarità e legalità, l’attitudine a creare legami funzionali alle varie sfere della gestione della prostituzione (per l’affitto e la manutenzione degli appartamenti, per i rapporti con i circuiti dei locali, per l’accesso ad ambulatori medici etc.).
• collegata allo sfruttamento e al trafficking
La prostituzione sommersa risulta spesso fortemente caratterizzata da forme di sfruttamento di varia entità. Soprattutto le donne straniere coinvolte come prostitute nel sommerso, sono legate al “protettore”/organizzazione da un forte vincolo economico. Anche nei casi, sempre più frequenti, in cui la persona alla partenza è consapevole della propria destinazione al mercato prostitutivo, negli accordi iniziali che riguardano la percentuale di spartizione dei ricavi dell’attività, spesso vengono taciute le ulteriori detrazioni di somme di denaro che verranno effettuate dall’organizzazione sulla quota della persona che si prostituisce (per l’abitazione, per le spese di vitto, per il disbrigo di pratiche legali), cui spesso si aggiunge il debito contratto per pagare l’organizzazione del viaggio dal Paese di origine.
Marco Bufo
Coordinatore generale Associazione
On the Road