In Europa i dati sullo sfruttamento dei minori sono pochi e poco confrontabili perché il fenomeno è disomogeneo, In Portogallo i settori sono tessile e turismo, in Spagna è nel mirino l’informatica, in Grecia molti adolescenti fanno i muratori e in Gran Bretagna i giovanissimi lavorano illegalmente part time. In Italia, secondo una ricerca della Cgil, hanno un rapporto con il mondo del lavoro circa 350.000 minori di 15 anni. Ma nei paesi dell’Est sono in aumento prostituzione e reati dei ragazzi di strada
Sul tema dello sfruttamento dei minori in Europa vi sono pochi dati. Le informazioni disponibili pur non confrontabili perché non omogenee, forniscono utili indicazioni sull’estensione del fenomeno nell’Unione. Un fenomeno che, si può dire, continua ad esistere in tutti i Paesi, con differenze tra Nord e Sud e con una forte caratterizzazione, anche in termini di vero e proprio sfruttamento, nell’Est Europa, dove il fenomeno della prostituzione minorile e rei ragazzi di strada è in allarmante diffusione. Infatti si potrebbe indicare tra 1,5 milioni e 2 milioni, il numero di minori impiegati, nelle più svariate forme e tipologie lavorative, nei Paesi dell’Unione Europea.
In Portogallo, i settori maggiormente interessati sono quello delle costruzioni, del turismo, del tessile oltre che nelle attività di strada. Molti lavorano per un tempo considerevole che va dalle 10 alle 14 ore il giorno e sono impiegati in attività illegali. I dati stimati ufficialmente dal Ministero portoghese oscillano da un minimo di 43 mila minori tra i 6 e i 15 anni ad un massimo di 126 mila . In Gran Bretagna numerose inchieste svolte negli ultimi dieci anni hanno riscontrato che circa il 40% dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni svolgono un qualche impegno lavorativo part-time non ufficiale e spesso illegale. In Spagna circa 200 mila giovani sotto i 14 anni che sarebbero occupati nel settore informale e in Francia, secondo alcune inchieste sono diverse decine di migliaia i minori coinvolti in attività lavorative retribuite ed il 59% di loro lavora più di 40 ore a settimana. In Grecia secondo una ricerca dell’Istituto di Pedagogia il settore delle costruzioni impiega circa il 27% di lavoratori adolescenti a partire dai 12 anni di età, seguito dal settore dell’agricoltura e della produzione e vendita di beni agricoli (16,3%) e delle automobili (12,1%).
In Italia, secondo una ricerca della Cgil, hanno un rapporto con il mondo del lavoro circa 350.000 minori di 15 anni. Secondo l’Istat sono circa 145.000 i minori di 15 anni che lavorano a vario titolo. E di questi oltre 35.000 rientrano “ufficialmente” nella categoria di “sfruttati”.
Drammatica è poi la situazione nei paesi dell’est europeo.
In Romania, nel 2000 secondo la stima NACPA oscillavano tra 2.500 e 3.500 i minori per strada. Inoltre si stima che circa il 30% dei “lavoratori del sesso” a Bucarest abbia meno di 18 anni. In Bulgaria nel 2000 l’ILO ha stimato che il 14% dei minori tra 5 e 15 anni era impegnato in attività retribuite fuori della famiglia, nei settori commerciali e dei servizi, dei trasporti e delle comunicazioni, dell’industria delle costruzioni e in agricoltura. Una parte era impegnata in attività non retribuite per esigenze familiari, un’altra in lavori pesanti che espongono a rischi per la salute nelle aziende del tabacco. I minori sono anche usati nei laboratori per l’agricoltura e l’industria tessile. Il child labour è generalmente in aumento ed è impiegato nella produzione di articoli per il mercato nazionale e internazionale, ma il dato inquietante è che il 10% delle prostitute sono minori e sono impiegate nell’industria del sesso bambine di 12 e 13 anni. Nella Repubblica Ceca, come in altri paesi dell’Est europeo, sono diffusi la prostituzione minorile ed il traffico di minori a fini sessuali. Anche in Estonia non ci sono statistiche ufficiali e molti rapporti di associazioni riferiscono di minori coinvolti nel traffico della prostituzione, della droga e sono stati oltre 5000 i minori sono stati trovati nelle strade nel 1999. In Ungheria risultano essere numerosi i minori impiegati nell’accattonaggio e nella prostituzione nelle aree urbane e nel traffico di persone.
In Lettonia, nonostante non siano state condotte ricerche ufficiali sul fenomeno, il governo ha preso atto dell’esistenza dello sfruttamento minorile, in particolare di quello rivolto ai fini sessuali. Si stima che oltre il 15% delle prostitute siano minori tra gli 8 e i 18 anni. In Lituania il governo ha avviato un programma nazionale contro lo sfruttamento ed il commercio sessuale dei minori. Secondo le stime UNICEF oltre il 50% delle prostitute potrebbero essere minori. In Polonia secondo il rapporto PIP (State Labor Inspectorate), si è in presenza di un aumento del numero dei minori che lavora e della violazione delle norme sul lavoro da parte dei datori di lavoro. E’ presente in misura consistente lo sfruttamento sessuale in particolare delle ragazze. Anche in Slovacchia le statistiche sul fenomeno non sono disponibili così come non è disponibile il dato sulla frequenza scolastica. Si può ipotizzare che il fenomeno presenti caratteristiche analoghe a quelle degli altri paesi dell’Est europeo e quindi che il problema più consistente sia quello dei ragazzi di strada e del traffico sessuale dei minori.
In Turchia secondo un’inchiesta del 1999 il 4,2% dei bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni risultavano economicamente attivi (511000) mentre il 27,6% (3329000) erano impegnati in lavori a casa. Anche in Turchia esiste il fenomeno dei ragazzi di strada ed è anch’esso paese di destinazione e di transito dei minori per il commercio sessuale.
Nei Paesi dell’Unione europea la situazione dei minori a rischio di sfruttamento desta preoccupazione; il fenomeno assume dimensioni generalizzate fino ad arrivare ai paesi entrati recentemente nell’Unione dove accanto alle tradizionali forme di lavoro minorile si affianca la piaga della prostituzione minorile che colpisce soprattutto le bambine.
Gianni Paone
Ricercatore, Inca-Cgil nazionale