Supporto tecnico o collo di bottiglia?

Dal 2001 le migliaia di coppie idonee all’adozione internazionale devono utilizzare gli Enti autorizzati a titolo oneroso per poter essere abbinati ad un bambino:  tra truffe e belle storie l’unica certezza resta il conto da pagare

i chiamano Enti autorizzati all’Adozione Internazionale, sono una settantina ed ogni anno devono essere accreditati dalla CAI (Commissione Adozioni Internazionali) per poter operare all’estero specificando anche in quali nazioni siano autorizzati a lavorare. Sono associazioni ufficialmente non a scopo di lucro, ma considerando che molte volte vengono chiesti più di 20.000,00 euro per accettare una pratica adottiva, si fa fatica a capire dove finiscano questi soldi. Molti di questi enti autorizzati lavorano anche su 15 nazioni differenti, chiedendo alle coppie adottive la firma di contratti che non menzionano mai la garanzia al buon fine del contratto stesso. In pratica paghi, ma il bimbo non ti promettiamo di fartelo avere. Non esiste un data-base ufficiale che attesti quante siano le coppie adottive che ogni anno si iscrivono presso ciascun ente autorizzato, ma i più “operativi” e blasonati raggiungono e superano anche il migliaio di coppie all’anno. Moltiplicando per i 20-30.000,00 euro di ciascun contratto il fatturato diventa interessante. Hanno interlocutori stranieri in ogni nazione con i quali sono correlati: si tratta quasi sempre di avvocati o di studi legali associati. Lavorano in nazioni dove il tasso di infiltrazione mafiosa nelle istituzioni pubbliche è pari o superiore al 70 %. In Russia, l’ex studio legale del Cremlino, uno dei più prestigiosi dell’intera federazione che ha la sede nella Piazza Rossa, lavora ormai all’ 80% con le Adozioni Internazionali in tutto il mondo. Un business che attira molti, e non certo solo per un desiderio di tutela dell’Infanzia abbandonata. In Italia dal 2001 si è scelto questa logica dell’oligopolio privato, ritenendolo più garantista del precedente vecchio sistema che portava in Italia solo il 50% di adozioni internazionali in maniera formalmente perfetta.

L’altro 50% era “arrangiato”, con coppie italiane che andavano in Sud America o in Asia e tornavano a casa con neonati che avevano il visto turistico di un anno. Escamotage che venivano successivamente sanati con un’auto-denuncia e che comunque conduceva all’adozione del bambino in stato di abbandono. Il far west delle adozioni lo chiamavano: ma ora, tolta l’anarchia più totale, si è scelto di schierare una sorta di milizia privata (gli enti autorizzati appunto) che subisce scarsi ed inefficaci controlli e che quindi  ha già dato prova del meglio e del peggio di sé. Nel 2002-2003 in Veneto un ente  convinse oltre 400 coppie adottive di avere le carte in regola per le adozioni in Russia, pretendendo da tutte un lauto anticipo di molte migliaia di euro per le pratiche adottive. Risultò tutto falso e oltre a non aver mai avuto i bambini, pochissime coppie poterono riavere i loro soldi. Solo pochi giorni fa, a seguito  della vicenda della bimba bielorussa trattenuta in Italia dopo un soggiorno terapeutico, ho sentito alla TV e letto su alcuni quotidiani  di un ente autorizzato che “garantiva” una strada privilegiata per adottare in Bielorussia: bugie, bugie, bugie ! Non molti di questi enti autorizzati si salvano per serietà ed etica, solo alcuni sono seri, adeguati ed onesti. Ma, come appare evidente a tutti, il vero problema è che non è facile riconoscerli, distinguerli, identificarli con chiarezza da tutti gli altri. Come fare? Come fa una coppia idonea a recarsi dall’ente indiscutibilmente serio, etico, attento alle esigenze di bambini abbandonati nel mondo e che nel Paese in cui si adotta, abbia solo ed esclusivamente interlocutori stranieri corretti, affidabili ed onesti? Al momento in Italia non c’è risposta, perché non c’è stata ancora, da parte delle competenti autorità il vero e radicale interesse a darne una. Poche realtà si distinguono per scelta e vocazione, ma, bisogna dirlo, queste realtà rappresentano quanto di meglio si possa vedere e conoscere per la tutela dei bambini del terzo mondo. Poche, preziose realtà così difficili da incontrare in questo sfavillio di reclame  ingannevoli. Così ingannevoli dall’aver utilizzato tragedie come lo tsunami nel Sud Est asiatico per racimolare qualche centinaia di migliaia di euro da destinare non certo a quei bambini sciagurati, o la tragedia del Darfur, la Bielorussia e qualsiasi scenario emotivamente interessante per far credere di avere per le mani tanti e tanti bambini adottabili. Continuiamo a credere che la necessaria moralizzazione del sistema adozioni internazionali in Italia si attui solo riscrivendo le regole del gioco, garantendo equità e rispetto delle norme, ma soprattutto restituendo all’Istituzione Italia, cioè alla Repubblica Italiana, il ruolo di garante dell’infanzia adottata nel nostro Paese. L’adozione è un servizio prezioso ed impagabile reso a bambini che nel proprio Paese non avrebbero garantito neppure un diritto: neppure uno. L’adozione restituisce a quei bambini di terre e genitori sfortunati, equità, diritti ed una famiglia a loro totalmente dedicata. Ma questa dedizione non può e non deve passare per le forche caudine di tanti avvoltoi: le adozioni devono essere gratuite e garantite seriamente dallo Stato attraverso le sue istituzioni. A titolo di memoria rammento la nostra Proposta di Legge n. 4998/04, attualmente al vaglio della Commissione Giustizia della Camera, dal titolo “Adozioni Gratis”. In Italia ci sono tante meravigliose persone che operano nella Adozioni Internazionali: eliminato il business, anche gli avvoltoi voleranno altrove.

Alessandro Maria Fucili
Responsabile di LoretoBambino.it
direttore Ce.I.S. Ancona Onlus

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