Dalla strada alla vita condivisa in una grande famiglia

Siamo una giovane coppia , sposata da ormai 7 anni. Qualche anno fa abbiamo conosciuto la Comunità Papa Giovanni XXIII di Don Oreste Benzi ed abbiamo intrapreso un cammino. Dello stile di vita della Comunità ci ha sempre affascinato la condivisione della vita con gli “ultimi”, quelle persone che la società dà già per persi e inutili, e di come con la forza dell’amore si possano rigenerare facendo loro ritrovare una vita nuova, una dignità e una forza in loro stessi.

Quest’esperienza l’abbiamo toccata con mano dapprima con l’unità di strada. Uscivamo tutti i venerdì sera in gruppo lungo le strade notturne di collegamento alla nostra città italiana. Un’esperienza di condivisione con le donne vittime della tratta, proprio là dove lavorano, su quei marciapiedi in cui sono costrette a prostituirsi. E’ un’esperienza veramente indescrivibile, straziante e che tante volte ci fa sentire impotenti e pieni di rabbia e tenerezza, al tempo stesso. Ci fa venir voglia di urlare tutte le volte che sentiamo parlare di riapertura delle case chiuse, di controllo sanitario per dare alle ragazze aiuto. Vorremmo gridare a tutti che, se anche non te lo possono dire, queste ragazze sono tutte schiave! Vengono rapite o sottratte alla loro famiglia con l’inganno o il miraggio di un lavoro, vengono violentate e costrette alla via della prostituzione con percosse e minacce non solo rivolte a loro, ma anche alle loro famiglie, ignare di tutto.

Incontrandole di notte vicino ogni venerdì, con alcune di loro siamo riusciti ad entrare in confidenza e si sono lasciate andare, raccontandoci inenarrabili violenze. Ai bordi della strada, abbiamo cercato di creare una relazione di fiducia non solo per conoscere la loro storia ma soprattutto per proporre loro di scappare e, insieme, provare a ricostruire una vita più degna. Ai bordi della strada, sia d’inverno che d’estate, in particolare con le ragazze nigeriane abbiamo anche pregato e cantato. Nelle preghiere chiedono sempre perdono perché, se potessero scegliere, non venderebbero mai il loro corpo che è un dono di Dio. Se pensiamo che alcune volte, durante questi incontri, abbiamo pure incrociato persone conosciute… Si sta male perché per molti uomini sembra possa essere normale, quasi naturale andare a prostitute. “E’ il mestiere più antico del mondo!” si ripete spesso banalmente. Ma tanti clienti sono sessantenni che abusano ragazzine che potrebbero essere loro nipoti. Che disgusto ci fa provare dentro! Eppure quale padre, quale nonno se chiedesse a sua figlia o a sua nipote “Cosa vuoi fare da grande?” sarebbe contento e tranquillo di sentirsi rispondere “la prostituta!”? Davvero, come dice don Oreste, “prostituta non si nasce ma c’è sempre qualcuno che ti fa diventare tale”.

            Lo abbiamo toccato con mano ancora una volta, quando abbiamo accettato l’invito ad aprire la porta della nostra casa e del nostro cuore ad una ragazzina che chiameremo Linda.

Il nostro compito era aiutarla a trovare un lavoro, aspettare che avesse un poco di stabilità economica per poi trovare un appartamento tutto suo. Doveva reinserirsi nella vita “normale” , rifarsi amicizie e ricominciare ad essere una ragazza di 18 anni, senza paura del futuro e del prossimo. Abbiamo accettato tra mille paure, certi che avremmo potuto contare sull’appoggio di tutta la Comunità Papa Giovanni XXIII. Presto abbiamo capito che a lei mancava veramente tanto la fiducia in se stessa. Insomma doveva ripartire da zero anche nelle relazioni perché a prostituirsi in strada in Italia l’aveva costretta proprio suo marito che a sua volta aveva dovuto sposare su imposizione della famiglia. In sostanza non aveva mai fino ad oggi potuto sperimentare cosa vuol dire essere liberi. Per questo Linda aveva paura di tutto: paura di uscire di casa, paura di affrontare il mondo del lavoro, paura di relazionarsi con gli altri. Linda è vissuta con noi per un anno e comunque, anche se oggi non abita più con noi, è e sa di essere sempre una della famiglia. Da tre anni ha un lavoro stabile, è assunta a tempo indeterminato, ha di recente avuto una promozione quindi ha una certa responsabilità nel suo reparto, si è attorniata di nuovi amici, va in discoteca, alle feste, come tutte le ragazze di 23 anni. Ci chiama la sua mamma e il suo babbo italiani e per noi è come una sorella minore. Ci stimiamo per le sue conquiste, ci preoccupiamo per le sue marachelle proprio come in una famiglia. Di fronte a tutte le violenze e le sofferenze che lei, come tante altre donne straniere, ha subito in Italia ci sentiamo di gridare ancora una volta con forza che andrebbero puniti e persino “recuperati”, come chi è affetto da altre dipendenze, quanti per un istinto perverso e non naturale vanno in strada con donne a loro volta sfruttate da trafficanti senza scrupolo. Perché davvero crediamo che se non ci fosse la domanda non ci sarebbe nemmeno bisogno dell’offerta! Per questo, oggi come ieri, sosteniamo la proposta di legge che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha presentato alla Camera dei Deputati il 2 gennaio 2004, dopo aver raccolto 110.000 firme in tutta Italia (le abbiamo raccolte anche noi nella nostra Provincia!) e il suo impegno a continuare ad essere presenti nel dibattito politico per ripetere a gran voce che “Della vita non si fa mercato!”.

 

Fabio e Elisabetta
Comunità Papa Giovanni XXIII

Per saperne di più: www.apg23.org

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