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La posizione di NEWS

La posizione di NEWS sul lavoro minorile si basa sull’Articolo 32 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del Bambino, approvata nel 1989 e base legale internazionale per la promozione e la protezione dei diritti dei bambini. Questa Convenzione riconosce il “diritto del bambino a essere protetto dallo sfruttamento economico e dallo svolgimento di qualsiasi lavoro rischioso, che interferisca con la sua educazione, che sia dannoso per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”. Ciò concorda con la Convenzione ILO n. 138, un impegno a lungo termine per abolire lo sfruttamento del lavoro minorile.

NEWS riconosce che è necessario distinguere con chiarezza il lavoro minorile dallo sfruttamento del lavoro minorile. Il lavoro leggero, che non ne pregiudica il benestare, può contribuire positivamente allo sviluppo personale e sociale del bambino.

La povertà è una delle cause principali del lavoro minorile nei paesi in via di sviluppo. è responsabilità dei Governi combattere lo sfruttamento del lavoro minorile.
Il Commercio Equo e Solidale può contribuire al soddisfacimento dei diritti del bambino; per esempio l’aumento del reddito familiare generato dal commercio equo può aiutare lo sviluppo locale e migliorare la situazione educativa, alimentare e sanitaria dei minori.

Il Commercio Equo e Solidale è uno strumento di lotta alla povertà perchè migliora il tenore di vita e garantisce i diritti dei produttori e dei lavoratori svantaggiati, specialmente nel Sud del Mondo:

  • offrendo condizioni di scambio migliori;
  • migliorando l’accesso al mercato;
  • rafforzando le organizzazioni di produttori;
  • pagando un prezzo equo;
  • garantendo continuità nel rapporto commerciale.

Secondo i criteri dell’International Fair Trade Association (IFAT) per le organizzazioni di commercio equo e solidale, gli operatori devono rispettare la Convenzione ONU sui Diritti del Bambino, oltre alle leggi e le norme sociali del contesto locale. Se i bambini partecipano ai processi produttivi del Commercio Equo e Solidale, nessuno di questi diritti può essere violato: la loro salute ed il loro sviluppo non devono essere minacciati.

I bambini lavorano soprattutto per integrare l’insufficiente reddito familiare, quindi Le Botteghe del Mondo europee non sostengono la richiesta di una messa al bando immediata di tutte le forme di lavoro minorile; ciò getterebbe i piccoli lavoratori nella clandestinità, dove sarebbe impossibile proteggerli. è necessario scoraggiare il coinvolgimento dei bambini nel processo produttivo ma, nei casi in cui ciò non sia possibile, le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale hanno l’obbligo di accertare che il numero delle ore di lavoro sia limitato, che i bambini non lavorino in condizioni pericolose e che possano:

  • Frequentare la scuola
  • Avere il tempo di svagarsi
  • Nutrirsi in modo adeguato

L’obiettivo finale deve, comunque, sempre essere l’abolizione del lavoro minorile.

NEWS sostiene tutti gli sforzi e gli interventi volti ad eliminare le “forme peggiori di sfruttamento minorile”, come definito dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro nella sua Convenzione n. 182 (1999): schiavitù o servitù minorile, traffico di minori, arruolamento di bambini soldato, prostituzione o pornografia minorile, coinvolgimento dei bambini in attività criminose, compreso il traffico di droga, e qualsiasi lavoro che danneggi la salute, la sicurezza o la morale dei bambini.
NEWS non pensa che sia appropriato inserire queste attività nella categoria “lavoro minorile”: andrebbero considerati “crimini contro i bambini”.

Gli articoli 12 e 13 della Convenzione ONU sui Diritti dei Bambini sottolineano il diritto del bambino di partecipare ai processi decisionali sulle questioni che lo riguardano. Per questa ragione pensiamo che sia importante coinvolgere i bambini ad ogni livello ed ascoltare la loro opinione. In proposito, noi sosteniamo le richieste del Movimento Mondiale dei Bambini e degli Adolescenti Lavoratori (NATS) per contribuire al loro riconoscimento e per il rispetto del loro diritto a godere di condizioni lavorative dignitose.

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