Il Circolo didattico di Mortegliano è una delle strutture che aiutano i più piccoli a ricominciare in Italia un percorso umano e culturale che, nel rispetto della loro identità, consente l’accesso ad un avita sociale e culturale in sintonia con il loro futuro nel nostro paese.
I bambini stranieri che arrivano in Italia ad un certo punto della loro vita e della loro scolarità devono “ricominciare da capo”: imparare ad essere un alunno in una scuola sconosciuta; apprendere una nuova lingua, studiare contenuti e discipline diverse attraverso le nuove parole.
Tante emozioni e una grande fatica. Ma anche chi accoglie vive l’emozione di non riuscire a capire e a comunicare con i bambini stranieri e sperimenta da subito la necessità di adottare dispositivi e attenzioni didattiche aggiuntive.
A riguardo, abbiamo intervistato Paolo De Nardo, docente del Circolo Didattico di Mortegliano e referente del gruppo di lavoro di intercultura.
– Quanti sono i bambini stranieri iscritti nel vostro Circolo Didattico?
Lo scorso anno c’erano una sessantina di bambini stranieri (in aumento in corso d’anno perché gli arrivi non seguono il calendario scolastico)
– Quali strumenti avete adottato per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri?
Abbiamo un protocollo di accoglienza composto da due sezioni: la prima contiene le prime attività da svolgere per l’inserimento (raccolta di dati anagrafici, colloquio con la famiglia, rilevazione dei prerequisti) ed inoltre accoglie una sitografia ed una bibliografia ragionata.
Lo scorso anno inoltre abbiamo predisposto, a partire da una sperimentazione realizzata nel plesso di Talmassons, un manuale di insegnamento dell’italiano come L2 corredato da materiale didattico di utilizzo immediato.
Abbiamo anche predisposto un “Kit di accoglienza” con una serie di proposte per gestire il primo giorno di scuola di un bambino straniero (come dicevo prima gli inserimenti in corso d’anno stanno aumentando).
– Quali sono le iniziative adottate per favorire l’inserimento dei bambini stranieri?
In corso d’anno chiamiamo i mediatori linguistici per l’insegnamento della lingua italiana, e i mediatori culturali che invece hanno il compito di far conoscere alle classi il paese di provenienza dell’alunno straniero e quindi di aiutare a comprenderlo maggiormente.
Nello scorso giugno in collaborazione con l’ENAIP abbiamo realizzato un corso di italiano di 60 ore rivolto a bambini che però fossero in Italia da almeno un anno.
E’ stato un successo perché abbiamo avuto una quindicina di partecipazioni. In realtà il corso, oltre all’insegnamento dell’Italiano, era rivolto anche a far comprendere ai bambini stessi alcune delle difficoltà dell’integrazione e ad elaborare strategie per superarle.
– Quali sono invece le difficoltà incontrate dagli insegnanti che accolgono i bambini?
Da dove comincio?
La difficoltà maggiore è che in questo settore siamo ancora al “fai da te” o poco più. Il fenomeno dell’immigrazione in Italia è relativamente recente e quindi non abbiamo ancora metodologie diffuse, consolidate e conosciute in maniera capillare tra gli insegnanti. L’immigrazione in Italia inoltre ha caratteristiche diverse rispetto ad altri paesi europei; una di queste è che non abbiamo un’immigrazione localizzata. In Francia ad esempio la gran parte degli immigrati sono nord africani e questo rende possibile affrontare il problema con investimenti mirati di risorse. In Italia invece abbiamo un’immigrazione proveniente dai paesi più disparati; questo significa che ci sono molte lingue, molte culture spesso anche in contrasto tra loro. Così le risorse vengono per forza disperse su molti fronti. Concretamente una delle cose da fare sarebbe quella di tradurre i documenti della scuola nelle lingue d’origine dei bambini; ma ce ne sono tante.
E questo ci porta ad un altro problema: nella scuola non abbiamo a disposizione persone che conoscano le lingue e quindi possano intervenire in maniera tempestiva. Spesso passano mesi tra quando un bambino viene inserito e quando effettivamente arriva il mediatore lingusitico.
– Su quali documenti legislativi può fare affidamento la Scuola?
Il Miur ha pubblicato le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri. L’obiettivo del documento è presentare un insieme di orientamenti condivisi sul piano culturale ed educativo, individuare alcuni punti fermi sul piano normativo e dare suggerimenti di carattere organizzativo e didattico al fine di favorire l’integrazione e la riuscita scolastica e formativa.
Inoltre, il sito dell’Indire ha una sezione interamente dedicata all’intercultura.
Micaela Marangone