Il Friuli Venezia Giulia? Molto lontano dalle scelte di Zapatero!

Non è stata considerata la mia proposta di riconoscere, come formazione sociale primaria e soggetto di fondamentale interesse pubblico, la famiglia comunque formata, fondata su legami socialmente assunti di convivenza anagrafica, di solidarietà, di mutuo aiuto, di responsabilità nella cura delle persone che la compongono e nell’educazione dei minori

Sono da mesi ormai che, all’interno di Intesa Democratica e nelle sedi istituzionali, attivamente partecipo al dibattito che si è sviluppato attorno al Progetto di legge sulla famiglia, fortemente voluto dalla Margherita. Sono particolarmente grata quindi all’opportunità che mi viene data di poter esprimere, ancora una volta, il mio parere in merito ai ragionamenti fatti sull’argomento.

Per fare un po’ di storia inizierò col dire come io abbia sempre ritenuto che l’appena approvata normativa regionale sulle politiche del welfare, governando i temi che toccano i diritti dell’individuo e tutelando quindi i diritti delle persone comunque facenti parte della famiglia, potesse essere esaustiva per ciò che concerne la tutela delle stesse dall’infanzia alla terza età.

In questo senso, delle previsioni ad hoc sull’istituto della famiglia avrebbero potuto trovare agevole collocazione in questa norma, del resto come già previsto nelle legislazioni di altre regioni italiane.
In una serie di articoli si sarebbero potuti specificare il valore sociale della famiglia riconosciuto dalla Regione, ma anche le finalità ed i principi in base ai quali il sistema integrato dei servizi investe sulla stessa.

Le mediazioni attuate all’interno della mia maggioranza hanno seguito però un percorso diverso da quello che io avrei desiderato – le mie osservazioni non sono state prese in considerazione – e si è optato quindi per arrivare a produrre uno specifico provvedimento in cui fosse sostenuta in primis la genitorialità, si manifestasse questa nell’ambito di coppie sposate o non ed all’interno di famiglie unicellulari. Tutte le altre tipologie di famiglie, compresi gli anziani e non anziani soli, o altri tipi di legami che vivono nelle nostre città, devono a questo punto essere tutelate dalla neo normativa sul sistema integrato dei servizi sociali.

E’ questo dunque il frutto del compromesso che I.D. ha prodotto. Discutiamo quindi ora su un provvedimento che parla di politiche familiari presentando però incongruenze e passaggi e non troppo chiari. “Dicendo e non dicendo”, si è evitato però di farci del male in maggioranza! Si è riusciti comunque a dare dignità a tutti i tipi di convivenze in cui esistono figli. Ma è giusto non voler ricercare convergenze più avanzate che facciano chiarezza su questi temi e facciano onore ad una coalizione di centro sinistra?

Le discussione sui “pacs” anche da me sollecitate, sono sortite in un nulla di fatto! In FVG siamo ancora lontani non solo dall’emulare Zapatero, ma anche Aznar! Si è voluto prescindere da un’analisi della realtà sociale dei nostri territori. Difatti, secondo me, per poter disegnare una politica mirata alla famiglia bisognava riconsiderare la questione non solo ispirandosi alla Costituzione ed i trattati internazionali, ma dando dignità ad altre scelte di vita comune che comunque esistono nella società regionale.

Quindi non è stata considerata neanche la mia proposta emendativa che richiedeva che venisse riconosciuta come formazione sociale primaria e soggetto di fondamentale interesse pubblico la famiglia comunque formata, fondata su legami socialmente assunti di convivenza anagrafica, di solidarietà, di mutuo aiuto, di responsabilità nella cura delle persone che la compongono ed infine nell’educazione dei minori.

Alla luce di tutto ciò – al momento attuale – mi sembra sia stata saggia quindi la decisione di rallentare il passaggio in aula del provvedimento. L’iter della discussione del progetto è slittato a giugno e sinceramente credo sia stato giusto aver voluto darsi un tempo ulteriore per porre rimedio alle contraddizioni emerse nel testo attuale come evidenziato anche in sede di audizione dall’ANCI, dalle OOSS e dalle Associazioni femminili.,

Se è pur vero che le leggi sono sempre frutto di mediazioni bisogna dire che la legge sulla famiglia tocca necessariamente dei temi delicati su cui è ancor più difficile attuare compromessi. Il compromesso oggetto di questo provvedimento è l’aver voluto promuovere la genitorialità, dovunque si manifesti ma non mettendo in chiaro la definizione dell’istituto della famiglia, creando così incertezze interpretative.

In particolare, mi preoccupano però anche gli articoli che nella proposta vanno a mettere le mani in maniera disorganica sui consultori rischiando di svendere la laicità dello Stato in un momento in cui a livello nazionale si sta attentando alla autodeterminazione delle donne ed alle leggi ottenute con tenacia per il loro tramite.

Da correggere poi, a mio avviso, anche le storture che rischiano in nome della sussidiarietà orizzontale di scaricare sulle famiglie e sulle donne il peso dei compiti di cura e da chiarire il ruolo, in questo contesto, dell’associazionismo familiare.

Ancor più quindi, ben venga questo un periodo di sedimentazione nel quale tutti in maggioranza dovranno sentirsi chiamati ad una riflessione ponderata. Per quel che mi riguarda il Pdci che mi onoro di rappresentare, sarà sempre disposto a ricercare convergenze più avanzate e di civiltà che facciano chiarezza su questi temi.

 

Bruna Zorzini Spetič
Consigliera regionale F.V.G.

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