Al Festival dell’Economia si è evidenziato che i bambini rappresentano le prime vittime della povertà; giovanissimi utilizzati nei conflitti armati, abusati sessualmente, costretti a lavorare come tagliapietre nelle cave, i disgraziati che producono mattoni e fanno palloni e magliette
È già abbastanza sorprendente che l’economia diventi argomento principale di dibattito di un Festival, ma è ancor più sorprendente che le dottrine relative alle politiche macro-economiche si occupino di bambini! Eppure questo è quanto è successo il 4 giugno 2006 al Festival dell’Economia di Trento.
Il Festival di Trento ha rappresentato un grande evento mediatico su una serie di temi solitamente reputati astratti, difficilmente comprensibili – se non agli addetti ai lavori – dalla maggioranza dei normali cittadini come me! Eppure la formula innovativa voluta e pensata dagli organizzatori, in primis il bravissimo economista Tito Boeri docente all’Università Bocconi di Milano, ha infranto il muro dell’incomunicabilità e migliaia di persone hanno finalmente potuto capire, partecipare e interloquire su grandi temi quali la globalizzazione, lo sviluppo equo solidale e la povertà.
Si è anche dibattuto del grande dramma sociale dei nostri tempi: dello sfruttamento dei bambini e degli adolescenti nel lavoro, attraverso forme spesso paragonabili alle nuove schiavitù. Secondo le stime del progetto UCW (Understanding Children’s Work), il lavoro di ricerca portato avanti congiuntamente dall’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), dalla Banca Mondiale e dall’UNICEF sul fenomeno del lavoro minorile nel mondo, circa 220 milioni di bambini, di cui moltissime bambine, sono soggetti ad una vita miserabile fin dai primissimi anni di età.
Gli economisti Furio Rosati, coordinatore del programma di ricerca UCW e il sociologo indiano Basu, della Cornell University, hanno delineato con dati alla mano questa vergogna del mondo globalizzato di oggi, che vede perpetrarsi impotente l’utilizzo di milioni di bambini e bambine in lavori pesanti e pericolosi e nei bordelli di tutto il mondo. Viene stimato che un bambino di otto anni può addirittura arrivare a 20 rapporti sessuali al giorno! Ciò rappresenta la più grande violazione di ogni più elementare diritto umano.
E non possiamo non ricordare le centinaia di migliaia i bambini utilizzati nei conflitti armati, spesso drogati e minacciati al fine di renderli più violenti e agguerriti, i milioni di bambini e bambine costretti a lavorare come tagliapietre nelle cave, i tanti milioni di disgraziati costretti a produrre mattoni, a fabbricare palloni e magliette, a lavorare nelle vetrerie e nelle miniere di carbone, nelle grandi piantagioni di tè, cacao, caffè per le grandi multinazionali senza scrupoli, a mendicare nelle strade delle metropoli del terzo mondo, il contatto con sostanze tossiche, l’utilizzo di attrezzi pericolosi, il dover sostenere fatiche innaturali e prolungate sotto carichi pesanti che possono comportare conseguenze fisiche e psicologiche drammatiche e spesso irreversibili.
I bambini rappresentano le prime vittime della povertà: affamati, maltrattati e abusati sessualmente, spesso anche nella loro stessa famiglia. E varrebbe a questo riguardo la pena di approfondire il concetto di famiglia nella maggioranza dei Paesi poveri del mondo. Una famiglia costituita spesso da un adolescente, privato dei più elementari diritti come ad esempio la mancata iscrizione all’anagrafe. Si parla, a questo proposito, di bambini “invisibili” proprio perché non registrati alla nascita e quindi impossibilitati ad usufruire di molti servizi indispensabili quali l’istruzione di base e le cure sanitarie.
Spesso in famiglia si consumano anche altri episodi di violenza. Un caso può essere quello delle violenze e degli abusi sessuali da parte del compagno delle madri di queste piccole vittime. La gravidanza precoce costituisce un ulteriore problema: molte bambine e adolescenti vengono sfruttate, abusate sessualmente e messe incinte. Spesso diventano capofamiglia perché abbandonate dall’uomo.
I bambini e le bambine, se sopravvivono alla fame e alle malattie come l’HIV/AIDS, sono costretti dalla necessità a vivere in strada per cercare un po’ di soldi per sopravvivere e aiutare la propria famiglia.. Chiunque è stato in giro per il mondo come me, in Africa, Sud/Est asiatico, America Latina e centrale, Paesi dell’ex Unione Sovietica, India e Cina, ha visto piccoli mendicanti, piccoli operai, piccoli addormentati o ancora piccoli che sniffano “colla”, la droga meno cara agli angoli delle bidonvilles e sotto i ponti delle grandi città. Sniffano colla poiché in questo modo si riesce a calmare i morsi della fame e a superare la paura della notte. I bambini che vivono in strada sono facilissime vittime della criminalità: ogni anno migliaia di bambini vengono trafficati e venduti per asportare loro gli organi.
Ma cosa s’intende per sfruttamento del lavoro minorile nelle forme peggiori? La Convenzione Ilo 182 definisce come peggiori forme di lavoro minorile tutte le forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, quali la vendita o la tratta di minori, la servitù per debiti e l’asservimento, il lavoro forzato o obbligatorio, compreso il reclutamento forzato o obbligatorio di minori ai fini di un loro impiego nei conflitti armati; l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore a fini di prostituzione, di produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici; l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore ai fini di attività illecite, quali, in particolare, quelle per la produzione e per il traffico di stupefacenti, così come sono definiti dai trattati internazionali pertinenti; qualsiasi altro tipo di lavoro che, per sua natura o per le circostanze in cui viene svolto, rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità del minore.
Le iniziative della Cooperazione Italiana per la prevenzione e la lotta allo sfruttamento del lavoro minorile nelle peggiori forme intendono portare un significativo contributo alla riduzione della vulnerabilità dei bambini e degli adolescenti tra i più poveri e che sono oggetto di sfruttamento economico e di esclusione sociale. I programmi intervengono in contesti caratterizzati da indici elevati di povertà, di bassa scolarizzazione, da rischio elevato di sfruttamento sul lavoro. Le azioni si sviluppano preferibilmente in quelle realtà ove siano già presenti pratiche positive di lavoro sociale con minori, donne, famiglie di appartenenza e comunità, in un ottica di integrazione e rafforzamento dell’esistente sul territorio, anche in funzione del miglior utilizzo delle risorse disponibili e della sostenibilità del programma. Particolare attenzione viene posta all’incremento dell’offerta di opportunità educative, strumento essenziale per prevenire i fenomeni di sfruttamento.
Paola Viero
Esperta infanzia e adolescenza Unità Tecnica Centrale
Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo
Ministero Affari Esteri
Paola Viero al convegno “Il silenzio assordante dell’infanzia”, svoltosi a Manzano (Udine) il 31 maggio 2006. Da sinistra: Barbara Contini, Massimiliano Fanni Canelles, Marilena Viviani, Paola Viero e Cettolo Claudio