C’è un nesso evidente fra l’entità delle risorse destinate alla famiglia e il tasso di natalità: investire nelle politiche familiari significa investire sulla qualità della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società
Nella precedente Legislatura (‘98 – ‘03) il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, principalmente su input della Lega Nord, aveva iniziato ad affrontare il tema del sostegno alla famiglia con provvedimenti puntuali: assegni per le nuove nascite, contributi per la parità scolastica, bandi prima casa, contributi per la riduzione delle rette nelle case di riposo e assegni di cura per il mantenimento degli anziani in casa.
Questi provvedimenti “spot” avevano avuto, in ogni caso, il merito di catalizzare l’attenzione politica sul tema della famiglia, tanto che si era anche cercato di approvare una Legge organica: il delicato dibattito creatosi sulla definizione di famiglia (fondata o meno sul matrimonio) non ne ha però consentito l’approvazione.
Anche in questa Legislatura si sta cercando di approvare una legge per la famiglia, con sei proposte di legge all’esame della competente Commissione.
Quella della Lega Nord, intitolata “Interventi per la genitorialità: PROGETTO 0 – 3”, contiene elementi di originalità rispetto alle altre proposte. Ci si è innanzitutto discostati dall’impostazione di un testo unico che si occupa di molteplici linee di intervento per concentrarsi, invece, su un problema specifico: la promozione della natalità e, quindi, il sostegno alla prima e più importante esigenza della famiglia: quella di esistere.
Viene infatti prevista la concessione di contributi ai nuclei familiari con almeno un figlio di età inferiore ai tre anni; l’erogazione di contributi finalizzati a sostenere la scelta di uno dei genitori di attendere alla cura dei figli, qualora entrambi occupati a tempo pieno; l’istituzione di “Voucher” da utilizzare presso i servizi per la prima infanzia convenzionati con la Regione; l’istituzione della “Carta famiglia”, una tessera prepagata che dà diritto all’applicazione di agevolazioni presso strutture pubbliche e soggetti privati convenzionati che forniscono beni e servizi per la cura e l’assistenza dei figli; l’attuazione, infine, di alcune misure per la promozione della flessibilità lavorativa.
L’obiettivo principale di questi interventi è l’inversione del trend demografico.
C’è infatti un nesso evidente fra la denatalità e i profondi cambiamenti che le società occidentali stanno affrontando. Parallelamente alla diminuzione delle nascite, aumenta l’indice di vecchiaia e il numero delle famiglie, diminuisce il numero medio dei componenti, diminuiscono le coppie con figli ed aumentano le famiglie con un solo genitore; aumentano le famiglie con almeno un anziano; aumenta il numero degli anziani che vivono da soli e diminuisce la compresenza di più generazioni all’interno della stessa famiglia.
C’è un nesso altrettanto evidente fra l’entità delle risorse destinate alla famiglia e il tasso di natalità: investire nelle politiche familiari significa investire sulla qualità della struttura sociale e, di conseguenza, sul futuro stesso della nostra società.
Questa impostazione è analoga a quella che ha ispirato in Francia il cosiddetto PAJE – Prestazione di accoglienza del bambino piccolo, il quale ha già dato risultati apprezzabili, anche perché abbinato ad un sistema fiscale che agevola le famiglie numerose e ad una serie di misure che promuovono la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.
Inoltre la Francia interviene a favore di tutti i cittadini, a prescindere da una situazione di bisogno e senza una valutazione del reddito: vengono escluse solo le famiglie ad alto reddito. Questo è segno della volontà di dare un supporto alla famiglia in quanto tale, in applicazione del “principio di sussidiarietà” e nel riconoscimento della “funzione sociale della famiglia”.
Oltre a condividere tale impostazione, la nostra proposta di legge si differenzia dalle altre per i valori di fondo su cui nasce, valori che sono sempre stati coraggiosamente affermati dalla Lega Nord: l’erogazione delle misure di sostegno prioritariamente ai cittadini italiani o europei, il riconoscimento del concepito quale componente della famiglia; l’equiparazione dell’adozione alla nascita di un figlio; la libertà di scelta lasciata dei servizi; la valorizzazione del modello tradizionale di famiglia ossia quella fondata sul matrimonio.
Se crediamo nel ruolo della famiglia come soggetto che può dare risposta immediata alle emergenze individuali e sociali e se crediamo che il sostegno alla famiglia possa essere uno strumento per ridurre la spesa sanitaria e il ricorso a forme di aiuto puramente assistenziali, allora non possiamo non sostenere e “premiare” le coppie che, formalmente, assumono davanti alla società e all’ordinamento questi compiti di cura e mutuo aiuto.
CONSIGLIERE REGIONALE
Alessandra Guerra