Dall’1 al 4 giugno la manifestazione ha cercato di offrire gli elementi utili per formarsi un’opinione su quesiti che ci poniamo spesso e che sono al centro del dibattito pubblico. Tra questi, cosa stia davvero accadendo alle disuguaglianze nei paesi industrializzati, chi stia diventando più ricco e chi, invece, stia perdendo posti nella scala dei redditi, perché sempre più spesso leggiamo di stock options o retribuzioni multimilionarie di supermanager e star dello spettacolo o dello sport, chi siano i ‘working poor’ e che rapporto abbia tutto questo con il cosiddetto precariato
La prima volta che mia figlia mi ha chiesto in cosa consistesse il mio lavoro, le ho risposto che il mestiere dell’economista è quello di studiare perché alcuni (famiglie, imprese, paesi) diventano ricchi e altri, invece, rimangono poveri o si impoveriscono. Non corrisponde ad alcuna delle definizioni standard della scienza economica, ma non potevo certo dire a mia figlia che «l’economia è la scienza che studia la condotta umana come relazione fra fini e mezzi limitati che hanno usi alternativi», come si legge nei manuali secondo la definizione di Lionel Robbins. Quando è nata l’idea di questo primo Festival dell’Economia, ho perciò proposto come tema guida “Ricchezza e Povertà”.
E di ricchezza e povertà si parlerà sotto diverse angolature nei quattro giorni, dall’1 al 4 giugno. I tanti incontri previsti cercano di offrire a tutti elementi utili per formarsi un’opinione su quesiti che ci poniamo spesso e che sono al centro del dibattito pubblico. Molti incontri del Festival, ad esempio, cercano di stabilire cosa stia davvero accadendo alle disuguaglianze nei paesi industrializzati: chi stia diventando più ricco e chi, invece, stia perdendo posti nella scala dei redditi, perché sempre più spesso leggiamo di stock options o retribuzioni multimilionarie di supermanager e star dello spettacolo o dello sport, cosa accada alle disuguaglianze fra uomini e donne, fra giovani e anziani, chi siano i ‘working poor’ e che rapporto abbia tutto questo con il cosiddetto precariato. Un altro filone di riflessione che accomuna molti eventi del festival è quello dei rapporti fra Nord e Sud del mondo, fra paesi poveri e paesi ricchi. Particolare attenzione viene dedicata, in questa chiave, ai problemi posti dalla coesistenza sul pianeta di realtà così diverse quanto a standard di vita, fra chi lotta tutti i giorni per la sopravvivenza e chi vive nell’opulenza. E queste analisi, volte soprattutto a stabilire cosa sta succedendo, offrono materiale per discussioni più informate su cosa bisogna fare per rimediare agli effetti più indesiderabili della globalizzazione.
Il Festival vuole anche offrire un’occasione a un’Italia che non sa più discutere: da noi o si litiga o si cade nell’autoreferenzialità. Il problema è che troppo spesso si finisce per parlare linguaggi diversi perché non si vuole accettare un terreno comune di confronto. A Trento il terreno è ben definito, siamo nel campo dell’economia, ma non per questo c’è da aspettarsi conclusioni unanimi. È sufficiente che, alla fine, ognuno sia in grado di porsi le domande giuste, capire cosa bisogna ancora sapere per stabilire chi ha ragione e chi ha torto.
Prof. Tito Boeri
Ordinario Economia Università Bocconi Milano
Tito Boeri è Professore di Economia all’Università di Bocconi dove tiene corsi su economia di lavoro ed è direttore di DIEM (Degree of International Economics and Management), un corso di laurea in economia internazionale e management. E’stato senior economist per l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) dal 1987 al 1996. E’ stato consulente del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, della Commissione Europea del Governo italiano e dell’Ufficio Internazionale del Lavoro E’ Direttore della Fondazione Rodolfo De Benedetti che opera nel campo del mercato del lavoro e delle riforme sociali in Europa ed è uno dei fondatori del sito internet www.lavoce.info, che si occupa di politica economica italiana ed europea. È research fellow del CEPR (Centre for Economic Policy Research), e del William Davidson Institute della University of Michigan Business School.
Il Professor Boeri collabora sia con La Stampa che con il Sole24Ore e ha scritto articoli per il Financial Times, l’Herald Tribune, Le Monde e il Wall Street Journal Europe.